Si corre per tanti motivi. C’è chi lo fa per dimagrire, chi per tenersi in forma, chi per sfogare la tensione, chi per non pensare, chi per sudare, sudare, sudare. Chi, come me, per sentire il rumore dei passi sull’erba e il vento sulla faccia.
Poi c’è chi, come Forrest Gump, lo fa per dimenticare un dolore troppo forte e lo fa per tre anni consecutivi spiegando semplicemente “avevo voglia di correre”.
Allora, per chi ha questa maledetta voglia di correre che brucia dentro e non si placa se non dopo aver messo le scarpette e macinato chilometri, la Milano Marathon 2017 offre una bella opportunità: correre per gli altri.
Per farlo basta iscriversi al Chariry Program (http://milanomarathon.it/it/iniziative/charity-program/) della Milano Marathon, il progetto di solidarietà che permette a tutti i runner di correre per un’organizzazione non profit e di aiutarla a raccogliere donazioni.
Maratoneti e staffettisti hanno così l’opportunità di aggiungere al piacere della corsa anche quello di fare del bene. Complessivamente dalla sua nascita nel 2010, il programma ha raccolto oltre 3.000.000 € e ha visto la partecipazione di quasi 350 Organizzazioni Non Profit.
Solo per fare un esempio Danilo D’Ambrosio e Marco Andreolli dell’INTER hanno scelto di correre al fianco di COMIN per dimostrare il loro sostegno al progetto di “Pronta accoglienza per bambini da 0 a 3 anni”. Un progetto che garantisce un ambiente temporaneo e di cura ai bambini molto piccoli allontanati dalla propria famiglia.
Fino ad oggi COMIN conta oltre 100 runner, tra soci della cooperativa e amici. “Abbiamo doppiato i numeri che ci eravamo prefissati -12 staffette, ovvero 48 iscritti- per la prima partecipazione di COMIN alla Milano Marathon” – ha dichiarato Emanuele Bana, presidente della cooperativa COMIN e runner della Milano Marathon.
“Due settimane fa – continua Bana – abbiamo avuto una conferma importante dall’Inter, che ha accettato di sostenere il nostro progetto, schierando due calciatori neroazzurri come testimonial dell’iniziativa: sono Danilo D’Ambrosio e Marco Andreolli”.
Se possono farlo loro, possiamo farlo tutti e che l’asfalto vi sia lieve!