Il dollaro sta registrando i massimi di tutti i tempi. il Dixie, l’indice più usato nel mondo che indica quanto vale il dollaro nei confronti di un paniere di valute estere, sta segnando nuovi massimi in una corsa che appare sfrenata. Ma cosa significa questa galoppata del dollaro?
Tra gli esperti mainstream, della “corrente di pensiero dominante”, prevalgono due spiegazioni. La prima è la teoria della “camicia più pulita tra quelle sporche”, ossia che l’economia americana è quella che va meno peggio tra tutte le economie che in questo momento stanno andando a rotoli. Quindi l’andamento della valuta indica un esodo dei capitali negli asset in dollari. La seconda spiegazione è che la FED con alti rendimenti dei treasury bond (i titoli di Stato americani) attrae capitali dall’estero.
La realtà è diversa. Nasce all’interno del sistema euro-dollaro.
Il punto del sistema euro-dollaro è che i dollari vengono creati on shore negli Stati Uniti e off shore dalle banche internazionali che possono creare dollari emettendo obbligazioni in dollari. Il dollaro non è una moneta americana ma è la moneta del mondo. Qualunque andamento anomalo del dollaro è indice di uno stress di sistema: la forza del dollaro è un parametro che mostra lo stress di un sistema in cui le condizioni di liquidità globale non sono più ottimali.
Quando il dollaro si impenna è un segnale di allarme rosso, o di dollar shortage: vale così tanto perché diventa più difficile procurarselo. Ma essendo il dollaro la base di ogni rapporto, schianta tutte le monete, in particolare quelle dei paesi emergenti.
Questo sta accadendo con il rialzo dei tassi più intenso nella storia della FED. L’andamento del dollaro riflette l’emissione di debito di alta qualità (titoli di stato americani) che fa da garanzia all’emissione di collaterali che di fatto gonfiano il debito effettivo. Il collaterale rende sostenibile debiti pubblici insostenibili.
Questo processo sta procurando di nocivo che enormi parti del sistema finanziario rischiano di rimanere a corto di liquidità. Se nel sistema viene meno il sistema di garanzie legate al sistema monetario, l’effetto sarà di paralizzare il sistema finanziario internazionale, creando una crisi di liquidità che potrebbe portare i primary dealer a tirare i remi in barca, come successo in parte nel 2008: se nessuno si fida più di nessuno tutto resta congelato.
Ma rispetto al 2008 si sta verificando una situazione molto più pericolosa. Perché l’equivalente dei junk bonds, che venivano usati come collaterali sui mercati nel 2008, sono ora i titoli di stato del debito pubblico italiano, il terzo in valori assoluti dell’intero mondo. Titoli di stato italiano che stanno venendo utilizzati sempre più come garanzia per gli scambi internazionali: la presenza di debito italiano come collaterale di garanzia non è mai stata così elevata.
In una situazione del genere, quale potrebbe essere questo credit event? Che i titoli di Stato italiano potrebbero non venire ritenuti più affidabili. In questo modo, tutti quelli che possiedono questo collaterale si troveranno come quelli che detenevano i prodotti finanziari costruiti con i subprime ai tempi del 2008. Il BTP italiano potrebbe trasformarsi in titolo tossico, potrebbe non essere ritenuto più una garanzia nel sistema.
A quel punto ogni istituto, ogni operatore che usa titoli di stato italiani come garanzia o collaterale sarebbe costretto a bloccare la relativa operazione finanziaria e a sostituire il titolo tossico con un collaterale “buono”, cercando di piazzarlo sul mercato.
Con l’effetto di inondare il mercato di titoli a quel punto diventati tossici che nessuno vorrebbe più, il cui valore crollerebbe a zero, rischiando così di far saltare in aria non più solo singole istituzioni, ma interi settori. Se non addirittura gli stessi Stati.
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