In origine doveva essere la metropolitana arancione, la M6 pianificata durante l’amministrazione Moratti e prevista dall’Assessore ai Trasporti Carlo Masseroli nel PGT e PUMS del 2010 con orizzonte 2030, che immaginava 11 linee M tra metropolitane e metrotranvie.
M6: la favola della metropolitana ROSA
La linea M6, escluso un secondo passante, sarebbe probabilmente l’ultima linea metropolitana radiale necessaria per Milano che andrebbe a raggiungere alcuni bacini di popolazione non coperti dal trasporto pubblico veloce.
Da Masseroli a Maran: la linea diventa rosa
La linea M6 dovrebbe fungere, nelle intenzioni del Comune, da collegamento tra la periferia nord-ovest e quella sud-est di Milano, passando per il centro della città. Nel piano del 2010 la linea prevedeva 37 fermate (tra le quali Quarto Oggiaro, viale Certosa, Pagano, Porta Genova, piazza XXIV Maggio, Porta Romana, via Lombroso, Ponte Lambro).
Il progetto di base prevedeva che il percorso insista attorno all’area di Certosa-Rho fiera-Stephenson e sotto l’asse del Sempione, con direzione Noverasco o Ponte Lambro. Il nuovo progetto della linea, ora colorata di rosa, dopo avere intersecato Domodossola FN-M5, scenderebbe verso il nodo di Cadorna e poi avrebbe due possibilità, o incrociarsi a Missori con la M3 o con la linea verde, per poi passare dalla fermata dello spicchio di “circle-line” Tibaldi e infine avrebbe due alternative: andare fino a Noverasco verso sud lungo Ripamonti oppure fino a Ponte Lambro incrociando la M3 a Rogoredo. In questo modo verrebbero coperte l’area Quarto Oggiaro-Certosa-Sempione a nord ovest e quella del municipio 5 a sud che attualmente risultano del tutto prive di fermate della metropolitana (in tutto il municipio 5, tra i più estesi di Milano, al momento c’è sola una fermata della metro: Abbiategrasso).
Terminata la linea M4, contestualmente agli altri prolungamenti del sistema metropolitano milanese, la M6 dovrebbe essere in cima alla lista delle future opere di nuova realizzazione e avere già un progetto definitivo entro il 2022-2023. Perchè questo limite temporale? Altrimenti non aprirebbe prima del 2030.
Per ora la linea rimane solo una favola, anche se forse si è aperto uno spiraglio
La linea probabilmente non vedrà mai la luce o comunque del progetto non se ne parlerà prima del 2030, in base alle indicazioni del PUMS, ovvero quando tutti i prolungamenti previsti saranno stati realizzati. Solo in quel momento è previsto che possa essere prodotta la famigerata analisi costi-benefici, per valutare la sostenibilità dell’investimento nel tempo, e ricevere il sempre necessario beneplacito e impegno economico dello stato, almeno alle condizioni attuali di governo in cui si trova Milano.
Una proposta del consigliere Biscardini al Comune è quella di una soluzione low cost rispetto all’originale con lo sbinamento del ramo a sud della M1. In questo modo sarebbero sfruttati i quasi 7 km di tunnel del ramo Pagano/Baggio e la parte nuova misurerebbe solo circa 9 km, con l’ultimo tratto, dal capolinea del 24 fino a Macconago, da realizzare anche in superficie. L’assessore ai Trasporti Granelli ha ammesso che il sud Milano ha bisogno di un trasporto pubblico veloce e che verranno valutate delle ipotesi, ma ad oggi non c’è nessuna novità.
La domanda sorge spontanea: la Milano internazionale, capitale del fashion, della finanza, dell’industria, del design e di tutto quanto la aiuta a produrre oltre il 10% del PIL nazionale, contando solo il perimetro comunale, perchè non può e non riesce a decidere se realizzare un’infrastruttura importante per il suo territorio senza l’approvazione e i finanziamenti statali?
Perchè non ha la libertà di scegliere come spendere quanto i cittadini le versano in imposte e tasse: ovvero le manca autonomia gestionale e finanziaria al pari delle altre città-stato europee che possono realizzare sistemi metropolitani diffusi su tutto il territorio in tempi estremamente più rapidi rispetto a Milano.
Continua la lettura con: 5+1 cose che non sapevi sulla metropolitana rosa
FABIO MARCOMIN
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