È stata una delle personalità milanesi più incisive nel panorama dello spettacolo teatrale, della canzone e della radio. Il padre era professore universitario a Torino, mentre la madre era una nobildonna toscana. Parliamo di Maria Pia Arcangeli, nata nella nostra città il 23 gennaio 1918. Sin da ragazzina aspirava a fare l’attrice, una vocazione poco accettata dai famigliari, perché, allora, una donna dello spettacolo era vista come una “poco di buono”.
MARIA PIA ARCANGELI, “quella che canta le canzoni milanesi”
# Il primo lavoro alla Eiar a Torino
Studiò all’Università di Torino e, casualmente, venne a sapere di un concorso alla Eiar chiamato “L’ora del dilettante”, che si teneva proprio nella città sabauda. Partecipò con la canzone milanese “Lassa pur ch’el mund el disa”, brano di due meneghini doc come Alfredo Bracchi e Giovanni D’Anzi. È il 1938 e Maria Pia, per un anno, viene scritturata dalla radio di Torino. L’Arcangeli iniziò ad esibirsi negli spettacoli studenteschi, cantando canzoni popolari: per lei fu un’esperienza preziosa per entrare nel mondo della canzone dalla porta principale. Alla radio era conosciuta come “quella che canta le canzoni milanesi”. D’altronde non poteva che essere così, visto che per lei ebbe un innamoramento artistico proprio Giovanni D’Anzi, che le preparò diversi brani, tra cui “La gagarella del Biffi Scala” e “La guta”.
# Il debutto a teatro nella compagnia di Nuto Navarrini
Poi è la volta del teatro, con il debutto nel 1940 nella compagnia di Nuto Navarrini, per passare, un anno dopo, a quella di Nino Taranto.
Dicevamo dell’innamoramento artistico di D’Anzi, ma solo artistico…perché quello sentimentale arrivò da Carlo Minellono dei San Martino d’Arundello, in arte semplicemente Carlo Minellono, attore toscano che ebbe molto successo nella prima metà degli anni quaranta. Maria Pia e Carlo si sposarono e, nel 1946, ebbero il loro unico figlio, Cristiano, che diventerà uno dei più popolari autori di canzoni italiane: citiamo “Gocce di pioggia su di me”, “Comprami” e “Soli”.
Cristiano nacque ad Arona perché la Arcangeli e il marito decisero di “sfollare” da Milano al lago Maggiore. All’età di un solo anno, Cristiano perde il padre e la Arcangeli si ritrova da sola a crescere il bambino. Ma ciò non le impedirà di partecipare a diversi spettacoli, tra Gallarate e Varese, vicino a casa.
# Il cinema con Tognazzi e il ritorno alla radio con la trasmissione “Ciaciarem in cicinin”
Nel 1948 la troviamo al fianco di Ugo Tognazzi in “Notte a Venezia”, poi torna alla radio, conducendo, con Evelina Sironi, Fausto Tomei e Liliana Felman (tutti milanesi) la trasmissione “Ciaciarem in cicinin”, un programma che fece conoscere al grande pubblico sia la Arcangeli che la parlata milanese. Era un programma che lasciava molto spazio all’improvvisazione, a dimostrazione della grande sintonia tra i quattro conduttori.
La sua esperienza conta anche “Nonna Felicita” e “Felicita Colombo”, per poi passare al cinema con alcune pellicole come “La vita agra” e “La Celestina”. Era la metà degli anni Sessanta.
# Gli spettacoli al Derby e al Piccolo Teatro di Milano
Nel 1966 debutta al Derby Club al fianco di Walter Valdi, Evelina Sironi e tanti altri personaggi che hanno fatto la storia del divertimento milanese.
“Allora il Derby non era soltanto un luogo in cui si rideva, c’erano anche spettacoli, come quelli in cui era protagonista mia madre, in cui si chiacchierava e si interagiva col pubblico”, disse Cristiano Minellono in un’intervista di diversi anni fa.
Siamo appena oltre la metà degli anni sessanta e la Arcangeli va a Genova per recitare con Alberto Lionello e, un anno dopo, è al Piccolo Teatro di Milano. Fu una delle prime protagoniste del Festival della canzone Meneghina, un evento che attirava tantissimo pubblico e che sfornava talenti di prim’ordine.
Prima di chiudere l’attività artistica e di andarsi a riposare in Brianza, la Arcangeli recitò ancora con Pietro Mazzarella, Gino Bramieri e Rita Pavone. Memorabili furono le sue esibizioni al fianco di Erminio Macario.
Maria Pia Arcangeli morì il 12 dicembre 1999, ed è un vero peccato che Milano abbia un po’ trascurato questa figura carismatica e vivace dell’arte sotto la Madonnina.
FABIO BUFFA
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