Quanto ci manca Alboreto! Quanto ci manca la sua ironia, la sua tranquillità nel raccontare le corse e la sua classe nel condurre quei bolidi, che appassionano e spaventano. La vita e le gesta del più grande pilota italiano degli ultimi decenni.
MICHELE ALBORETO, il “pilota gentiluomo”
# L’ultimo pilota italiano ad aver vinto in Formula Uno sulla Ferrari
“Il mio primo testacoda? Avevo 16 anni, ero con la macchina di un mio amico, i miei genitori non lo seppero mai“. Era la fine degli anni ’80 e Michele Alboreto raccontava così la sua prima “impresa” sulle quattro ruote.
Quanto ci manca Alboreto! Quanto ci manca la sua ironia, la sua tranquillità nel raccontare le corse e la sua classe nel condurre quei bolidi, che appassionano e spaventano. Era nato a Milano il 23 dicembre 1956, è stato l’ultimo pilota italiano ad aver vinto in Formula Uno sulla Ferrari.
# L’amore per Nadia Astorri
Dopo il diploma di perito, entra in un’azienda milanese: lavoro e passione per i motori, ma ancor prima c’è stata la passione per Nadia (Astorri) che sposò e dalla quale ebbe due figlie, Alice e Noemi; una passione che non finirà mai….
“Abitavamo nella stessa via – disse Nadia in un’intervista negli anni duemila – avevamo compagnie in comune, ci innamorammo adolescenti con grande semplicità. Michele era già appassionato di motori, io di quel mondo non sapevo nulla, ma rimasi attratta dalla sua ironia, sottile, dalla solarità e dalla capacità di sdrammatizzare“.
# Le prime corse al campionato di Formula Monza
A vent’anni Alboreto partecipa al campionato di Formula Monza, per la “Salvati”, mentre a ventidue passa alla Formula Italia, dove si mette in mostra per le sue doti tecniche, che presto lo fanno passare alla Formula 3. Viene ingaggiato dalla scuderia Euroracing, alla fine del campionato arrivò secondo.
Nel 1979, sempre in F3, vince il titolo europeo, mentre nel 1981 si afferma al Gran Premio di F2 a Misano. Si fa le ossa nel campionato Sportprototipi, per entrare in F1 nel 1981: va alla Tyrrell, la prima stagione è avara di soddisfazioni, ma nel 1982 conquista quasi subito un buon sesto posto nel Gp del Brasile (diventato poi quarto per la squalifica di due piloti). Al Gp degli Usa-Ovest arriva ancora sesto e al GP di San Marino è terzo, ma l’inarrestabile bravura di Alboreto, presto, gli darà la soddisfazione della prima vittoria in F1, nella tappa di Las Vegas: risultati che gli consentono di chiudere la stagione all’ottavo posto nella classifica piloti.
# L’approdo in Ferrari e il secondo posto nel mondiale di Formula Uno del 1985
Nell’83, sempre con la Tyrrell, vince il GP di Detroit, malgrado una vettura tutt’altro che competitiva. Si fa notare da molte scuderie e nel 1984 approda alla Ferrari, segno della grande stima che il fondatore della scuderia di Maranello aveva per il pilota milanese. Nella prima stagione Alberto arrivò al 4° posto, ma nel 1985 lui e la sua “rossa” fecero sognare gli italiani: Alboreto diede vita ad un emozionantissimo testa a testa con Alain Prost (McLaren), vinto dal francese, con il milanese secondo nella classifica finale, con due vittorie (in Canada e in Germania), quattro secondi posti e un terzo. Michele Alboreto restò alla Ferrari fino al 1988, per tornare alla Tyrrell. Passò poi all’Arrows e alla Scuderia Italia.
Nel 1995 esce dalla Formula 1 e corre nel campionato Turismo tedesco, tornando alla vittoria il 15 giugno 1997 nella 24 ore di Le Mans, poi la sua carriera continua con alcuni buoni risultati a bordo dell’ Audi Sport.
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# La scomparsa in un test sulla pista di Klettwitz in Germania
Il 25 aprile 2001, mentre collauda un‘Audi R8 Sport sulla pista di Klettwitz in Germania, lungo un rettilineo esce di strada e compie un volo di diverse decine di metri. L’impatto col suolo è terribile e Alboreto morirà all’ospedale di Dresda.
Michele è stato il più grande pilota italiano degli ultimi decenni, sulla Ferrari ci fece sognare. Un italiano che fa sognare gli italiani correndo su una “rossa” … accadrà ancora?
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FABIO BUFFA
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