Rientrato da un viaggio in Tunisia vorrei condividere con voi queste istantanee, frammenti curiosi di un Paese distante pochi chilometri dalle nostre coste, tra i più sottovalutati.
ISTANTANEE di un MILANESE in TUNISIA
- In linea d’aria tra Milano e Tunisi sono meno di 1000 chilometri.
- Scopri subito che non c’è nulla di certo. Prendi un volo diretto ma quando arrivi in aeroporto scopri che hanno aggiunto uno scalo. Entri in aereo e ci trovi persone che partite da Tunisi pensavano di arrivare a Venezia ma si sono ritrovate a Malpensa. Alla fine si arriva con quattro ore e mezza di ritardo.
- Ed è proprio lo scorrere del tempo la prima differenza che ti colpisce: tutto è più tranquillo, ritmi blandi, ci si ritrova immersi in una corrente che si muove ma sembra ferma, infonde un senso di dormiveglia.
- Sarà banale ma l’altra cosa che colpisce subito è il clima. A inizio gennaio è come da noi in tarda primavera. Spettacolari i tramonti che incendiano il cielo.
- Fa caldo. Voglia di spiaggia. Ma il mare è da turisti. I tunisini vivono sulle strade. Parlano seduti guardando le auto. Uomini con uomini. Le donne le vedi a far compere.
- La lotta al caldo è la logica dominante nelle costruzioni. Soffitti alti a cupola per portare sopra il calore. Finestre piccole per non far entrare la luce. Mura bianche per rimbalzare il sole. D’altra parte, fa caldo già a inizio gennaio.
- Ogni gabinetto pubblico o privato, grande o piccolo, è provvisto di doccino attaccato al muro. Ottima alternativa al bidet oppure da ausilio per tenere pulito il water. Ingegnoso.
- Qualcosa di unico sono le medine. Ogni centro città è un concentrato di negozi tipici senza alcuna intromissione di supermercati o centri commerciali o catene che non riflettono l’identità locale.
- Ma le medine sono magiche anche dentro i negozi. Entri, ti offrono il tè, delizioso, con foglie di menta fresca accompagnato da pinoli o con le mandorle, parlano italiano, dicono frasi a caso, tipo “la pubblicità è l’anima del commercio”, se mostri segni d’interesse è la fine, sai che non ne uscirai, quanto costa? Fai tu il prezzo, si parte, 15 dinari, ti faccio 4.500, alla fine si chiude a 1.050, più regali vari da portare in Italia perché “la pubblicità è l’anima del commercio”. Più che una vendita è una sit-com, si viene trattati da piccoli re.
- I tappeti sono meravigliosi, con ogni tipo di lana, anche di cammello. Ci sono negozi governativi per promuovere l’artigianato locale. Non solo i prodotti, anche le tecniche di produzione: ti mostrano dal vivo come si realizzano i tappeti.
- Ogni luogo pubblico si trasforma in un bazar. C’è la barriera di caselli autostradali dove vendono fazzoletti di carta e quella dei palloncini già gonfiati. Ogni autogrill (qualcosa che gli assomiglia) è attorniato da un suk ambulante, vendono sedie, tappeti, tante cose curiose.
- Tanti pensionati italiani in cerca di una vita dignitosa anche con una pensione minima.
- In effetti, ti senti ricco con poco. Una villa di diversi piani con giardino interno può costare di affitto l’equivalente di 200-300 euro. Per telefonare col tuo numero italiano paghi 35 euro al giorno se accetti l’offerta del tuo operatore, ma se prendi una scheda locale con 3 euro vai avanti 5-7 giorni. Al ristorante più esclusivo, “l’unico da masterchef world” assicura il titolare, con 50 euro si mangia in 4. Mezzo serbatoio con 20 dinari (6 euro).
- Lungo le strade per limitare la velocità ci sono dossi improvvisi, non segnalati. Molto alti. Pericolosi.
- Tra i negozi moltissimi meccanici.
- La tomba di Craxi è nel cimitero a bordo mare in pieno centro di Hammamet. La si riconosce per i garofani lasciati da chi gli ha voluto bene. Dicono che abbia costruito una specie di Hammamet 2: Berlusconi è finito facendo quello che faceva Craxi e viceversa.
- Polizia ovunque. Controlli continui sulle strade. Si accaniscono sui concittadini. Se vedono che sei straniero ti guardano come un fantasma, senti che non sono lì per te. Si dice che il presidente eletto come baluardo della democrazia abbia progressivamente accentrato il potere, annullato le elezioni, messo in gattabuia il dissenso. Quelli a cui ho chiesto lumi mi dicono che fa bene.
- I canti dei muezzin dai minareti cinque volte al giorno. Ma le persone in strada sembrano non curarsene.
- L’Islam vieta l’alcol ma producono vino.
- Stonano i rifiuti di plastica ovunque. Sui prati, in spiaggia, anche lontano dalle città. La cosa che mette più tristezza.
- Distese sconfinate di ulivi.
- Frutta e verdura sono molto gustose, si sente che qui non si usano fertilizzanti o sostanze chimiche. Si assaporano i gusti di quando eravamo bambini. Lo stesso per i dolci, con le uova di galline che mangiano quello che trovano in natura o con il miele che sostituisce lo zucchero raffinato. Che peraltro non si trova.
- La storia di Tunisia è una stratificazione di culture. Fenici, cartaginesi, romani, berberi, arabi, francesi hanno prodotto ingredienti ancora visibili nella vita quotidiana.
- Quando capiscono che sei italiano sorridono. “Siamo cugini”, dicono. In generale, si illuminano felici quando sentono la parola Italia. Come spesso succede stando all’estero, l’Italia da lontano sembra ancora più bella.
Un ringraziamento speciale a Candida, Rossana e Francesco per l’ospitalità e le esperienze
Continua la lettura con: Un milanese a Parigi
ANDREA ZOPPOLATO
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