Una delle personalità più strane ed eccentriche della storia di Milano è senz’altro Luisa Amman, nobildonna, amante dell’arte, al punto da voler diventare lei stessa un’opera, come nel 1913, quando in un ballo in costume a Roma, si presentò vestita d’oro, con un pavone al guinzaglio.
LUISA AMMAN: un’OPERA d’ARTE di Milano
# Una ragazza fragile e misteriosa
Nacque a Milano il 23 gennaio 1881, figlia di un ricco imprenditore del settore del cotone, Alberto Amman (la madre si chiamava Lucia Bressi), aveva una sorella, Francesca, maggiore di qualche anno. Sin da bambina dimostra, malgrado la forte timidezza, di interessarsi a personalità potenti ed istrioniche, come Luigi II di Baviera, l’attrice Sarah Bernhardt e la figura femminile del Risorgimento, Cristina Trivulzio di Belgioioso (milanese pure lei).
A 15 anni Luisa e la sorella perdono il padre, poco dopo la madre, così rimangono sole e ricchissime. Le due ragazze sono cresciute dagli zii paterni, entrano nel mondo dello sport, ma soprattutto in quello dell’arte. Luisa ha una bellezza imperfetta e cupa e la timidezza fa di lei una figura tanto fragile quanto misteriosa. A 19 anni sposa il Marchese Camillo Casati Stampa di Soncino: alla famiglia Amman mancava l’ascendente nobile, agli Stampa il denaro, quindi è un connubio perfetto. Il viaggio di nozze lo fanno a Parigi, nel bel mezzo della “Exposition”, che cambierà la capitale francese e l’approccio della Amman con la bellezza, l’arte e la cultura.
# Con D’Annunzio diventa Kore
Luisa iniziò a diventare una donna dalla raffinata stravaganza, il marito la asseconda nelle sue passioni verso l’arte e la mondanità; ebbero poi una figlia (Cristina) ma alla Marchesa milanese mancava qualcosa. Si allontana dal marito e conosce Gabriele D’Annunzio: Luisa ha 22 anni, il Vate 40, inizia tra loro un amore intensissimo, lui le “regala” il soprannome di “Kore”, ovvero Persefone, la dea minore degli inferi, regina dell’oltretomba. D’Annunzio la fa entrare nel mondo dell’arte dalla porta principale, così la Amman inizia una metamorfosi che la trasformerà in una vera opera, creandosi una maschera caratterizzata da un trucco macabro ispirato alla principessa di Belgioioso, dai capelli rossi di Sarah Bernardt e dagli abiti originali e audaci di Virginia Oldoini Verasis, nobile fiorentina.
Luisa Amman trasforma le proprie case in musei ricchi di opere d’arte, tra l’altro lei era anche una appassionata collezionista. Architettonicamente rende le proprie abitazioni stravaganti, con un arredamento caratterizzato dal bianco e dal nero.
# Un’opera d’arte vivente
Veste perle inanellate in fili che arrivano fino a terra, strisciando sui ludici pavimenti. Si incipria il volto di bianco, con lunghe sopracciglia nerissme e i capelli rossi, il tutto reso ancor più spettacolare dai suoi occhi grandi e verdi. Passeggia con due cani (uno bianco l’altro nero) oppure tenendo al guinzaglio un ghepardo. È ormai una donna che fa tendenza, ora si direbbe influencer, e sono molte le signore che tentato di imitarla nel look.
E il marito? E la figlia? Sembra averli dimenticati, tutta presa com’è da quel personaggio che si è creata, da quella maschera, che la farà diventare musa dei futuristi, da Carrà a Depero, da Marinetti a Balla. Conosce nuovi amori, come Kees Van Dongen e Augustus John. Inizia a viaggiare in modo quasi ossessivo e, sulla carta d’identità, oltre a sottrarsi diversi anni di età, al posto della foto ci mette un piccolo dipinto relativo ad un proprio ritratto. Ma il troppo stroppia, il lusso è molto costoso ed in poco tempo Luisa Amman azzera le disponibilità economiche: è costretta ad andare a vivere in Inghilterra, dove abita la figlia, ma i rapporti con la ragazza non sono buoni. Rimarrà povera e sola a Londra, dove morirà il 1 giugno 1957.
FABIO BUFFA
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