Pubblichiamo intervista di Federico Ferraù a Antonio Pilati per “ilsussidiario.net“: SCENARIO/ La tentazione tedesca di dividere l’Italia in due
La TENTAZIONE TEDESCA: dividere l’ITALIA IN DUE
L’ennesimo provvedimento varato “salvo intese”. Vuol dire che tutto può ancora cambiare. Il decreto semplificazioni, quello che dovrebbe far ripartire i cantieri, è solo virtuale. Nel frattempo l’economia non aspetta più e muore. Lo dicono gli ultimi dati Istat e Bankitalia. “Per semplificare si dovrebbe innanzitutto derogare, mentre, invece, il decreto legge in corso di approvazione prende la strada opposta: regola troppo, prevede cascate di altre norme e regolamenti”. Non lo hanno detto Salvini o Meloni, ma Sabino Cassese nel suo ultimo editoriale sul Corriere della Sera.
Viene un sospetto. Ne abbiamo parlato con Antonio Pilati, già presidente della Fondazione Rosselli e commissario dell’AgCom, scrittore e opinionista.
# Pensavamo che il governo prendesse tempo perché non sapeva cosa fare.
La scarsa attitudine operativa del governo è ormai un’evidenza. Far ripartire il paese dopo tre mesi di chiusura è un compito molto complesso, ma non mi pare che questo governo, che mette insieme due forze politiche con visioni del mondo spesso incompatibili, sia in grado di portare a termine il lavoro.
# Per incapacità o per scelta?
Alcuni, soprattutto il premier, hanno la convinzione tutta politica che rimandare è meglio che fare.
# Perché secondo lei?
Comincerei col dire che alcuni nodi non si compongono perché le visioni del mondo di Pd e 5 Stelle hanno storie e ideologie totalmente diverse.
# Eppure c’è chi pensa a un progetto organico, a cominciare dalle prossime regionali.
Il Pd è l’erede di una visione industriale, produttivista, mentre i 5 Stelle, soprattutto dopo la morte di Casaleggio, sono diventati un partito assistenziale, disinteressato alla produzione della ricchezza. Qualcuno dovrà crearla, ma è un problema che non li riguarda.
# E in questa situazione rinviare è facile. Però?
Però si creano dei grossi problemi. Perché dipendiamo sempre di più dall’Ue.
# Gualtieri intende addirittura accelerare la riduzione del debito mediante gli avanzi primari di bilancio per non farsi trovare inadempiente quando tornerà in vigore il Patto di stabilità. Le pare possibile?
I nostri governanti, esponenti dell’ortodossia europea, Gualtieri in modo particolare, vogliono che l’Ue continui a sostenerci, e per questo sono rigidi custodi dei parametri europei. L’aiuto europeo però non è incondizionato.
# Lo sappiamo bene. In cambio, la Germania vuole avere rassicurazione che la spesa sia sotto controllo e non sia sprecata.
Infatti. Ma se continuiamo a spendere male i soldi che non abbiamo, le iniezioni di liquidità che arrivano dagli acquisti di titoli di stato da parte della Bce servono a poco: solo ad aumentare il rapporto debito/Pil.
# Dove vuole arrivare?
È presto detto. La tecnica del rinvio adottata dal governo rischia di entrare in contrasto con la volontà dell’Ue. Che è darci dei soldi controllando che siano spesi bene. Il Mes serve a questo. Il punto, però, è che la situazione italiana è così grave che rinviare i provvedimenti è molto pericoloso, e crea preoccupazione anche nei partner europei.
# Tutto questo significa che il partito del vincolo esterno, Conte e il Pd, non riesce a far bene neppure il suo lavoro?
Direi che il partito del vincolo esterno non riesce a rispondere alle attese di chi governa il vincolo esterno. L’Europa chiede interventi efficaci e tempestivi.
# Secondo un’indagine di Bankitalia, un terzo delle famiglie ha risparmi solo per tre mesi, mentre il 40% ha difficoltà con le rate del mutuo. A che cosa preludono questi dati?
Secondo me, ed è il punto che viene sottovalutato dal governo, annunciano una crisi sociale ed economica gravissima. La gente non ha prospettive, non trova lavoro ed esaurisce i risparmi.
# E allora?
Non credo che questo faccia molto piacere all’Ue. Bruxelles ha bisogno di un’Italia anche debole, ma che stia in piedi. Se l’Italia perde tempo e spreca soldi in monopattini, non fa ciò che l’Europa chiede e crea un rischio di tracollo che nessuno ha voglia di vedere. Nel Nord Italia – a Verona, Bergamo, Brescia – terminano molte filiere produttive tedesche. Se salta questo retroterra produttivo, la Germania ci rimette.
# Che conclusioni dobbiamo trarne?
Questo governo non è adeguato nemmeno dal punto di vista dell’Ue.
# Le sue previsioni?
Premessa: l’Europa è sempre riuscita a venire a capo, sia pure indebolendosi, delle crisi in cui si è venuta a trovare. Non sto discutendo il come. Ma ho l’impressione che questa sia più difficile da gestire delle precedenti.
# Scenario numero uno.
L’Italia è un paese di fragile struttura, è stato costruito male quando è stata fatta l’unità e le linee di frattura sono sempre state evidenti. Si sono sanate nel periodo del miracolo economico, ma oggi potrebbero riemergere.
# Una per tutte? Giova ripeterlo, anche se lo sappiamo.
La frattura tra il Nord produttivo e il Sud assistito. Quello che invece sappiamo ma tendiamo a dimenticare è che la Germania è il paese che di fatto ha dato il via alla guerra nell’ex Yugoslavia riconoscendo prima di tutti gli altri Slovenia e Croazia. Sappiamo dove sono collocati i suoi interessi produttivi.
# Ebbene?
A qualcuno potrebbe venire in mente che è più facile salvare il Nord “padano” che tutta l’Italia. Una situazione di crisi sociale ed economica drammatica, come i dati lasciano pensare, può diventare una situazione di rottura. Questo è lo scenario estremo.
# E l’altro?
È quello di un progressivo impoverimento del paese. Con misure molto pesanti per rimetterne in piedi l’economia.
# Non da parte di questo governo, viste le premesse.
Se la situazione continua a peggiorare e diventa drammatica, non sarà più questo governo a occuparsene. Ma a quel punto la domanda sarà: quali misure bisognerà prendere? Come si rimette in sesto un bilancio che alla fine di quest’anno vedrà un calo dell’11% del Pil?
# Chi può farlo? Un nuovo Monti? O un governo di larghe intese?
Oggi, credo, nessuno lo sa. Forse neppure Mattarella.
# Per essere espliciti: la tattica del rinvio serve a farci commissariare dall’Ue?
Non so se è un disegno, ma certo non funziona: è completamente fuori misura rispetto alla gravità della situazione. Lei citava i dati di Bankitalia; chi siede al governo vede e conosce queste cifre ma non le metabolizza, perché pensa soltanto all’elezione del presidente della Repubblica.
# E a beneficiare i dipendenti pubblici.
Ma i sacrifici domani non lasceranno fuori nessuno. La Grecia insegna. O no?
# Rinviare conviene: finora è servito a rimanere in sella…
A rimanere in sella e a mandare l’Italia verso il precipizio.
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