L’intervista su Milano All News ad Andrea Zoppolato, fondatore di Milano Città Stato
Che cos’è Milano città stato?
Milano città stato nasce come progetto concepito da Vivaio, un’associazione nata 7 anni fa con l’obiettivo di supportare progetti che possano rendere grande Milano.
Abbiamo creato dei tavoli aperti anche a non soci, per una volta che avessero contenuto politico, e abbiamo invitato politici. Abbiamo detto cerchiamo di trovare dei punti d’intesa con le varie forze politiche per trovare ,quel progetto che se realizzato potrebbe rendere grande Milano a livello internazionale. Alla fine dopo un brainstorming abbastanza tosto, è maturata l’idea di prendere come riferimento quello che mette in comune le grandi città del mondo che è quello di essere delle città regione, cioè delle entità, degli enti che non hanno mediazione fra sé e il governo centrale e che quindi hanno competenze e poteri maggiorati, e da lì è nato il progetto Milano città stato.
quello che mette in comune le grandi città del mondo è di essere delle città regione: non hanno mediazione fra sé e il governo centrale e hanno competenze e poteri maggiorati. da lì è nato il progetto Milano città stato.
Allora, tu hai detto “politico”, ovviamente non schierato politicamente ma che concerne la polis, che concerne l’opinione pubblica e la città, giusto?
Sì, in più noi, non essendo politici di professione, cioè nessuno ha mai fatto politica, ci piace proprio l’aspetto filosofico della politica, come anche dignità intellettuale ci piace riallacciarci a quello che è l’esempio più elevato di politica che è quello aristotelico: Aristotele diceva che ogni essere umano ha una dimensione politica, intendendo con dimensione politica il fatto che la realizzazione personale non può che prescindere anche l’effetto che può avere sulla polis, e in più diceva che il vero ambito dove si può giocare la reale politica è la polis, cioè la città.
Quindi sulla base di questo, Milano città stato è politico nel senso che risponde alle esigenze di ognuno di poter esercitare un ruolo positivo sulla comunità di cui fa parte ed è politico nel senso che fa proprio parte della polis, dove secondo noi ha più senso il gioco politico.
Milano città stato è politico nel senso che risponde alle esigenze di ognuno di poter esercitare un ruolo positivo sulla comunità di cui fa parte ed è politico nel senso che fa proprio parte della polis, dove secondo noi ha più senso il gioco politico.
Quindi, la policy in questo caso è Milano sotto esempio di altre città nel mondo, giusto?
Sì, per Milano abbiamo preso a riferimento quello che lega tutte le grandi città del mondo, soprattutto quelle con cui Milano si raffronta, in primis le due città dove ho vissuto all’estero: Berlino e San Pietroburgo.
Berlino è una Staat-Stadt, una città-stato, come Amburgo, come Brema, come Vienna, come tante del mondo germanico, ci sono città-cantone come Ginevra e Basilea, Madrid è una comunità autonoma, San Pietroburgo è una città-stato così come Mosca e altre.
In più il punto di riferimento di Berlino io l’ho vissuto in prima persona perché Berlino è nel Brandeburgo, che è la regione di Berlino, l’equivalente di come dovrebbe essere a mio avviso Milano con la Lombardia: geograficamente Berlino è il capoluogo del Brandeburgo ma amministrativamente ci sono sostanzialmente due regioni, Berlino e il territorio periurbano.
Tra l’altro da notare che sette\otto anni fa, c’è stato proprio un referendum a Berlino e nel Brandeburgo dove hanno chiesto “volete diventare un’unica entità amministrativa?” (come Milano e la Lombardia) e sia Berlino che il territorio circostante han votato contro. Noi abbiamo fatto molte ricerche e non esiste nessun caso al mondo di referendum popolare che abbia richiesto una riduzione di autonomia territoriale, mentre ci sono tantissimi casi di cittadini che hanno chiesto un aumento di autonomia. A livello mondiale, non è mai stata esercitata una volontà dei cittadini per ridurre il proprio autogoverno.
non esiste nessun caso al mondo di referendum popolare che abbia richiesto una riduzione di autonomia territoriale, mentre ci sono tantissimi casi di cittadini che hanno chiesto un aumento di autonomia. A livello mondiale, non è mai stata esercitata una volontà dei cittadini per ridurre il proprio autogoverno.
Quali sono i vantaggi di questa autonomia amministrativa?
Ci sono vantaggi sia in termini di potere sia in termini economici. Innanzitutto, il principio è: perché noi diciamo che Milano ha senso che abbia un suo modo di governare rispetto al resto della Lombardia? Perché in un confronto che abbiamo fatto con persone che sono per una grande autonomia della Lombardia, tra l’altro anche noi siamo per una maggiore autonomia della Lombardia, alla domanda “quali sono i problemi della Lombardia?” ci hanno detto: “lo svuotamento delle campagne, le connessioni tra i vari territori, infrastrutture per potenziare certe offerte” e invece io ho detto che per Milano i primi problemi sono gli affitti cari, il fatto che sta diventando una città insostenibile, lo smog, il traffico urbano, lo sviluppo delle università, tutti temi che riguardano Milano e non il resto della regione.
