Si chiama “Aequorea” la città sottomarina stampata in 3D al largo della costa di Rio de Janeiro.
Oggetto di una visione dell’architetto francese Vincent Callebaut, è la risposta agli allarmanti cambiamenti climatici in atto, compreso lo scioglimento dei ghiacciai; all’aumento pericoloso dell’inquinamento sulla terra; alla, per qualcuno, inevitabile rotta verso la vita in mare.
Senza traffico, senza smog, al cento per cento autosussistente.
“L’architetto francese è il massimo promotore dell’architettura archibiotica che prevede la costruzioni di strutture in grado di riciclare i rifiuti dell’oceano per creare energia come degli organismi viventi che crescono, tipo le conchiglie, grazie alla calcificazione, filtrando acqua ed alghe per essere autosufficienti” spiega design.fanpage.it che pubblica anche le immagini dell’ambizioso progetto. E prosegue: “Il popolo dei Mari saranno gli abitanti di tali strutture galleggianti che adotteranno un nuovo modo di vivere le città, sott’acqua, procurandosi la propria sussistenza grazie al riciclo di tutti i rifiuti del mare. Una volta costruiti, questi ecosistemi continueranno a crescere da soli, con il carbonato di calcio contenuto in acqua per formare uno scheletro esterno, membrane semipermeabili per dissalare l’acqua di mare e microalghe per la produzione di energia, il riscaldamento e la climatizzazione dei grattacieli. I villaggi progettati da Callebaut sono appunto come grattacieli che sorgono sott’acqua e fissano le proprie fondazioni nei fondali marini.”
Le risorse? Non carbone, petrolio, gas o energia nucleare: “per ottenere energia, sul fondo dell’oceano, verrà posizionato un campo di turbine idrauliche, a forma di spirali e disposte a stella intorno ad una base scientifica abissale, che sfrutterà le correnti marine
per trasformale in energia elettrica”.
foto: http://www.dezeen.com/2015/12/24/aequorea-vincent-callebaut-underwater-oceanscrapers-made-from-3d-printed-rubbish-ocean-plastic/