Sono tanti i luoghi romani che incuriosiscono e il Monte Testaccio è proprio uno di questi. Scopriamo insieme le origini del suo nome
Lo straordinario MONTE fatto di COCCI
# Mons testaceus, il monte fatto di coccio
Con un perimetro di 700 metri, altezza di 45 metri per un totale di 22.000 metri quadrati, il Monte Testaccio è conosciuto per una sua caratteristica alquanto curiosa. Il Monte prende il nome da una parola latina, mons testaceus, dove testae fa riferimento a “tegole”, “anfore” o “cocci”. Quindi, letteralmente significa “monte fatto di cocci”. La domanda sorge spontanea: il monte è veramente fatto di cocci? La risposta è sì.
# Composto di cocci di antiche anfore
Tutti questi cocci provengono dai numerosi frammenti d’anfore destinate al trasporto di olio che, una volta svuotate non potevano più essere utilizzate per altri generi alimentari perché non smaltate all’interno. Quindi, esse venivano scaricate e accumulate sulla riva del fiume Tevere. Questa pratica si svolse a partire dal periodo augusteo (dal 27 a.C al 14 d.C) fino alla metà del III secolo.
Oltre 25 milioni di cocci hanno dato forma a quella che oggi è la collina artificiale che prende il nome di Monte Testaccio.
# Dal Carnevale alla Via Crucis
Di questo Monte, oltre ad essere ricordato per essere la discarica di milioni frammenti di anfora, ricordiamo anche una pratica alquanto macabra che veniva svolta lungo i suoi versanti. Durante il carnevale, in epoca medievale i romani si divertivano nell’allestire giochi crudeli e cruenti come le tauromachie e la più popolare “ruzzica de li porci”, in cui venivano spinti degli animali giù dal monte, come maiali o tori, e infine trafitti. Dal XV secolo in poi, Papa Paolo II spostò la festa in via Lata e il Monte Testaccio divenne solamente il punto di arrivo per la Via Crucis del Venerdì Santo.
Fonte: In Italia Magazine
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SELENE MANGIAROTTI
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