La pasturazione nel mondo della pesca è la pratica con la quale si dà da mangiare ai pesci per aumentarne il numero nella zona dove si vuole pescare.
Da alcuni anni siamo abituati a un nuovo modo di convincere l’opinione pubblica su questioni scottanti. Il metodo consiste nel dividere l’azione in tre fasi.
La prima fase si attivano degli opinionisti molto influenti che iniziano a trattare un tema, anche in maniera confusa e contraddittoria, che ancora non esiste ufficialmente a livello politico ma lo presentano come fosse una ipotesi molto realistica. E su questo iniziano a martellare e a insinuare questa idea all’interno delle menti, come un venditore che una volta aperta la porta infila il piede per bloccarla.
Nella seconda fase questo tema nato apparentemente per caso si diffonde a macchia d’olio diventando soggetto di dibattito nei talk show pubblici, sulle prime pagine e a cascata su tutto il mondo dei social.
Una volta che l’argomento è pasturato bene entra in campo la politica che si prende in carico di risolvere un dilemma machiavellico come fosse scaturito spontaneamente dai cittadini. Dopo continue correzioni e modifiche supportate da sondaggi e confronto con le lobby si arriva all’agognata norma che a quel punto sembra una conseguenza inesorabile di un teorema matematico.
La pasturazione è arrivata al suo scopo e i felici pescatori tirano su la rete piena di pesci.
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