Avete presente quegli articoli in cui si parla della bellezza di alcune zone o vie della città, dei colori dei quartieri e dell’atmosfera di festa che vi si respira? Bene, questo che state per leggere non è quel tipo di articolo. E siamo certi che i detrattori di Milano, coloro che la dipingono ancora brutta e inospitale, si troveranno perfettamente d’accordo con ciò che troveranno scritto.
Se non fosse che qui oggi non ci riferiamo alla bruttezza in senso lato, ma al fatto che vi siano alcune vie che per oscurità ambientale, lavori o quant’altro sembrano a tutti gli effetti strade tristi. Che dite, andiamo a leggerle assieme?
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Le vie più tristi di Milano
# Via Forze Armate, la più a buon mercato
Il quartiere Forze Armate, facente parte della zona 7, è un’area che sta vivendo un periodo di riqualificazione e di espansione grazie a una serie di interventi messi in campo dal Comune. E meno male, perché tutto o quasi ciò che ruota attorno a queste vie non ha certo mai brillato per allegria. Siamo nella periferia ovest di Milano, a destra di Baggio e a sud di Quarto Cagnino, in un’area che è stata col tempo ribattezzata Sella Nuova.
Oggi, Forze Armate si configura come un tessuto urbano di grande interesse dal punto di vista immobiliare, particolarmente attrattivo anche per i giovani e per chi vuole restare in città trovando una casa a prezzi contenuti, tra i più bassi di Milano. E per fortuna, grazie agli interventi di cui sopra, si sta rendendo sempre più piena di quel verde che è sempre mancato.
# Via Zurigo, la più abbandonata
Non ce l’abbiamo con questa zona, eh. Ma la vicina di casa più famosa di Forze Armate, ovvero via Zurigo, resta famosa per l’oscurità dei suoi palazzi grigi e per lo stato di abbandono e trascuratezza dei vialetti invasi dalle siepi, per aree giochi abbandonate e per un generale senso di degrado che, per fortuna, negli ultimi anni sta venendo meno con importanti opere di riqualificazione urbana. Anche qui, come sopra, il verde si sta prendendo le sue lente rivincite sul grigio.
# Via Molino delle Armi, dalle stelle alle stalle
Per la serie, non spariamo solo sulla periferia. Molino delle Armi, pieno centro storico di Milano, è il toponimo che fu assegnato nel lontano 1865 a questa via perché qui esisteva un antico mulino, la cui funzione era di arrotare armi di cui Milano era capitale europea per antonomasia (non per niente esistono ancora via storiche come Negroli o Missaglia, intitolate a famiglie nobili di armaioli milanesi).
Lungo il fossato interno scorreva l’acqua che serviva per forgiare a freddo lame e spade di vario tipo. Nelle ultime decadi, questa bellissima via del cuore di Milano è stata tartassata da una miriade di cantieri e lavori residenziali/stradali che si sono espansi tra Santa Sofia, San Calimero e Sforza-Policlinico. Con inevitabili ripercussioni di traffico, rumori e quant’altro
# Viale Omero, buio e sperduto
Uno dei capillari finali di quella grande arteria stradale che, all’inizio del XX secolo, partiva da Piazzale Durante (Casoretto) tagliando da nord a sud la parte orientale di Milano, terminando con Corvetto e le cascine di Nosedo. Una zona dove un tempo si veniva solo per andare a ballare al Borgo del Tempo Perso, oggi abbandonato e in stato di rovina degna di un rudere di campagna.
In Viale Omero, buio e sperduto capolinea del bus 93, vale la regola che sta lentamente abbattendo il grigio di Zurigo/Forze Armate. È infatti dal lontano 2003 che grazie alla giunta Albertini sia Piazzale Gabrio Rosa che lo stesso viale, un tempo dobbiamo dirlo molto molto tristi, sono state riqualificate con un doppio alberato degno dei vialoni del centro città.
# Via Harar, il divario tra ricchi e poveri
Ovvero, lo spartiacque del quartiere di San Siro. Via Harar taglia infatti a metà la zona nord del quartiere celebre per lo Stadio Meazza dalla zona sud. Ma, mentre a nord ci sono palazzoni super curati e attici degni di vip e calciatori, la zona sud presenta ancora quei caseggiati popolari non molto diversi da quelli visti in altri periferie e, conseguentemente, è abitata da persone che non possono certo permettersi il tenore di vita dei dirimpettai nella parte superiore.
