LA TIGRE CELTICA continua a RUGGIRE: in IRLANDA il PIL segna +5% rispetto all’eurozona, nonostante il Covid

La ricetta che ha permesso all'Isola di Smeraldo di rimanere sempre sulla cresta dell'onda: due sono i fattori chiave per uno sviluppo costante e sostenibile. 

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Credits: mademoisellechampagne.com - Dublino

La ricetta che ha permesso all’Isola di Smeraldo di rimanere sempre sulla cresta dell’onda: due sono i fattori chiave per uno sviluppo costante e sostenibile. 

LA TIGRE CELTICA continua a RUGGIRE: in IRLANDA il PIL segna +5% rispetto all’eurozona, nonostante il Covid

# Una crescita del Pil del +5%, rispetto alla media europea, anche in questi tempi di crisi globale

Un risultato straordinario, specie di questi tempi, della crescita del PIL irlandese con un +1,2% nel primo trimeste 2020 rispetto al -3,6% delle media dell’eurozona, che porta ad una differenza di quasi 5 punti percentuali, e che ha “radici antiche”. Già da diverso tempo, infatti, l’Irlanda viene definita da alcuni economisti la “tigre celtica”, il che richiama sia la cultura che la crescita economica dell’isola. Nello specifico, questo termine risale al 1994, quando la Repubblica d’Irlanda, le Contee dell’isola meno l’Irlanda del Nord che appartiene al Regno Unito, raggiunse e mantenne una crescita media annuale del PIL pari al 9,4% nel quinquennio dal 1995 al 2000, qualcosa di simile ai risultati che all’epoca ottenevano le cosiddette “Tigri asiatiche”.

Anche le battute d’arresto del periodo immediatamente successivo sono state arginate e recuperate. In particolare, il biennio 2000-2002 è risultato importante, in quanto ha consolidato e rafforzato la politica di investimenti statali a favore del settore e del tessuto produttivo del Paese. Da segnalare sono anche i piani di politica industriale, rivolti sia alle aziende estere e ai “campioni locali” che, da ultimo, hanno posto particolare enfasi sul settore chimico-farmaceutico e biomedicale. Ma qual è il segreto di questo incredibile successo? I punti di forza su cui fa leva il sistema irlandese sono due. 

Fonte: Ansa

#1 “Science Foundation Ireland”: 35% dei fondi europei investiti nella formazione dei cittadini

Particolarmente indovinata è risultata la fondazione nel 2003, di una struttura a partecipazione statale, denominata Science Foundation Ireland e volta a sostenere l’economia basata sulla conoscenza, come pure la formazione necessaria in risorse umane per sostenerla. Alcuni hanno visto in questa attività l’ideale continuazione dell’azione cominciata 30 anni prima, all’indomani dell’entrata della Repubblica d’Irlanda nell’UE nel 1973. Fin dall’inizio della sua permanenza nell’UE, infatti, Dublino ha investito il 35% degli oltre 17 miliardi di euro ricevuti ad oggi dal Fondo di Coesione e dal Fondo di Sviluppo Regionale UE nella formazione dei suoi cittadini, soprattutto a livello scolastico e lavorativo. Gli altri Stati Membri dell’Unione Europea hanno mantenuto tali investimenti, in media, al 25% sul totale ricevuto.

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#2 Dall’indipendenza della Repubblica d’Irlanda tutti i governi hanno mantenuto basso il livello di pressione fiscale come volano per l’economia

Non solo: i governi che si sono succeduti alla guida del Paese, la Repubblica d’Irlanda è indipendente dal 1949, indipendentemente dal loro colore politico, hanno ritenuto essenziale mantenere una bassa tassazione soprattutto per le aziende. E’ stata una mossa lungimirante che, unita all’uso dell’inglese come lingua di lavoro ed agli investimenti statali in materia, ha consentito all’Irlanda di attrarre molti colossi, specie quelli più knowledge-intensive. Anche la Brexit ha giocato a favore dell’Isola di Smeraldo, la quale potrebbe ospitare le sedi europee di alucune aziende che ora fanno base a Londra.

E sempre le istituzioni irlandesi hanno saputo muoversi bene, anche quando, nel periodo 2008-2010, i prestiti bancari avevano assunto dimensioni e contropartite più vicine a Paperopoli che alla realtà, implementando le riforme interne e creando piani di rientro e di supporto del credito insieme alla Commissione Europea ed al Fondo Monetario Internazionale. Il combinato disposto di tutto quanto è stato finora riassunto dimostra ancora una volta che, in presenza di governanti responsabili, di politiche sensate e di una cittadinanza attiva e ricettiva, pochi sono gli obiettivi che non possano essere raggiunti.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Antonio Enrico Buonocore
Traduttore di lingua inglese ed esperto di fondi europei, crede fermamente che la cultura salverà il mondo. Una parola alla volta, se necessario.