La Cristiania di Milano: il quartiere della libertà

Se volessimo creare un quartiere della libertà, dove lo faremmo? E, soprattutto, cosa ci faremmo?

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La tendenza più preoccupante degli ultimi anni in Italia è evidente: vietare, limitare, restringere la libertà d’azione dell’individuo. Diverse città nel mondo hanno dei luoghi in cui le regole si attenuano e si favorisce la sperimentazione libertaria. Tra i tanti esempi vengono in mente Amsterdam con il quartiere a luci rosse, Zurigo, Uzupis a Vilnius, c’è perfino Liberland, la Libera Repubblica di Liberandia, la terra della libertà tra Serbia e Croazia. 

Tra tutti però il luogo simbolo del quartiere superfree in una città è Cristiania, nel cuore di Copenaghen, ritrovo di giovani affamati di libertà. Un luogo che non è solo sede di autogestione e di sperimentazione ma è diventato un potente strumento di marketing territoriale, una delle principali attrazioni della capitale danese.
Anche Milano ha avuto un luogo dove vigevano regole diverse dal resto del territorio (e dal resto del Paese): Expo.

In un’epoca in cui la libertà sembra sotto attacco, perché non realizzare anche a Milano un quartiere simbolo del motore della civiltà occidentale? Se volessimo creare un quartiere della libertà, dove lo faremmo? E, soprattutto, cosa ci faremmo?

La Cristiania di Milano: il quartiere della libertà

uzupis
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# Il quartiere extra liberal di Milano: dove farlo?

Assegnato ormai ad altri destini il sito di Expo, bisogna innanzitutto trovare un luogo coerente. Si potrebbe scegliere un posto nell’hinterland, da rilanciare, a Cusago, Muggiano o nel Parco Agricolo, a contatto con la natura. Un’alternativa è scegliere un quartiere periferico da risollevare in città, come Rogoredo, il Gratosoglio o Cagnola.

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Una volta scelto lo spazio, cosa ci si potrebbe fare è potenzialmente illimitato. Unico orizzonte: superare ogni altro quartiere liberal per fare parlare tutto il mondo. Attirando turisti e, magari, riportando a casa anche qualcuno dei nostri giovani più affamati di libertà.

# La forma è sostanza

Il punto di partenza è progettare uno stile inconfondibile. Innanzitutto nell’ingresso. Si deve avere la netta sensazione di entrare in una nuova terra promessa. Occorre poi una architettura landmark esuberante e d’avanguardia molto riconoscibile, tipo Camden Town di Londra nord. Altri elementi iconici che ci vengono in mente sono le grandi scarpe del quartiere inglese, la scritta Cristiania, “you are leaving Europe“, la zona di Vilnius dove chiedono il passaporto. Nei segni distintivi noi siamo trai più bravi al mondo, siamo quelli del filo e del’ago di Cadorna o del dito di Cattelan. Potremmo fare qualcosa di grandioso.

# Un mondo nuovo

Varcato l’ingresso choc si accederebbe a un mondo stupefacente. Scontata la droga libera, ormai è una premessa per tutti questi luoghi. Così come i graffiti sui muri e gli spazi per la libera espressione. Nel progettarlo però ci dobbiamo ricordare che ci troviamo comunque a Milano, Milano è Milano, non si può cedere alla perdizione distruttiva e alle brutture tipiche dei paesi barbari. Milano è la città dello stile, per cui anche il quartiere della superlibertà dovrà avere una sua classe ed eleganza. Libera, anarchica, ma stilosa.

# Libertà milanese style

L’avamposto della libertà milanese vedrebbe skate park, negozi di canapa, immobili da occupare con l’obbligo di ristrutturarli. Nessun limite di decibel nè di orario, sarebbe un luogo che pulsa 24h al giorno, tra deep bar nei sotterranei e libere feste sui tetti.

La capitale economica dovrebbe imporre poi un regime di libertà fiscale da fare impallidire il Lussemburgo con una tassazione zero per chi svolge attività commerciali. Il commercio di questo quartiere sarebbe esso stesso attrazione per i turisti, sul modello di Expo.

Libertà totale va oltre anche il senso del pudore. Ci sarebbe un bordello con tariffe altissime, quello sì ultra tassato per finanziare tutto il quartiere, insieme al ricavato delle droghe. Legali, dunque tassate. Tutte le attività oggi giudicate criminali o dannose per la salute sarebbero tassate, mentre tutte le altre sarebbero tax free.

# Sperimentazione senza limiti

Ma a Milano niente è gratis, soprattutto la libertà. In cambio di un regime ultra agevolato il quartiere dovrebbe diventare il luogo della sperimentazione totale, la galleria del vento, l’R&D, il laboratorio di Archimede Pitagorico della città. Si sperimenterebbe di tutto con scienziati ovunque per misurare gli effetti di cibo fatto di insetti, di pastiglie per gli astronauti, di sistemi di monitoraggio sensoristico umano. Si sperimenterebbero soluzioni per distruggere l’inquinamento e avere aria, acqua e luoghi puliti come in alta montagna, si testerebbe qualunque farmaco.
Sarebbe un centro di sperimentazione mondiale anche per le arti, con teatro d’avanguardia e la produzione di musica e di film super sperimentali: anche per loro tasse zero a condizione di offrire originalità al 100%.

Per rendere la sperimentazione totale ci sarebbe la trasmissione video 24h di tutto ciò che accade in tempo reale, tipo Truman Show.
Ogni persona che accede al quartiere della libertà saprebbe di essere libero di fare ciò che vuole mostrando al mondo quale uso fa della libertà. Ognuno si sentirebbe ambasciatore della libertà di azione e della sperimentazione per la diffusione di nuova conoscenza nell’umanità. Sarebbe il primo reality con impunità totale, il più grande esperimento umano nella storia del mondo.

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