Trascrizione integrale del video del Direttore Andrea Zoppolato “L’estate di FILOSOFIA POLITICA – Sesta puntata: La buona Politica”
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Oggi finalmente parleremo di buona politica. Breve riassunto: ci occupiamo di filosofia perché ci siamo interrogati sulle cause e sui fini del fare politica e questi sono dei video introduttivi alla scuola di formazione politica, che avrà luogo a fine settembre, organizzata da Vivaio per il progetto Milano città stato con altri personaggi che approfondiranno questi temi.
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Nei giorni passati abbiamo visto qual è il fine della politica, che è quello di creare l’ordinamento migliore per rendere felici le persone, e abbiamo visto come questo è fallito. Perché tutti i modelli, in particolare quelli sperimentati nel Novecento sono falliti, e a quel punto ci si è interrogati su qual è l’origine del fallimento e per fare quello, abbiamo visto sostanzialmente che la politica, anche se ha un impatto collettivo bisogna sempre ricordarci che è un viaggio individuale, cioè bisogna sempre partire dalla persona. La persona è importante sia in quanto governante che attiva le decisioni politiche ma anche, visto che si parla di felicità delle persone, come oggetto di destinazione della politica, per le persone, per capire cosa vuol dire la felicità delle persone.
Si è visto nell’ultimo incontro come, secondo una visione classica dell’essere umano, si vede che alla fine l’ipotesi è che tutti i governanti che hanno fallito, in particolare in Italia negli ultimi vent’anni, hanno fallito perché non sono riusciti a migliorare il benessere delle persone, cioè la situazione in italia, e poi sono anche dei falliti perché non sono riusciti ad attivare i loro progetti e loro stessi sono caduti. Questo fallimento è da rintracciare su motivazioni personali. In particolare l’unica radice comune è quella complessuale, cioè alla fine hanno avuto rapporti non solo col potere ma proprio con il consenso di tipo complessuale. Oggi finalmente portiamo al positivo questo discorso, cioè ci interroghiamo su come può essere una buona politica.
LA BUONA POLITICA
La buona politica, riprendendo i classici, dovrebbe essere una politica naturale, cioè che risponde a una delle caratteristiche naturali dell’essere umano, sia come governante che come governato. Come deve essere quindi, partendo proprio dal discorso di viaggio individuale, come dovrebbe essere una persona? Abbiamo visto come all’interno di un essere umano seconda la visione classica, non c’è solo la volontà ma ci sono due componenti inconsce: una componente complessuale che porta fuori strada e una componente invece che, si è definita di intenzionalità di natura, che ci porta invece verso l’attuazione della nostra identità in metabolismo storico. Quindi come dovrebbe essere il governante?
# L’idea di governante secondo i liberali
I liberali dicono spesso che il governante dovrebbe essere una persona che ha avuto successo in particolare in ambito economico, anche perché l’ordine della vita è quello per cui più amministri bene un territorio più piccolo e più puoi aumentare il tuo spazio d’azione. Quindi per una impronta fortemente mercantilistica è da privilegiare il governante che ha dimostrato di fare bene i suoi affari. Non è un caso che nella nostra epoca, che è quella più mercantilista della storia, ci sono stati episodi, come in Italia con Berlusconi e in America con Trump, di persone che hanno assunto la massima carica politica dopo grandi successi economici. Qual è il limite di questo?
È quello di quando abbiamo parlato dell’io coincidente con la volontà, cioè chi ha successo nell’economia del business, sostanzialmente ha la caratteristica di strumentalizzare tutta la realtà il nome della della sua attività e questo è un tipo di visione che in politica può portare due problemi: o che continua, perché uno estende quelle che sono le sue capacità e quindi continua sostanzialmente a strumentalizzare a quel punto la vita pubblica per i propri interessi, oppure adotta comunque un criterio nella politica di strumentalizzare una realtà in funzione degli interessi volontari, che in quel caso che possono coincidere col suo popolo, però si tratta sempre di una strumentalizzazione realtà.
# L’idea di governante secondo la visione classica
Invece abbiamo visto come una visione naturale dell’essere umano ha come obiettivo quello dell’usare la realtà come uno specchio per fare luce su se stesso. Visto che dentro sé stessi c’è la base per i propri miglioramenti. A quel punto allora la questione è: chi dovrebbe essere, secondo un’accezione classica, il governante ideale? Non chi ha avuto successo nell’ambito economico, né chi vede il potere come potere personale, che quindi ha un’ambizione personale di potere per il potere in sé. E anche in questo caso chi dovrebbe essere? Basta vedere che tutti i saggi sono tendenzialmente d’accordo. Ne cito sostanzialmente tre.
Il primo è il punto di riferimento massimo per chi parla di politica classica, insieme ad Aristotele, è chi veniva prima di Aristotele: Platone. Platone ne “La Repubblica”, il famoso trattato di riferimento per la politica, parlava del fatto che il governo ideale era il governo dei filosofi. Quindi il filosofo inteso da Platone era semplicemente quello che sto dicendo adesso, cioè il filosofo veniva visto come la persona che era riuscita a fare luce su se stesso, cioè chi aveva preso coscienza della propria identità, che poi è un concetto simile ad Aristotele.
