Le 7 leggende metropolitane più popolari a Milano

Strade, luoghi e anfratti del tessuto urbano avvolti in aloni di mistero

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Credits: @laura.nascimbene toro galleria

Tutta l’Italia è colma di piccoli misteri, leggende metropolitane e aneddoti legati ad alcuni monumenti o decorazioni cittadine. Questo è risaputo soprattutto per paeselli di provincia e luoghi non esattamente popolati, certo, ma è pur vero che anche in grandi città come Napoli, Roma o Torino vi sono delle credenze che alcune zone si portano dietro, alimentate negli anni come un lento fuoco per cui il passaparola non può che accrescerne la fama. Neanche a dirlo, Milano non è da meno. Vediamo dunque quali sono quelle più cariche di mistero e curiosità leggendarie.

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Le 7 leggende metropolitane più popolari a Milano

# I tre giri sul toro “portafortuna”

Credits: @laura.nascimbene
toro galleria

La Galleria Vittorio Emanuele II, il passaggio pedonale che collega piazza Duomo con piazza Scala, è caratterizzato da uno sfarzo di elementi, colori e richiami ad altre culture o città italiane. Tra queste si ricorda anche Torino, città sabauda prima capitale d’Italia, grazie al toro rappresentato in un bellissimo mosaico. Da anni l’animale richiama milanesi e turisti da ogni dove per compiere il rito scaramantico: tre giri sugli attributi del toro col tallone del piede destro. Le dicerie nel corso degli anni sono state diverse in merito a questo rito, dalla fertilità per le donne, al garantirsi una seconda visita a Milano fino al buon auspicio per il nuovo anno. Qualunque sia il motivo del rito quello che è certo è che l’attrazione attira un altissimo numero di persone disposte a mettersi in coda per compierlo.

# Il sederino d’oro delle sirene 

Credits: @ireromaniells
Ponte delle Sirene

Realizzato su progetto dell’architetto Francesco Tettamanzi e inaugurato nel 1842, quando a Milano comandavano ancora gli Asburgo, il Ponte delle Sirenette (primo ponte in ferro mai realizzato in Italia) si trovava originariamente sul naviglio che scorreva in contrada San Damiano, nel punto che oggi collega via Borgogna e via Pietro Mascagni attraversando via Uberto Visconti di Modrone. E lì ci è rimasto per ben ottantotto anni, fino al 1930, quando l’interramento della Cerchia dei Navigli ha costretto il ponte a trasferirsi nell’attuale location di Parco Sempione.

Le storie e le leggende che circondano il Ponte delle Sirenette si riferiscono soprattutto al primo periodo. Quasi subito, infatti, le sirene di ghisa che adornavano e adornano tutt’ora i quattro angoli del ponte diventarono molto popolari tra i giovanotti milanesi, date le loro curve particolarmente generose. Si narra, infatti, che tra i maschietti del tempo ci fosse l’usanza di toccarne i seni o il sedere come rito propiziatorio in vista di un appuntamento galante. Le chiamavano le “sorelle Ghisini“, perché fatte di ghisa, o ancor più scherzosamente “i sorei del pont di ciapp” (sorelle del ponte delle chiappe), in onore del didietro non meno prosperoso del davanti.

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Un’altra leggenda legata a questo punto è che chi si bacia qui non verrà mai tradito. Sarà vera?

# Le streghe di Piazza Vetra

Tra le più antiche testimonianze di streghe a Milano appaiono gli atti del processo a Sibilla Zanni e Pierina Bugatis, condannate alla pena capitale nel 1390 e arse in piazza Sant’Eustorgio perché accusate d’aver partecipato a dei “sabba”, messe nere nella zona dell’attuale Porta Romana, ove un tempo c’era una foresta, e precisamente in via Laghetto 2, dove la leggenda posiziona la residenza di una fattucchiera che comandava altre streghe del Verziere. L’esecuzione più famosa che la storia ricorda fu quella di Caterina dei Medici, e questo era il luogo dove veniva condotto chi veniva accusato di stregoneria e torturato perché confessasse i suoi malefici. Una volta estorta la confessione la malcapitata veniva bruciata viva davanti alla folla che acclamava giustizia e scalpitava per vedere una strega arsa viva sul patibolo. Il patibolo si trova dove ora c’è la statua di San Lazzaro Martire, e non lontano da lì il contrappasso ci regala un’altra perla di storia medioevale. Pietro da Verona, ovvero il frate boia delle suddette streghe, nella statua viene raffigurato proprio con una bella spada conficcata nel suo cranio, secondo quella che sarebbe stata la sua fine.

