Attività economiche ridotte, chiusure, cantieri fermi hanno portato ad una diminuzione dell’entrate. Ma anche un settore turistico completamente bloccato, in un Paese come l’Italia, crea enormi danni. Inoltre, il rinvio del pagamento delle tasse, quali IMU e TARI, non aiuta molte città italiane. Si è assistito, quindi, ad una diminuzione drastica del PIL e anche i Comuni si sono trovati con sempre meno risorse. Ma quali sono quelli che hanno perso più soldi?
La crisi non è uguale per tutti: queste sono le CITTÀ ITALIANE che hanno perso più SOLDI
# Comuni: circa 2 miliardi di euro perduti
CRIF Rating, agenzia di rating di credito, ha svolto uno studio che va ad analizzare le perdite subite dai 13 Comuni più grandi e importanti dell’Italia, che corrispondono al 25% delle entrate correnti del totale. Le città coinvolte sono: Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Cagliari. Nel complesso, nel 2020, sono stati stimati 2 miliardi di euro mancati, anche se le perdite non sono distribuite in modo equo.
Intere famiglie e imprese nell’ultimo anno si sono trovate ad avere più preoccupazioni, la pandemia ha infatti portato ad una diminuzione delle loro entrate giornaliere. Anche le amministrazioni hanno visto le loro casse più vuote, dato che hanno dovuto rinunciare ad alcune imposte fiscali (Imu, Irpef, Tari, imposta di soggiorno), ma le spese fisse da sostenere rimangono. Inoltre, una vendita ridotta di beni e servizi, una minore partecipazione in società e i mancati ricavi dalla concessione di permessi di costruzione ha impoverito i comuni ulteriormente.
# Milano e Venezia: i comuni maggiormente colpiti
Venezia risulta essere la città i cui incassi pro capite sono diminuiti maggiormente, 459 euro, ma è seguita immediatamente da Milano con 417 euro. La distribuzione delle perdite è nettamente disomogenea. Reggio Calabria, ad esempio, ha avuto una diminuzione degli incassi pro capite pari a 100 euro, molto meno rispetto a quella del capoluogo lombardo e di quello veneto. Il vero problema è la differenza che c’è tra entrate e uscite, nelle quali sono comprese le spese fisse da sostenere (tra i pagamenti inevitabili ci sono quelli per il personale, gli interessi e il rimborso dei debiti); in più bisogna considerare lo stock di debito finanziario già esistente. Tuttavia, anche per quanto riguarda la rigidità delle spese c’è disparità tra i Comuni: se ai primi posti troviamo Torino con il 36% e Genova con 27%, Venezia che è la città che perso più incassi è al 20%. Per quanto riguarda, invece, lo stock di debito finanziario, Torino e Reggio Calabria superano il 200% , ma Milano supera il 100%.
Fonti: it.businessinsider.com
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BEATRICE BARAZZETTI
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