Secondo le intenzioni del Comune sarebbe dovuto essere uno dei tasselli utili a centrare gli obiettivi del Piano Casa con orizzonte 2025 e a contribuire nella riduzione del caro affitti in città anche nel breve termine. Per ora lo stop alla richiesta più importante.
LIMITI agli AFFITTI BREVI per abbassare gli AFFITTI LUNGHI? Il Governo BOCCIA il Comune
# Primo stop alla richiesta del Comune di Milano
Uno degli interventi legislativi richiesti al Governo da parte del Comune di Milano per ottenere i risultati sperati dal Piano Casa 2025 era quello di una legge che consentisse di gestire e limitare a livello locale il numero degli affitti turistici, come succede già a Venezia e per gli appartamenti di proprietà di società. Nel vertice tenutosi il 6 giugno a Roma non è stato raggiungo l’accordo tra Stato e Città Metropolitane sulle richieste dei comuni, con Milano capofila, riguardo le integrazioni alla proposta di regolamentazione degli affitti brevi del Ministro al Turismo Santanché. Nella bozza si prevede una possibile limitazione a due notti di permanenza negli appartamenti gestiti attraverso piattaforme come Airbnb. Secondo l’Assessore alla Casa Maran “il limite delle due notti indicato nella proposta del Governo è insufficiente ad arginare il fenomeno degli affitti brevi“. La strada dell’esecutivo è quella di introdurre una normativa nazionale e non di una ad hoc per Milano, come appunto quella in essere nel capoluogo veneto.
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# L’obiettivo principale è ridurre il numero delle licenze
L’obiettivo principale da parte del Comune di Milano è però quello di limitare il numero di licenze disponibili ai possessori di immobili, soprattutto nelle zone centrali lasciando maggiore libertà in quelle periferiche, per rendere disponibili sul mercato più appartamenti a chi è in cerca di affitti a lungo termine, come studenti e lavoratori, e per ridurre contestualmente i canoni di locazione. Sempre Maran spiega nel dettaglio le richieste di Palazzo Marino: “La Giunta comunale chiede un limite alle licenze per gli affitti brevi per ogni singolo proprietario di case. Ad esempio, se una persona possiede 10 appartamenti, potrebbe metterne solo uno nella piattaforma di Airbnb mentre gli altri dovrebbe proporli per affitti lunghi a lavoratori o studenti. Una proposta che ha provocato solo una tiepida reazione del fronte governativo, preoccupato di non limitare o ledere troppo il diritto di proprietà.”
# I prossimi passi
Si attende quindi una nota da parte delle Città Metropolitane contenente di nuovo le richieste portate in discussione e una successiva nuova bozza da parte del Ministero del Turisimo. Le distanze al momento sono marcate. Alcuni segnali di apertura sulla possibilità di limitare il numero di licenze ci sono stati, mentre nessuno sulla richiesta dei Comuni di applicare delle zonizzazioni per ridurre la pressione in alcune zone a rischio di sostituzione abitativa.
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FABIO MARCOMIN
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