Se si digita su Google: “Italia a rischio default”, escono 25.500 risultati (quasi sette milioni e mezzo senza le virgolette, un milione in più rispetto a fine estate, oltre 209 milioni scrivendolo in inglese). Riportano questa possibilità fonti di ogni tipo, dal Financial Times a Bloomberg che scrive “Europe’s biggest time-bombs: Italy’s stressed financial system” (il sistema finanziario sotto stress dell’Italia è la più grande bomba a orologeria d’Europa).
Secondo il Washington Post, come riporta dagospia.com, se non si organizza una sorta di salvataggio finanziario, l’Italia potrebbe essere costretta a uscire dall’euro, trascinando con sé altri paesi fortemente indebitati essendo il nostro Paese la terza economia della zona euro dietro la Germania e la Francia. La quantità di denaro necessaria sarebbe però enorme nell’ordine di trilioni di dollari e inoltre una recente sentenza della Corte costituzionale tedesca potrebbe impedire alla Germania di partecipare a un salvataggio, e senza l’aiuto della più grande economia europea sarebbe guai seri per tutta l’Unione Europea.
L’ancora di salvezza potrebbe essere il Recovery Fund ma ci sono tre grandi punti interrogativi:
1. Verrà davvero assegnato in questa quantità e in questi termini visto che ci sono già scontri tra Stati e UE?
2. Verrà destinato ad azioni per rilanciare l’economia o che possano portare comunque a rendere più sostenibile il debito?
3. I fondi perduti sono solo una parte, relativamente irrisoria se si fa riferimento all’ammontare del nostro debito totale. E la parte restante andrà a sua volta ad incrementare il debito. Riusciremo a ripagarlo?
In attesa di capire che ne sarà di noi, possiamo consolarci con il detto mal comune mezzo gaudio. Sono stati infatti numerosi i default nella storia: dal 1800 al 2014 sono falliti 26 stati nel mondo, tutti più volte nel corso di questo lasso di tempo. All’Italia non è mai successo, è arrivato il suo turno? Proviamo a rivedere i casi passati.
ITALIA a rischio default? 5 curiosità che pochi immaginano sugli Stati che sono falliti
Il default è un evento che oggi è molto più possibile di quanto fosse negli ultimi 70 anni, e ancor di più di 10 anni fa, infatti la percentuale di Paesi con rating AAA (ossia sicuramente solvibili) si è quasi dimezzata dal 50% nel 2006 a meno del 30% nel 2016. Al contrario sono aumentati fino al 60% quelli con rating solo speculativo (paesi a rischio elevato).
Alcuni dati curiosi:
#1 Gli stati che sono falliti di più: Ecuador e Venezuela (10 volte cad.)
- Gli stati che sono falliti di più: 10 volte è toccato all’Ecuador e Venezuela, 9 volte a Uruguay, Costarica, Brasile, Cile, Con 8 fallimenti invece Argentina, Perù, Messico e Turchia.
#2 Il fallimento più recente: Argentina (2014)
- Il fallimento più recente: quello dell’Argentina nel 2014, nazione che sembra in procinto dell’ennesimo default, con 29 miliardi di dollari
#3 La caduta più rovinosa dell’ultimo decennio: Grecia (2012)
- La caduta più rovinosa: la Grecia con due fallimenti consecutivi nel 2012 dove, tra quello dell’inizio dell’anno quando lo Stato greco trasformò i vecchi titoli di debito in nuovi con una perdita del 70% e quello di dicembre, andarono in fumo 303 miliardi e 554 milioni di dollari.
#4 Gli stati più insospettabili: la Germania è fallita 4 volte
- Gli stati più insospettabili: ci sono alcuni Stati europei insospettabili che sono falliti più di una volta: l’Austria ben 7 volte, la Spagna 6 al pari della Nigeria, la Russia 5 volte e la Germania con addirittura 4 fallimenti di Stato, di cui l’ultimo negli anni ’20 del secolo scorso. In Europa solo la Grecia è stata protagonista di un default dopo il 1950 e nel passato era caduta in altre 6 occasioni.
#5 L’Italia non è mai fallita
L’Italia ha dati macro economici preoccupanti e sembra essere la prossima indiziata per un possibile default, come indicato dalla Commissione Europea: rapporto debito/PIL 160%, deficit -11,1 %, disoccupazione 12%. Dall’inizio della storia recente, ovvero dall’unità d’Italia del 1861, la nostra Nazione non è mai fallita.
Fonte: truenumbers.it
FABIO MARCOMIN
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