65 anni fa usciva uno dei capolavori cinematografici di Dino Risi, “Il vedovo”, film che, come protagonisti, proponeva la coppia artistica d’acciaio costituita dal romanaccio Alberto Sordi e dall’elegante milanese Franca Valeri.
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“Il Vedovo”: la “black comedy” milanese con Alberto Sordi e Franca Valeri
# Milano con la Torre Velasca al centro della trama
Questa pellicola (datata appunto 1959) vede al centro della trama la città di Milano, in particolare la Torre Velasca, che allora rappresentava un nuovissimo colosso, simbolo del progresso e dello slancio verso il futuro che voleva dimostrare la metropoli meneghina. Ne “Il vedovo”, il commendatore Alberto Nardi (Sordi) è un megalomane sposato con la ricca Elvira Almiraghi (Valeri), donna d’affari di successo, che tratta il consorte come un emerito cretino. I due abitano proprio in un appartamento nella Torre Velasca, testimone del loro bislacco rapporto, caratterizzato dal nomignolo “cretinetti” che la moglie da ripetutamente al marito.
# La presunta morte di Elvira
Nardi non ha voglia di lavorare, si atteggia ad industriale rampante, senza averne capacità e buon senso. Quando viene a sapere che il treno su cui viaggiava (anzi, doveva viaggiare) la moglie ha avuto un grave incidente e che la carrozza su cui sedeva la consorte è stata scaraventata in un lago, capisce che è arrivata la grande occasione per riscattare una vita mediocre con il denaro della moglie. Godibile è il frangente, tra la notizia dell’incidente e il colpo di scena, quando lui fantastica su progetti megalomani, che gli permettano di fare la bella vita.
# Il ritorno della moglie e il goffo progetto per ucciderla
Peccato che all’improvviso appaia la moglie, che in realtà su quel treno, per un fortunato disguido, non è mai salita. All’ennesimo “cretinetti” di Elvira, Alberto orchestra un goffo progetto, con improvvisati e improponibili complici, per far fuori la consorte, facendola cadere nel vuoto nella tromba dell’ascensore, creando apposta un guasto meccanico. Peccato (si fa per dire) che alla fine il progetto criminale abbia un prevedibile risvolto, visto che a cadere e a sfracellarsi nella tromba dell’ascensore, sia proprio il marito.
# Per la prima volta utilizzato il termine “black humour”
Dicevamo di Milano e della Torre Velasca, protagoniste assolute di una pellicola che, attraverso la logica della commedia più azzeccata, vuole anche raccontare le goffe disavventure di chi vuole arricchirsi senza avere né arte né parte. Fu la prima volta che in una critica cinematografica venne utilizzato il termine “black humour”, che offrì una sfumatura grottesca alla commedia stessa.
# Il remake e le due scene tagliate dalla censura nel primo film
Nel 2013 ci fu anche un remake della pellicola del 1959, con il film “Aspirante vedovo” (con Fabio De Luigi e Luciana Littizzetto). Anche qui Milano è protagonista (anche se in concorrenza con il Piemonte e la Valle d’Aosta), con immagini dove troviamo Piazza Alvar Aalto e il quartiere Isola.
Nella versione (certamente più azzeccata) di Sordi e Valeri, oltre alla Torre Velasca (loro abitano al 19° piano) troviamo anche Piazza della Scala, che ospita la banca in cui Alberto chiede un prestito per mettere una pezza ai propri pasticci, ricevendo l’ok dell’istituto finanziario, a patto che vi sia la firma della moglie.
“Il vedovo” conobbe anche la scure della censura, visto che vennero tagliate due scene: quella in cui un prete viene pizzicato a bere un bicchiere di vino in concomitanza di una cerimonia funebre e quella in cui di Franca Valeri, con una battuta, da della “sciocchina” alla figura di Anita Garibaldi.
Ricordiamo che nella Torre Velasca sono stati girati altri due film (“Milano calibro 9” e “Durante l’estate”), e la serie televisiva promossa da Stefano Accorsi “1992”.
FABIO BUFFA
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