In Piazza Oberdan si trova l’Albergo Diurno Venezia, conservato dal FAI e periodicamente aperto per visite guidate. Vi si accede attraverso l’entrata della metropolitana da cui si accede a un gioiello dell’art déco.
In questo luogo un tempo i milanesi e i turisti potevano andare alle terme, passare dal barbiere o fermarsi per una manicure.
Forse non tutti sanno che a pochi passi c’erano anche i Bagni di Diana, dove oggi sorge l’Hotel Diana: erano la prima piscina pubblica milanese, inaugurata nel 1842 e aperta al pubblico fino al 1908. Era lunga 100 metri e profonda 3, con intorno un parco che creava un’autentica oasi.
# Le donne potevano accedere solo la mattina
I Bagni inizialmente erano accessibili esclusivamente agli uomini, ma dal 1886 si aprì l’ingresso anche alle donne, però solo al mattino per evitare atti inopportuni.
Lo stabilimento fu la prima scuola di nuoto regolarmente aperta a Milano e resistette alle vaste trasformazioni urbane che interessarono la zona nel corso dell’Ottocento. Venne infine demolito per far posto al Kursaal Diana, elegante impianto di lusso realizzato nel 1908.
Durante l’inverno la vasca era utilizzata per il pattinaggio su ghiaccio. La piscina era alimentata dall’acqua della Gerenzana, roggia privata che proviene dalla Martesana.
# “Bollicine di liquido untuoso”
Nel periodo successivo alle Cinque Giornate di Milano il Bagno di Diana, insieme al poco distante Lazzaretto, erano gli unici luoghi dove fosse permesso il tiro al bersaglio.
Il Bagno di Diana fu filmato nel 1896 da Giuseppe Filippi per conto dei fratelli Lumiere in uno dei primi filmati della storia.
Nel 1900 la piscina ospitò il primo Campionato italiano di tuffi.
“Quando vi andiamo coll’illusione di rinfrescarci, ci vediamo come circondati dagli occhi del grassume dimenticato dai nuotatori che ci hanno preceduti. Ci pare di essere in un’acqua morta, in un’acqua carica, in un’acqua plumbea, in un’acqua che ci dà, fendendola, le bollicine del liquido untuoso“: così descriveva l’acqua della piscina nel 1898 lo scrittore verista Paolo Valera in Milano sconosciuta e Milano moderna:
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