Andando qualche secolo più avanti anche Tommaso D’Aquino dice la stessa cosa, dice: chi è il governante ideale? Il governante ideale è chi ha la scienza e la virtù. Non chi ha avuto successo ma chi ha la scienza cioè il sapere. La vera scienza per Tommaso è la scienza dell’uomo che lo collega a Dio e la virtù è la capacità sostanzialmente dell’essere umano, lo vedremo alla fine di questo video, la capacità di essere portato verso non soltanto il suo benessere, ma al benessere degli altri.
Il terzo riferimento dice più o meno la stessa cosa, ma è quello che in questo video vorrei approfondire con voi un po’ di più, è Laozi. Laozi innanzitutto anche lui diceva che il governante ideale è il saggio. Faccio però una breve premessa sulla vita di Laozi.
Laozi o Lao Tze a seconda di come viene chiamato, letteralmente significa “vecchio maestro”. Per molti è una figura leggendaria, così come la sua opera maggiore è una opera che in realtà è il risultato di più mani. Comunque, secondo la leggenda o la storia Lao Tze è un personaggio che dovrebbe essere vissuto tra il quinto e il sesto secolo a.c., tra l’altro un’epoca storica che nel mondo, in ogni cultura ha espresso alcuni dei suoi più grandi saggi, per ogni cultura. Tornando a Lao Tze ci sono due episodi ammantati di leggenda legati alla sua figura: la prima è che era il vecchio maestro, si dice che fosse una persona che praticamente nella sua vita è stata “un po’ invisibile” finché all’età di ottanta anni decise di lasciare il villaggio per andare su un eremo a vivere gli ultimi anni della sua vita in solitudine. Ma nel momento in cui stava uscendo da questo villaggio è stato fermato da una guardia che gli ha detto, visto che era ritenuto un grande saggio, che prima di andare via avrebbe dovuto mettere per iscritto il testo di saggezza da donare alla sua gente come trattato di organizzazione politica e soprattutto filosofica. A quel punto lui scrisse la sua celebre opera del Tao Te Ching e si disse che dopo averla scritta se ne andò da questo villaggio, addirittura se ne andò non in un eremo ma in india, dove divenne il maestro del Buddha.
Per chiudere la storia torniamo invece al Tao Te Ching. Il Tao Te Ching è un trattato, letteralmente riguarda la ricerca della via. Sostanzialmente, il Tao è la via che poi coincide al concetto di “intenzionalità di natura” di cui ho parlato negli scorsi video. Il Tao Te Ching è un’opera rivolta al saggio però per Lao Tze il saggio era il governante, cioè il saggio secondo Lao Tze è la persona che riesce a illuminare se stesso. L’unico padrone “della Terra” è il padrone di sé stesso secondo Lao Tze, il saggio per Lao Tze è il Principe, cioè il governante dei popoli e quindi c’è questa coincidenza, e il Tao Te Ching viene indirizzato al saggio che è il principe.
# Alcuni passaggi fondamentali di Lao Tze
Ci sono alcuni passaggi che secondo me son perfetti come cesura di quello che ho detto negli scorsi video, che poi prendo Lao Tze come all’inizio ho preso Aristotele, come potrei prendere qualunque di questi grandi saggi.
Allora questi passaggi sono: il primo è “preoccupati di quello che gli altri pensano e finirai prigioniero degli altri” che è il concetto di cui ho parlato l’ultima volta del consenso nel rapporto malato del consenso. Se tu fai in funzione del consenso, per un discorso complessuale finisci che sei prigioniero del consenso, rispetto a essere funzione del progetto che devi fare.
Poi “lo scopo non è lo scopo, lo scopo è il tao“, la strada. Come detto lo scopo non è l’obiettivo che hai ma lo scopo è fare luce sulla tua intenzionalità, sul conoscere te stesso. E il santo chi è? Il santo è chi si abbandona al Tao, in particolare il Tao in questo caso è proprio questa intenzionalità di natura e abbandonarsi al Tao significa, come dicevano gli scolastici quello del rispondere al “Res clamat ad dominum” capire che questa intenzionalità di natura che abbiamo è a due vie. Una via è il cosiddetto Te come lo chiama Lao Tze, cioè questa forza vitale che abbiamo, questa istintualità positiva però che è sempre collegata all’oggetto. Qual è l’oggetto? È quel molteplice a cui noi apparteniamo, questo è il Tao. Ma come questo Santo deve guidare le persone? Ci sono alcuni aspetti che però sono tutti uniti: che lo guida come? Innanzitutto dice che per guidare deve camminare dietro le loro spalle quindi invece di star lì come oggi che c’è quest’atteggiamento molto paternalista del leader politico, invece lui dice che il vero leader sta dietro, cioè li lascia andare e semmai li indirizza da dietro, un po’ come il pastore con le pecore.
