La gestione unificata ed autonoma delle grandi metropoli è un obiettivo importante a scala globale. Non esiste quasi Paese che non abbia perlomeno tentato di elaborare un quadro amministrativo specifico per le aree metropolitane, con esiti diversi ed alterne fortune.
Le difficoltà incontrate in questo percorso discendono in gran parte dal fatto che la reale dimensione delle metropoli di tutto il mondo trascende spesso e volentieri i confini amministrativi tradizionali e preesistenti.
Tali confini (municipali, comunali, provinciali, regionali, statali, distrettuali, di contea ecc.) sono il più delle volte inadeguati alle reali dimensioni e ‘forma urbis’ delle città, il più delle volte troppo ristretti, in alcuni casi troppo allargati. La questione è tutt’altro che banale in quanto questa difformità tra i confini amministrativi ex lege e quelli funzionali reali crea enormi complicazioni nella pianificazione delle infrastrutture e dei servizi, nella gestione delle risorse sul territorio e nelle politiche fiscali, con grande dispendio di tempo e denaro. L’Italia è in ritardo in materia di legislazione inerente le città metropolitane.
La legge di riferimento, la L.142/90 è stata redatta quando gestioni intercomunali delle aree metropolitane esistevano ormai in tutt’Europa e solo nel 2015 ha iniziato ad essere tradotta in pratica con la creazione delle Città Metropolitane. Ma in maniera del tutto deludente per due motivi essenziali:
1) La scorretta individuazione delle aree metropolitane, che ha riesumato obsolete perimetrazioni amministrative anziché creare ex novo nuove funzionali all’esistente;
2) La totale scarsità e confusione in materia di fondi e competenze fiscali, che minaccia di rendere le Città Metropolitane enti del tutto superflui ed impotenti.
Il caso di Milano, maggiore area metropolitana e ‘capitale economica’ d’Italia, tra le quattro più grandi metropoli e terza per prodotto lordo in UE, è emblematico.
Com’è noto l’Area Metropolitana Milanese trascende di molto i confini comunali. Trascende pure quelli provinciali, problema ulteriormente acuito con la creazione della Provincia di Monza&Brianza.
La Città Metropolitana era l’occasione ideale per rimediare a questo errore storico in un’area così importante e strategica. Ed è stata parzialmente persa con l’erronea decisione di far corrispondere con precisione manichea i confini della Città Metropolitana con quelli già da tempo inadeguati della preesistente Provincia di Milano, che non hanno senso alcuno: così facendo infatti la Città Metropolitana non comprende Monza e la Brianza, né l’area Busto Arsizio – Saronno – Gallarate – Malpensa; comprende invece in maniera assurda il Comune di San Colombano al Lambro nella bassa Padana, a decine di km di campagna da Milano e prossimo al Po e Piacenza.
La Città Metropolitana di Milano nasce dunque priva del suo primo, storico asse di conurbazione industriale (Milano-Monza), di gran parte del suo più vasto Distretto Industriale (Sempione) e addirittura del suo aeroporto intercontinentale.
La Città Metropolitana di Milano invece, come confermato da più studi urbanistici e statistici ad opera di ISTAT, Eurostat, ONU, Demographia, Politecnico di Milano e molti altri Enti illustri e qualificati che basano le loro perimetrazioni su criteri scientifici e funzionali anziché su retaggi politico-amministrativi, si estende su circa 1.890 kmq con oltre 5,25 milioni di abitanti, occupando tutta la ex provincia di Milano meno il Comune di San Colombano al Lambro, tutta la Provincia di Monza&Brianza, l’area Busto Arsizio – Saronno – Gallarate – Malpensa della Provincia di Varese e alcuni comuni delle province di Como e Lecco con una densità media di circa 2.780 ab/kmq, tipicamente urbana e nettamente superiore a quella del Comune di Roma.
La configurazione di questo territorio come ‘Città Stato’, come avviene per esempio per Londra o Singapore, è senz’altro un’azione auspicabilissima in quanto consentirebbe alla più forte area economica italiana, vero motore del Paese e tra le aree di punta dell’Unione Europea, di sfruttare appieno questo suo enorme potenziale, oggi mortificato dall’arretratezza infrastrutturale e di servizi causato dalla capacità di spesa modestissima e vincolata per procura al Governo centrale. Si avrebbe in tal modo un enorme beneficio per tutti i suoi abitanti (quasi 1/10 della popolazione italiana) ed un grande vantaggio competitivo per il Paese intero grazie al suo motore economico che girerebbe finalmente a pieno regime.
A patto però che i confini siano quelli giusti: quelli del Comune di Milano e dell’attuale Città Metropolitana (ex Provincia) sono assolutamente limitativi e del tutto inadeguati.
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Dott. Arch. Andrea Bruschi
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