Via Harar rappresenta una delle poche zone di Milano dove la spaccatura borghese/popolare è pressoché netta. Forse, l’unica via che presenti una tale discrepanza è la prossima di cui vi parlo.
# Via Salomone, la più grigia della città
Via Salomone è infatti uno stradone che parte da piazzale Ovidio e rappresenta la cugina meno nobile di via Mecenate, periferia sud-est di Milano a due passi dall’aeroporto di Milano Linate. Infatti, mentre sul lato est di via Mecenate ci sono case e condomini curati riempiti di verde in ogni angolo, oltre gli Studi della Rai ci imbattiamo nelle vie Quintiliano, Ungheria (capolinea del tram 27) e appunto Salomone, con la presenza di un paio di microaree di appartamenti e palazzi per famiglie benestanti, ma dove la maggior parte dei caseggiati sono edifici vecchi e popolari. Come la storica Trecca, probabilmente uno dei comprensori popolari più grigi di tutta Milano.
# Viale Monte Ceneri e il Ponte della Ghisolfa
Alias, la via sotto il ponte urbano più brutto che abbiate mai visto, e su questo non possiamo mentire neanche un briciolo. Viale Monte Ceneri è, infatti, un vialone di collegamento con molto traffico di autobus e veicoli, che imboccano via Mac Mahon per entrare dopo aver passato il ponte Palizzi a Quarto Oggiaro o si spingono più avanti per prendere viale Certosa e raggiungere le tangenziali. È oggettivamente un ponte che non ha nulla di estetico. Originariamente chiamato Cavalcavia Bacula, è noto a tutti come Ponte della Ghisolfa.
Pillola storica: proprio qui si trovava il circolo anarchico della Ghisolfa da cui proveniva il ferroviere Giuseppe Pinelli, morto in circostanze a dir poco misteriose volando giù in una notte di nebbia da una finestra della Questura di Milano, all’epoca sita in piazza Fontana.
Errata corrige: la Questura di Milano ha sempre avuto sede in via Fatebenefratelli, in piazza Fontana è posta invece la lapide in memoria di Giuseppe Pinelli.
Continua a leggere con: Via CUSANI è la prima via di Milano
CARLO CHIODO
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La questura di Milano dove è morto Pinelli era (ed è) in via Fatebenefratelli. In piazza fontana c’è stata la bomba ed è stata messa la lapide di Pinelli come tredicesima vittima.
Il cavalcavia intitolato ad Adriano Bacula, aviatore ed eroe della prima guerra mondiale, è il prolungamento dello storico preesistente ponte della Cui sopra che inizia in piazzale Lugano e termina all’incrocio tra Viale Monte ceneri e via Mac Mahon. Di notte il cavalcavia è chiuso al transito, l ponte della Ghisolfa no.
Dici di essere milanese e non sai che la Questura e’ sempre stata in Via Fatebenefratelli, dove, come ha scritto chi mi ha preceduto, si trova tuttora.
Invece, come ogni milanese ben sa, in Piazza Fontana c’era la Banca dell’Agricoltura, devastata nel 1969 da una bomba e primo attentato terroristico di quelli che poi furono definiti gli anni di piombo.
Abito nella zona forze armate/via Zurigo. Non mi risulta che siano zone così tristi. Milano è piena di zone molto più tristi e degradate, vedi via Padova, Giambellino, piazza Tirana, alcune traverse di Lorenteggio. Mi sa che l’autore dell’articolo non la conosce proprio Milano. Fatti un giro per la città!
Come vi siete permessi ad associare il bar dei miei nonni ad un titolo così brutto.
E lo avete pure messo come copertina di questo articolo.
Il Bar dei miei nonni è diventato un vero e proprio edificio storico.
Ed è così bello vederlo in mezzo a case più moderne.
Non mi sta bene che avete associato al mio bar alla parola “triste” perché non c’è nulla di triste.
A prima vista il bar dei tuoi nonni sembra l’unica cosa bella di quello sfondo orribile. nel vedere quella foto mi viene in mente un film “scusate se esisto” in cui si parla di un palazzo simile e delle peripezie per renderlo accettabile.
Chi ha scritto l’articolo non conosce affatto Milano: Forze Armate non è affatto una zona triste, semmai racchiude molto del passato, della storia di Milano. In via Zurigo abitava mia cugina e…idem, non c’è nulla di triste, e via Molino delle Armi è ricca di struggente malinconia. Mi associo poi alla signora Irene, che parla del bar in copertina Cara signora Irene, sapesse quante volte ho preso il caffè in quel dolcissimo barettino !
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