La partenza dei test sierologici di massa è stata approvata dal decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri e riguarderà 150.000 persone. Si tratterà però di un’indagine a fini statistici per ipotizzare un eventuale raggiungimento dell’immunità di gregge e non un reale controllo sui cittadini per stabilire chi è immune e chi no, consentendo così una gestione diretta della dinamica dei contagi.
In partenza TEST SIEROLOGICI sulla popolazione, purtroppo solo per fini statistici
# Il titolo del decreto: “Misure urgenti in relazione alla realizzazione di una indagine di sieroprevalenza”
L’obiettivo del decreto è far fronte alla “necessità di disporre con urgenza di studi epidemiologici e statistiche affidabili e complete sullo stato immunitario della popolazione, prevede l’autorizzazione al trattamento dei dati personali relativi alla salute e al corredo genetico, per fini statistici e di studi scientifici” come è spiegato nella nota del Consiglio dei ministri. Il ministero della Salute insieme all’Istat si occuperà di sottoporre ai test sierologici un gruppo di persone rappresentativo a fine statistico della popolazione italiana realizzare “un’indagine epidemiologica di sieroprevalenza”, al fine di dedurre la percentuale ci chi ha contratto il virus, la reale letalità della malattia, la diffusione geografica e la diffusione nelle diverse fasce di età. Il campionamento realizzato dall’Istat sarà rappresentativo di ogni Regione, per fascia d’età, sesso e attività lavorativa.
Non potendoci basare sui dati registrati nelle diverse regioni, perché hanno numeri sensibilmente diversi tra di loro, e nemmeno sui focolai perché riportano dati anomali, l’indagine potrà restituire un’idea di quanti contagiati reali ci sono stati, a prescindere dai tamponi fatti. Indagini di sieroprevalenza sono state fatte a Vò Euganeo, quando tutta la popolazione è stata sottoposta a tampone oppure anche a Gangelt in Germania: dove, a indagine in corso, si è scoperto che gli anticorpi erano presenti nel 14% del campione, gli attualmente positivi erano il 2% e il tasso di letalità-per-caso era di circa lo 0,37%.
Al termine dell’indagine si potrà anche fare una valutazione sull’immunità di gregge, che per il coronavirus è stimato verificarsi quando almeno due terzi di popolazione sono contagiati, e stabilire la pianificazione dell’allentamento delle misure restrittive.
Fonte: corriere.it
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FABIO MARCOMIN
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