Per la nuova edizione della London Design Biennale è stata creata la “Forest for Change”: una foresta temporanea volta a sensibilizzare le persone sui problemi del mondo.
Un luogo dove “entri come una cosa e ne esci come un’altra”. Dove potremmo farla a Milano?
La FORESTA TEMPORANEA di Londra. Prossima tappa a Milano?
# Forest for Change
In occasione della riapertura della nuova edizione della London Design Biennale, l’artista britannica Es Devlin ha pensato di creare una cosa mai vista: una foresta.
Ha infatti riempito di alberi il cortile della Somerset House per la sua installazione “Forest for Change”.
La Forest for Change di Devlin si trova al centro della sede della biennale Somerset House ed è stata creata in collaborazione con il paesaggista Philip Jaffa e Scotscape.
Devlin, direttore artistico della London Design Biennale di quest’anno, ha descritto Forest for Change come “un luogo di trasformazione”.
Per fare questa foresta temporanea la designer si è ispirata alle foreste di Shakespeare in cui “entri come una cosa e ne esci come un’altra”.
# 17 porte per 17 grandi obiettivi
L’installazione mira ad aumentare la consapevolezza degli obiettivi globali delle Nazioni Unite.
Proprio per questo è infatti conosciuta anche come “The Global Goals Pavilion” ed è presentata in collaborazione con Project Everyone, un’agenzia no-profit che mira a far conoscere meglio l’iniziativa delle Nazioni Unite Global Goals.
Ufficialmente noti come Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, gli obiettivi globali sono 17 obiettivi che mirano a fornire un mondo migliore entro il 2030.
I visitatori della foresta possono esplorare le 17 porte colorate al centro della radura, dove i problemi sono mostrati attraverso citazioni e fatti su pilastri colorati a specchio.
L’atmosfera che si crea è surreale: nel mezzo della città ci si trova all’interno di una radura e al centro si leggono i grandi problemi e gli obiettivi del mondo.
Gli obiettivi presentati sui pilastri sono problemi complessi eppure posti in mezzo alla radura su pilastri di colore acceso tutto sembra possibile.
L’obiettivo della designer è proprio questo: arrivare al centro e sentirsi meno sopraffatti da questi problemi.
# Come nasce l’idea della foresta
L’idea di presentare i pilastri all’interno di una foresta è nata circa due anni fa, quando Devlin è stata portata in giro per l’edificio e ha detto cosa poteva e non poteva fare con lo spazio.
Quando Jonathan Reekie, il direttore del Somerset House Trust, le mostrò il giardino le vietò di fare solo una cosa: piantare alberi.
Questa condizione era stata scritta nel patto architettonico dell’edificio, basato sui principi dell’Illuminismo palladiano del trionfo del design umano sulla natura, per cui non si possono mettere alberi viventi in giardino.
La risposta della designer britannica? “Faremo una foresta allora!”.
# Ognuno può lasciare il proprio messaggio nella foresta
La foresta è formata da ventitré specie di alberi che si trovano comunemente nel Regno Unito e nell’Europa settentrionale, per un totale di 400 alberi.
Si è cercato di fare una foresta il più possibile ricca di biodiversità nell’ambito di ciò che è possibile, soprattutto considerando il periodo di pandemia.
Ogni cosa è curata nel dettaglio, il musicista Brian Eno ha curato una raccolta di canti di uccelli che suonano in tutta la foresta e presenta uccelli provenienti da tutto il mondo, registrati nell’arco di 24 ore.
Ma c’è una cosa che stupisce ancora di più di questa foresta: i visitatori dell’installazione di Forest for Change sono invitati a registrare il proprio breve messaggio su quale cambiamento vogliono vedere per aiutare a raggiungere un obiettivo globale.
Il messaggio verrà aggiunto a un’installazione musicale in riproduzione nella radura. Le voci di tutti risuoneranno tra gli alberi rendendo quest’esperienza ancora più unica.
# Dove potremmo farlo a Milano?
La Forest for Change avrà un impatto positivo anche a livello ambientale.
Secondo gli organizzatori gli alberi compenseranno l’impronta di carbonio dell’installazione tre volte dopo la Biennale, poichè verranno infine donati ai quartieri di Londra e piantati come parte dell’iniziativa di piantagione di alberi The Queen’s Green Canopy.
Ha un impatto positivo sull’ambiente, è bella, è un’esperienza molto forte a livello emotivo e permette di dire i propri pensieri riguardo al mondo in cui viviamo.
La facciamo anche a Milano? Ci sono molti luoghi che si prestano perfettamente. Queste le nostre tre proposte per la foresta temporanea
#1 Piazza Duomo per un effetto dirompente
#2 Piazza Gino Valle per darle una botta di vita
#3 Davanti a Casa Manzoni per creare un’oasi incantevole nel cuore della città
Voi dove la fareste?
Fonti: dezeen.com
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ARIANNA BOTTINI
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