Una riprese intermittente. Milano corre o è incagliata, a seconda di come la si guardi. Ecco quello che ancora fatica a riprendersi.
La NUOVA STAGIONE INTERMITTENTE di Milano: temporary shop e progetti a singhiozzo
# La diffusione dei temporary shop: un business mordi e fuggi
Uno dei segnali di questa nuova stagione di rinascita intermittente della città arriva dal settore del retail e del commercio. Nonostante il record di turisti in alcuni mesi del 2022, prosegue la logica dei temporary store, dove i brand di turno mettono in vendita o in mostra i loro prodotti solo per un periodo temporaneo, senza investire in un negozio fisico. Nel recente progetto di rigenerazione Spiga 26, un edificio di 3.000 mq lungo 65 metri e di 18 vetrine in via della Spiga, una superficie di 100 mq sarà dedicata esclusivamente ai temporary shop. Gli spazi sono diffusi un po’ in tutta la città, da corso Vittorio Emanuele a viale Montenero, dall’Isola a Repubblica. L’ultimo “censimento” di qualche anno fa ne contava oltre 100. Un business mordi e fuggi che può nascondere dubbi su una ripresa di lungo periodo.
# I lavori a singhiozzo: metropolitane, metrotranvie, ciclabili e opere olimpiche
Milano è sempre stata riconosciuta per la sua capacità produttiva e di condurre in porto progetti anche di ampio respiro in tempi più rapidi rispetto al resto dell’Italia. Da qualche anno a questa parte non è più così. A farne le spese sono spesso le infrastrutture di trasporto che scontano anni di ritardo e aperture posticipate. La linea M4, che doveva inizialmente aprire per Expo2015 e poi per intero nel 2022, ha inaugurato appena 6 fermate alla fine del 2022 mentre tutta la linea sarà operativa negli ultimi mesi del 2024.
Identica storia, anzi peggio, quella del prolungamento della linea M1 di due fermate a nord: dopo 12 anni di lavori l’ultimo cronoprogramma prevedeva il termine del cantiere alla fine del 2024 ma, notizia di questi giorni, si dovrà attendere con molta probabilità la fine del 2026. Non va meglio per l’estensione della linea a ovest fino a Baggio, almeno 2 anni di ritardi dalle ipotesi iniziali, e per la M5 fino a Monza che non vedrà la luce prima del 2030.
Lo stesso discorso può essere fatto per le metrotranvie: lo stop al servizio della Milano-Limbiate in attesa dei fondi per riqualificarla o i lavori per la Milano-Seregno che partiranno dopo numerosi rinvii, o per la ciclabile con relativa riqualificazione di Corso Sempione in ritardo cronico e con un progetto alquanto banale.
Le opere olimpiche non si trovano in una condizione tanto migliore. La rinascita del Palasharp è a serio rischio. La metrotranvia 13 progettata anche per avere una fermata vicina al futuro PalaItalia, i cui cantieri sono ancora in alto mare, potrebbe vedere i lavori iniziare solo dopo l’evento sportivo internazionale. La Milano del fare bene e in orario è ancora intorpidita dal periodo pandemico?
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# Non è più una città da pausa pranzo
Altro segnale di questa strana stagione è la fine del rito della pausa pranzo che sta mettendo in crisi il settore della ristorazione, in particolare i locali in periferia e lontani dai centri direzionali. Il cambio di abitudini imposto dallo smart working ha portato molte persone a preferire la schiscetta o a ritornare direttamente a casa per mangiare.
Enrico Fontanelli, titolare del Giglio Rosso di fianco alla Stazione Centrale, intervistato dal quotidiano Repubblica ha riscontrato un netto calo degli incassi: “È lo smart working ad averci penalizzati. Prima avevamo molti clienti che venivano per incontri di lavoro. Ora si fa tutto online e le persone di passaggio per lavoro sono molto calate. Di conseguenza non guadagniamo più come un tempo“.
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# La chiusura dei locali storici
Un altro segnale negativo di questo periodo è la progressiva chiusura di negozi storici, in parte come conseguenza dei lockodwn introdotti durante la pandemia e in parte per la mancanza di ricambio generazionale o di persone disposte a subentrare. Il Comune di Milano potrebbe forse fare di più per far proseguire l’attività di esercizi commerciali che costituiscono un’attrattiva al pari dei monumenti cittadini. Tra questi possiamo citare il Bar Rattazzo al Ticinese, aperto nel 1961 e chiuso nel 2020, la Gelateria Toldo in Brera che ha cessato dopo 70 anni, lo stellato Pont de Ferr sui Navigli o la Pizzeria Sibilla inaugurata nel 1943 e chiusa nel 2022.
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FABIO MARCOMIN
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