Milan, de ville «provinciale» à cité européenne: così titola l’edizione francese della rivista internazionale The Good Life, affermando che Milano si è trasformata da cittadina provinciale a città europea.
«In meno di trent’anni», è la sintesi della la rivista francese, «Milano è diventata una città aperta. Nuovi quartieri, dinamismo economico, afflusso di studenti contribuiscono a fare del capoluogo lombardo una città dove è bello vivere e lavorare.
Restano da trovare gli ingredienti per prolungare questo stato di grazia».
I segnali di questa trasformazione, secondo i francesi, li si trovano in qualche estratto dell’articolo:
I 5 motivi che hanno reso “hype” Milano
«In passato ad agosto la città si svuotava dei suoi abitanti. L’estate scorsa, non ci siamo fermati! E non solo per i turisti» (testimonianza di un tassista). «Milano, oltre ai turisti, ora attira studenti e imprenditori, sia italiani che stranieri»
Per i francesi, Milano è «diventata hype», di tendenza, per questi cinque motivi principali:
#1 le fiere e i saloni di fama mondiale
#2 il rinnovamento architettonico
#3 la reputazione delle sue scuole di business e ingegneria
#4 la disponibilità di comunicazioni e trasporti
#5 la riqualificazione dei nuovi quartieri
Col risultato che Milano «ha superato Venezia per numero di turisti e ora sta tallonando Roma, ancora al primo posto».
Il nuovo Eldorado delle multinazionali
«Milano merita più che mai il suo titolo di “capitale economica” del paese. “Le città italiane che sono internazionali lo sono per il turismo. Milano lo è per le sue attività e la sua economia, oltre che per una grande apertura culturale” constata Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi. Non è per un azzardo che le multinazionali cominciano a installarsi in nuovi spazi adatti per la loro crescita».
Tra i casi citati ci sono Microsoft e Amazon che a Porta Nuova si sono aggiunte a Google, Samsung e BNP Paribas. Oltre all’apertura di Apple in piazza Liberty e di Starbucks che a Milano «ha aperto la prima “Reserve Roastery in Europa e la terza al mondo».
Da provinciale a internazionale: le motivazioni di una trasformazione radicale
«Come ha fatto Milano, definita provinciale fino a una trentina d’anni fa, a diventare questa grande città moderna, pulita, gradevole, animata, dove si circola facilmente e che, per alcuni, assomiglia così poco all’idea che uno si è fatto di una città italiana?»
Come risposta si menziona l’opinione di Sergio Scalpelli secondo cui alla base di tutto c’è stata l’inchiesta Mani Pulite che colpendo un sistema di corruzione che metteva insieme politici e imprenditori, «è stata lo starter di una nuova era per Milano».
Dopo quell’episodio, secondo la rivista «l’amministrazione della città ha guadagnato autonomia e ha lanciato i grandi programmi che hanno trasformato Milano in una città europea del XXI secolo. A cominciare dall’Expo del 2015. Diretta dall’attuale sindaco Beppe Sala, il progetto ha creato una dinamica che ha portato pubblico e privato ad agire per un obiettivo comune».
«La caratteristica di Milano è che l’economia passa avanti alla politica. “Le grandi imprese milanesi” “hanno dato vita a una borghesia industriale. Quella che ha dato la tendenza politica alla municipalità che ha favorito lo sviluppo economico della città”, sottolinea Sergio Scalpelli».
Altra ragione sono le nuove grandi costruzioni: i grattacieli e strutture come la Fondazione Prada che hanno trasformato il volto della città. «I più celebri architetti del mondo, da Zaha Hadid a Rem Koolhaas, da Daniel Libeskind a Stefano Boeri, hanno partecipato e contribuito al rinnovamento di Milano».
In continua trasformazione: cosa si deve fare ora per prolungare questo stato di grazia?
«Milano è sempre stata una città pluralista, al contrario della sua rivale, Torino, la cui economia si è sviluppata attorno alla Fiat e al settore automobilistico», come spiega il vicepresidente di Assolombarda, Antonio Calabro: «”Torino è una città militare, quadrata, formata come un campo romano. E’ una città metodica, ordinata, protetta dai muri e dalle Alpi. Milano è una città rotonda, politecnica, accogliente e aperta. E’ in mezzo alla pianura. Le sue porte hanno una funzione economica“»
«Da città industriale si sta trasformando in città di servizi», dove sulla scena spuntano nuove startup e il mercato immobiliare è in ripresa dopo una crisi decennale.
La domanda ora è come mantenere questa dinamica, questo stato di grazia?
«Dopo Expo “l’unico problema, tipicamente italiano, è che nessuno aveva previsto che cosa fare dopo! Occorre una volontà sociale, economica e politica per prolungare questo momento“, aggiunge Gianmario Verona».
«Si deve riuscire ad alimentare questo circolo virtuoso tra innovazione, industria e innovazione: “Milano deve ragionare come una metropoli”, conclude Lucia De Cesaris. “Deve estendersi oltre i suoi limiti tradizionale, deve integrare periferie e comuni limitrofi. Una visione più internazionale migliorerà l’attrattività della città ed è indispensabile sviluppare i rapporti tra pubblico e privato. Per tutto questo ci vuole coraggio“».
«Ai milanesi di coraggio non ne manca e sapranno affrontare il futuro con ambizione».
Qui l’articolo originale di The Good Life: Milan, de ville «provinciale» à cité européenne
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