Ai tempi dell’Unione Sovietica i sospettati di alcuni crimini venivano imprigionati nella Lubyanka, il famoso carcere del KGB, interrogati e torturati fino a che non ammettevano ciò di cui erano accusati. La pressione e le torture erano tali che tutti finivano con il confessare la loro colpevolezza. Lo stesso accadeva anche ai tempi dell’Inquisizione e, in generale, in tutti i sistemi che mirano a cercare un colpevole più che la verità.
Tutto l’impianto giuridico si basa su un assunto inderogabile: ognuno è innocente fino a prova contraria.
Il codice delle leggi si basa sul fatto che si possa fare tutto tranne quello che è espressamente vietato. Le leggi servono a creare dei divieti, non dei permessi.
Ad esempio la legge prevede che ognuno può andare in giro vestito come vuole tranne che nudo. Non potrebbe invece prescrivere che tipo di vestiti devi mettere.
I permessi vengono applicati ai divieti e se si infrange il divieto la legge prescrive le pene.
Perché se fosse il contrario la società diventerebbe una prigione. In prigione infatti non si può fare nulla tranne le cose che vengono concesse.
Questa emergenza sta mettendo in discussione la prassi del diritto. Oggi si tende a considerare tutti colpevoli fino a prova contraria. Non si può fare nulla a meno che non sia espresso esplicitamente.
In un mondo normale tu hai una infinità di cose che puoi fare e un numero finito di cose che non puoi fare. In un mondo ribaltato tu hai un’infinità di cose che non puoi fare e un numero limitato di cose che puoi fare.
Lasciare che la presunzione di colpevolezza o di malattia siano il punto di partenza per il nuovo concetto di società distrugge i principi base su cui si fonda il diritto occidentale.
E considerare ogni essere umano come un soggetto che deve essere determinato nelle sue azioni significa trasformarlo in una macchina che per definizione ha un numero limitato di possibilità che le sono concesse.
MILANO CITTA’ STATO
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