E poi il governante più alto secondo Lao Tze è quello che i sudditi a malapena s’accorgono che ci sia, cioè questo che poi è molto naturale, se ci pensiamo se esiste questa natura, o meglio la natura esiste, noi non è che la vediamo cioè siamo immersi, quindi risponde a una logica di politica naturale. E in particolare poi dice che sostanzialmente tanto più se il governante è lontano, tanto più la gente è felice. Tanto più invece il governante diventa onnipresente e tanto più la gente diventa scontenta. E anche oggi vediamo, ditemi voi, se oggi il modo di intendere la politica dei nostri governanti è di stare lontani e lasciare fare oppure essere onnipresenti. E poi in particolare dice che più dai imposizioni e obblighi meno la gente sarà virtuosa, cioè una politica fatta di obblighi e imposizioni determina che la gente diventa irresponsabile e poco virtuosa. Invece per renderli virtuosi e felici basta allentare, togliere queste imposizioni. In particolare secondo il rapporto sano dovrebbe essere più il governante dà fiducia al popolo, cioè si fida che il popolo faccia bene, e più il popolo si comporterà bene. In particolare togli gli aiuti e il popolo diventerà quello che secondo lui è l’obiettivo, che poi è l’obiettivo alla fine vedendo di tutti i saggi è quello, togli gli aiuti al popolo e il popolo diventerà autonomo.
# Il concetto di buona politica
È proprio questa se dobbiamo sintetizzare il concetto di buona politica. Buona politica si riassume con il concetto di autonomia. Perché? Non solo perché lo ha detto Lao Tze o lo han detto anche tutti gli altri grandi, ma perché ritornando ai tre ambiti in cui è divisa la società, proviamo a vedere come dovrebbero essere finalizzati in modo realmente funzionale all’essere umano.
Si è detto che uno degli ambiti è la cultura. La cultura è la coltivazione dell’interiorità, è l’arricchimento interiore, nella cultura è tutto ciò che dà crescita alla persona. Qual è la finalità della crescita? A pensare all’educazione alla famiglia, ma in generale a ogni essere vivente che viene “educato” dai genitori, l’obiettivo di ogni educazione è quello di portarlo all’autonomia. Così come l’obiettivo della cultura è portarlo all’autonomia di pensiero, cioè la vera cultura è quella che ti coltiva la tua interiorità e la tua diversità in modo che tu possa avere una tua autonomia di pensiero, che non significa avere idee totalmente diverse dagli altri o sconnesse col mondo. Ma significa avere sempre un’autonomia che parte da un tuo movente interiore, che è la tua identità storica in questo momento, in risposta a un’esigenza dell’ambiente.
È la stessa cosa per l’economia, si è visto come Aristotele diceva che l’economia sana è quella dello scambio. Io dò moneta per ottenere un valore superiore, quella malata è moneta per moneta: io dò moneta in cambio della promessa che riceverò della moneta superiore. Qual è la grande differenza? Anche in questo caso l’autonomia, cioè se in uno scambio si mantiene la propria autonomia, io dò dei soldi e ottengo un valore superiore, entrambi rimaniamo liberi e autonomi, ma se io ho dei soldi in cambio di un credito diventa un rapporto di dipendenza, cioè l’altro diventa un debitore nei miei confronti e quindi perde la sua autonomia e che diventa un rapporto malato, secondo Aristotele, che è il grave problema di oggi. Di una economia basata sull’aspetto monetario.
Infine la politica. Quali sono i due aspetti che deve avere la sana politica, sulla base proprio come detto dell’autonomia? Il primo, come detto, è partire da un viaggio individuale, ma un viaggio individuale significa che chi viaggia come governante capisce che l’obiettivo è far luce su se stesso e seguire questa identità in azione storica. Il secondo aspetto è quello del capire come viaggio individuale che contribuire al benessere degli altri è esso stesso non è un fattore morale o un fattore di generosità esterna, ma è assolutamente una parte interna all’identità della persona. Perché? Perché l’identità dell’essere umano fa parte di un molteplice e quindi tanto più tu contribuisci al benessere del molteplice, cioè anche la comunità di cui fa parte, tanto più tu ti senti realizzato come individuo. E questo è un principio base, un principio guida per chiunque faccia politica, in generale per rendere le persone felici. Perché le persone per essere felici devono essere consapevoli che: uno, del fatto che la vita è fatta per mettere in luce la propria persona affinché si possa muovere in modo autonomo nell’esistenza, ma una cosa che pochi sottolineano, bisogna far capire a tutte le persone, questo riguarda la cultura come la formazione, che il bene da fare come contributo alla comunità è un bene che fa parte della nostra individualità e nessuna persona può sentirsi veramente realizzata e felice se non contribuisce al benessere degli altri.
Per questa appunto non solo Laozi ma anche lo stesso Aristotele diceva che “l’essere umano è un essere politico, perchè diventa felice se contribuisce al bene degli altri“. Questa è la buona politica, spero che è vi sia piaciuta e di essere stato abbastanza chiaro. Domani parleremo di un aspetto molto pratico di questa politica, parleremo di Milano.
ANDREA ZOPPOLATO
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