L’attacco di SALA alle Città Stato (estratto dal libro Società: per azioni)

Nel suo nuovo libro il sindaco descrive le città stato come il male assoluto. Pubblichiamo l'estratto in cui ne parla e la nostra replica: "Sala ha preso un granchio"

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Premessa. Nel suo nuovo saggio, “Società: per azioni”, il sindaco Sala dedica alcune pagine all’idea di città stato. La sua posizione è nettamente critica. Qui sotto riportiamo il testo e in fondo una nostra replica. Per esprimere un giudizio obiettivo vi segnaliamo che su questo link di wikipedia potete vedere la lista di tutte le città stato attuali nel mondo: Lista delle città Stato. Come vedete tra le città stato ci sono alcune delle città più internazionali e aperte del mondo, come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore. Fatta questa premessa potete giudicare voi stessi il senso delle parole di Sala.

L’attacco di SALA alle Città Stato (estratto dal libro Società: per azioni)

A questo livello di sviluppo delle connessioni e dei commerci, che assumono una dimensione planetaria, non è possibile pensare alle città (a quelle di rilevanza internazionale nello specifico) come Città-Stato. La Città-Stato greca, da Atene a Sparta a Micene, rappresenta l’origine della politica occidentale. È evidente che non si tratta più di una forma adatta alla contemporaneità. Chiunque concepisca una metropoli come una Città-Stato ne predetermina la chiusura, l’isolamento, l’irrilevanza e un freno fatale allo sviluppo della società e delle azioni, cioè all’espressione dell’umanità che fiorisce e prospera.
Non la Città-Stato, ma la Città-Mondo è il perno di un mutamento di prospettiva. La Città-Mondo rappresenta in sé stessa il mondo: chiunque vi è incluso, chiunque ha diritto di cittadinanza, purché intenda e dunque abbia la possibilità di inserirsi nella logica attiva del benessere comune. Ma la Città-Mondo è qualcosa di più: è un aggregato di culture ed esistenze, proteso alle connessioni e al commercio con tutto il pianeta, capace di esercitare l’apertura e lo scambio con le altre Città-Mondo, insieme alle quali fa parte di una rete globale in costante movimento. La vita della Città-Mondo, e lo si vede con precisione di giorno in giorno, non coincide con la superficie geografica cittadina.
La Città-Mondo indica le finalità strategiche dell’agire sociale, gli obiettivi che sono a loro volta gli elementi essenziali per una connessione tra le varie città di rilevanza mondiale, capaci insieme di incidere sulla qualità della vita di tutto il pianeta. I principali obiettivi e le fondamentali risorse della Città-Mondo definiscono il quadro di un’apertura che ha bisogno di essere tradotta in un programma politico. Si possono citare la messa in crisi delle gerarchie di genere e di età, la riduzione drastica delle diseguaglianze, gli standard di equità sociale declinati in termini di formazione e abitazione e salute, il raggiungimento di emissioni zero, il policentrismo urbano, il superamento delle gerarchie spaziali città-campagna e centro-periferia e natura-cultura. Finalità sociali che, perseguite come vita politica della metropoli, consentono di raggiungere la partnership piena con altre Città-Mondo.
Questi e altri obiettivi strategici potranno essere perseguiti solo se si darà luogo a un ripensamento completo delle funzioni della città. Le città sono ancora fin troppo fondate sui princìpi della polis greca, cioè la Città-Stato. Ma quei princìpi erano basati su gerarchie spaziali e sociali oggi totalmente anacronistiche, quali il primato della città sulla campagna, del maschio sulla femmina, dell’anziano sul giovane, della rendita sul lavoro, del cittadino sullo straniero, della guerra sulla pace.
La fondazione delle Città-Mondo può minare dalle fondamenta quel modello a partire dall’architrave principale: la politica. 
La politica ha avuto una funzione essenziale nel governo della città. La parola stessa, politica, viene da polis. In quanto politica fondata sulla struttura di una città localizzata e chiusa, è inadeguata a governare gli ambiti sociali del nostro tempo aperto e connesso. Se priva di complesse relazioni con il resto del mondo, la città diventa uno spazio angusto, un cortile che imprigiona. Senza quel mondo, che coincide con il pianeta, la città rischia di ridursi alla mitologia autocentrata e reclusa che nel contemporaneo ama definirsi sovranista.
La politica fondata sulla Città-Stato diviene così il governo del passato. La forma storica da prediligere e perseguire nel presente non è più la polis o la Città-Stato, ma la Città-Mondo.
E i princìpi di governo societario non possono più afferire alla politica dell’isolamento dell’antica città e degli Stati che si escludono reciprocamente, ma alla politica planetaria.
Le città del pianeta sono a questo punto più che il nostro futuro: sono già il presente.

BEPPE SALA (estratto dal libro Società: per azioni)

LA NOSTRA REPLICA: “Sala ha preso un granchio”

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