Visto dal mondo orientale quello occidentale è un mondo senz’anima.
Il paradosso è che la cultura occidentale, che è nata dai classici greci che centravano ogni loro discorso sulla natura umana costituita da corpo e anima, abbia rinnegato la sua essenza. Relegando l’anima a un concetto religioso invece che filosofico e naturale.
Gli orientali non hanno una distinzione tra religione e filosofia, ma hanno creato una cultura olistica dove l’ambito spirituale è parte della filosofia e della vita quotidiana. Razionalità e anima sono insieme, tempo libero e lavoro non sono concepiti come scompartimenti stagni o attività in contrapposizione: c’è una continuità tra le diverse dimensioni dell’uomo e anche il sapere è più olistico invece che specialistico come nell’Occidente contemporaneo.
Questo determina una società che non stramba verso una supremazia di un ambito del sapere rispetto agli altri. Lo si è visto anche nella gestione dell’emergenza, dove paesi come Giappone o Corea del Sud sono riusciti a gestirla con risultati eccellenti senza rinnegare nessun principio costituzionale o dei diritti fondamentali degli individui.
Un atteggiamento più olistico verso la realtà che in Europa forse permane nei paesi del nord Europa, una sorta di animismo per cui natura e uomo sono legati e non contrapposti.
Questa crisi che sta travolgendo il mondo occidentale come nessun altro, potrebbe essere l’occasione per una nuova presa di contatto della nostra cultura con i suoi fondamenti filosofici e spirituali.
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