Vocaboli ed espressioni alquanto famose, di cui però non tutti conoscono il significato.
Le PAROLE SIMBOLO simbolo del DIALETTO MILANESE
# I tre cavalieri del dialetto milanese
Fior di letterati, drammaturghi e poeti di Milano hanno dedicato ampie pagine agli studi del dialetto milanese come ad esempio Bonvesin de la Riva (1240-1315), Carlo Maria Maggi (1630-1699) e Carlo Porta (1775-1821) contribuendo in modo determinante all’evoluzione linguistica e letteraria dell’idioma di Milano. Per fortuna ancora oggi, nonostante il lumbard sia un dialetto meno diffuso di altri più utilizzati ci sono una serie di vocaboli ed espressioni alquanto famose, di cui però non tutti conoscono il significato.
# Vada via i ciap
Cominciare con un vaffa non è propriamente scrivere da galantuomini, se non fosse che l’espressione qui sopra è probabilmente la più famosa del dialetto milanese. In soldoni, se siamo stati coinvolti in una discussione o un litigio o più semplicemente vogliamo mostrare la direzione di quel famoso paese al nostro oppositore, vada via i ciap è un modo come un altro per invitare il suddetto a vendersi il posteriore.
# Bauscia
Alias, il tifoso nerazzurro per antonomasia. Il significato originale della parola è sbruffone, spaccone, ma nel XX secolo fu affibbiato prevalentemente ai tifosi dell’Inter anche per corsi e ricorsi storici che partono dal borghese movimento artistico futurista di inizio secolo (infatti il primo logo nerazzurro lo ideò un pittore futuristi, Giorgio Muggiani.) Come contraltare degno di una stracittadina, invece, il tifoso rossonero veniva identificato con i ceti sociali di rango inferiore, da cui l’altrettanto spassoso soprannome casciavit, il cui significato è facilmente intuibile.
# Tusa
La ragazza. A cui spesso si antepone il vezzeggiativo bela tusa, chiaro tentativo dei milanesi di qualche anno di attaccar bottone con qualsiasi signorina dall’aspetto caruccio che si trovasse a passare vicino a loro. Ricordo inoltre che qualunque u all’interno di una parola in dialetto milanese viene spesso prolungata (es. Bela tuuuuusa!)
# Müchela!
Chiudi il becco! Müchela!, rigorosamente scritta con il punto esclamativo accanto è probabilmente una delle espressioni più simpatiche che stanno sparendo dalla città di Milano. In soldoni serve per zittire il nostro contendente, intento molto probabilmente a raccontare un sacco di baggianate.
La sua particolarità è sicuramente la presenza del doppio puntino sulla ü, a mostrare una chiarissima influenza di stampo teutonico (come dimenticare, infatti il mitico Lothar Matthäus, che da queste parti ha lasciato fra noi interisti grandissimi ricordi.)
# Pirla
L’insulto meneghino per antonomasia, che però più che una parolaccia è un vero e proprio sfottò molto più leggero della maggior parte degli insulti dialettali italiani. Il termine è di origine incerta ma probabilmente deriva da pirlare variante di prillare, ovvero girare su sé stesso, e questo andrebbe a rafforzare la tesi di significato: pirla infatti è un qualcosa che si dice per prendere in giro qualcuno di poco sveglio, e un uomo che gira su se stesso come una trottola non da una grande immagine di sé. PS: di questa parola esiste anche la variante pistola, amatissima da un comico lombardo molto in voga negli anni ’80: Francesco Salvi.
Continua la lettura con: GAETANO SBODIO: il guerrigliero del dialetto
CARLO CHIODO
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