# I resti dei Re Magi

Credits: @alessia_dimo_
Basilica Sant’Eustorgio

Sempre nella Basilica di Sant’Eustorgio sono custodite alcune reliquie dei Magi, o meglio, il pesante sarcofago che le trasportò fino a lì. Pare che il carro su cui viaggiavano le reliquie fosse troppo pesante, tanto che i buoi si fermarono in Porta Ticinese, non riuscendo ad arrivare a destinazione. Eustorgio, che allora era il vescovo di Milano decise che non era un problema: se le reliquie non fossero andate alla Basilica sarebbe stata la Basilica ad andare alle reliquie, e nel punto in cui i buoi si erano piantati fece costruire quella che oggi conosciamo come la chiesa che porta il suo nome. Le reliquie furono poi trafugate per ordine di Federico Barbarossa, che se le fece portare a Colonia. Nel 1906 il Cardinal Ferrari riuscì a farsene restituire una piccola parte, che adesso è conservata in un’urna. La presenza dei Magi, o di quel che ne rimane, si può notare anche dal fatto che sulla punta del campanile di Sant’Eustorgio, al posto della croce, c’è una stella a otto punte, simbolo della cometa che guidò i Magi a Betlemme.

# Le ossa di San Bernardino

Chiesa di San Bernardino alle Ossa. Credits: @lavy.92 IG

Nel centro storico della città, all’ombra della parrocchiale di Santo Stefano, vi è un luogo dai tratti macabri e misteriosi. È la piccola chiesa di San Bernardino alle ossa, un antico ossario costruito nel 1268 dalla Confraternita dei disciplini e oggi importante luogo di culto per i vecchi milanesi. Migliaia di teschi, tibie e altri resti umani a decorare le pareti con fare artistico in composizioni di croci trattenute da sottili reticelle. E, in alto, i crani che osservano in silenzio i fedeli e i turisti. Tutto questo accade a Milano, da molti, moltissimi anni. Nonostante la sua lunga storia secolare fatta da vicissitudini di morte, distruzione e ricostruzioni, San Bernardino alle ossa resiste tuttora nel tempo insieme alle sue spoglie mortali, le quali adornano per intero le superfici verticali interne alla cappella. Ma da dove vengono tutte quelle ossa? C’è chi dice che siano i resti provenienti dai cristiani uccisi dagli eretici prima del Mille, forse santi o martiri, magari gli appestati manzoniani del 1630, o forse solo le ossa esumate dal vecchio ospedale della zona, soppresso nel 1652.

# La colonna del Diavolo

Credits: @duomo.viaggi
colonna del diavolo

Oltre al Duomo, la seconda chiesa più conosciuta di Milano è la Basilica di Sant’Ambrogio, dedicata proprio al santo patrono della città di Milano. Proprio a sinistra della Basilica c’è la Colonna del Diavolo, una colonna di epoca romana con due grossi fori ad altezza d’uomo. La leggenda della colonna del diavolo narra che una mattina Sant’Ambrogio incontrò Satana, il quale tentò di convincerlo a rinunciare al suo compito di vescovo. Sant’Ambrogio lo colpì con un calcio, facendolo sbattere con le corna contro la colonna. Il diavolo rimase incastrato nella colonna fino al giorno dopo, quando scomparve proprio all’interno di uno dei due fori.

# Il fantasma del Duomo

All’interno del Duomo sembra si nasconda un fantasma di una giovane donna scomparsa improvvisamente tra le guglie dell’edificio. Secondo una vecchia leggenda, questa dama misteriosa è il fantasma di Carlina, vissuta vicino a Como, a Schignano, dove si usava far vestire le spose a lutto, per ingannare gli uomini del feudatario del luogo, il quale aveva il diritto di consumare la prima notte di nozze con le giovani appena sposate (il famigerato ius primae noctis). Fu così che un giorno, una nebbiosa e fredda giornata di Ottobre, Carlina si sposò con Renzino avvolta nel suo abito nero e partirono verso Milano per il viaggio di nozze. Decisero prima di salire sul Duomo immerso nelle nebbia, tra le statue e le guglie che fecero aumentare l’ansia di Carlina che si era concessa ad un giovane straniero prima delle nozze, rimanendo incinta. La giovane decise però di non dire nulla al futuro sposo Renzino facendogli credere che quel figlio fosse suo, ma in quel momento, avvolta dalle nebbie con quelle figure sinistre, lasciò la mano dello sposo e cominciò a correre in preda ad un attacco di panico dovuto al peso che portava nel cuore, cadendo nel vuoto inghiottita dalle guglie del Duomo.

Continua la lettura con: Il ponte delle SIRENETTE al Sempione: la storia del ponte dell’ “amor eterno”

CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).