Dato che la regione Lombardia gestisce 23 miliardi di euro all’anno, che sono comunque consistenti, ed esercita in autonomia dei poteri, noi crediamo che sia più vantaggioso il fatto che si separino sia budget che competenze, tra tutto quel territorio extraurbano che ha determinate caratteristiche, dalle montagne, le pianure eccetera, dal territorio urbano, che quindi potrebbe avere 7 miliardi e mezzo all’anno di risorse. Tenendo conto che Milano oggi riceve 450 milioni di trasferimenti tra Stato e Regione, passare ad un’autogestione di 7 miliardi e mezzo secondo noi potrebbe essere molto più efficiente rispetto ad adesso che è centralizzato nella Regione, e in più potrebbe finalmente sul suo territorio avere il sindaco governatore con il consiglio parlamento, che potrebbe decidere su ogni cosa che oggi prevede quattro organi che spesso litigano fra loro, che sono: sindaco del comune, sindaco della città metropolitana, che “casualmente coincidono”, governatore della regione e organi della regione, governo dello Stato.
Ad esempio, aumentare il prezzo del biglietto determina che la regione dice no, teoricamente la città metropolitana potrebbe dire no, lo Stato potrebbe dire no. Invece con il vantaggio della città-regione si avrebbe un solo organo che su determinate competenze avrebbe libertà di decisione.
oggi SU MILANO CI SONO quattro AUTORITA’ AMMINISTRATIVE che spesso litigano fra loro: sindaco del comune, sindaco della città metropolitana, che “casualmente coincidono”, governatore della regione e organi della regione, governo dello Stato.
Invece con LA città-regione si avrebbe un solo organo che su determinate competenze avrebbe libertà di decisione.
Quindi alla casalinga di Voghera cambierebbe essenzialmente poco, visto che Voghera è fuori da Milano, però per il cittadino milanese cambierebbe molto.
In realtà per Voghera “nì”, nel senso che, per l’Ocse Voghera fa parte comunque della cintura milanese. Sarebbe una volontà del comune di Voghera: secondo la nostra Costituzione, ogni comune può scegliere di appartenere a una regione differente, infatti, ogni tanto ci sono dei referendum di comuni che chiedono di spostarsi, ad esempio dal Veneto al trentino, ecc. Secondo la nostra Costituzione anche un comune della Sicilia potrebbe chiedere di far parte di Milano, non c’è neanche il vincolo territoriale, quindi Voghera potrebbe anche dire “preferiamo staccarci dalla regione attuale per andare nella regione Milano che magari è più vicina a tematiche come lo sviluppo economico eccetera”. Teoricamente, quindi, anche per la casalinga di Voghera potrebbe cambiare qualcosa.
Per i cittadini di Milano invece potrebbe cambiare tantissimo, nel senso che, e la dimostrazione è che tutte le grandi città che sono città-stato spesso lo sono per una spinta dei cittadini. Noi siamo molto vicini alla Svizzera, un modello dove tutti gli organi sono decentrati come tra l’altro prevede l’articolo quinto della Costituzione italiana, che dice che bisogna decentrare a livello più basso possibile. Quindi noi chiediamo addirittura non di andare contro la Costituzione ma ci appelliamo alla Costituzione italiana. Perché conviene andare a livello più basso possibile? Un esempio oggi, il comune di Milano, qualunque decisione faccia o prenda, subito diventa di dominio pubblico, cioè diventa subito conosciuto: si può fare una lista di tutte le decisioni prese dal comune di Milano sul territorio. Se invece provassimo a vedere quello che ha fatto la regione Lombardia sul territorio di Milano a me viene in mente solo un’opposizione a scelte del comune, non mi viene in mente “ha fatto quella normativa rispetto a quell’altra”. Questa è una dimostrazione di quanto, spostare a livello più basso il governo sul territorio, consente che effettivamente i cittadini da un lato possono partecipare molto di più e dall’altro possono essere molto più al corrente delle scelte sia a livello economico delle risorse che vengono destinate, e in regione Lombardia non si sa dove finiscano questi 23 miliardi, a livello comunale invece fino al dettaglio si sa dove arrivano e dove finiscono questi soldi. Quindi ci sarebbe una vicinanza totale e la possibilità per il cittadino che vuole partecipare in una città come Milano, che tra l’altro è forte proprio grazie alla comunità dei milanesi, ci sarebbero infinite possibilità oltre ad avere disposizione direttamente sul territorio una cifra che va dai 7 agli 11 miliardi, pari a circa tre linee della metropolitana all’anno.
Con Milano città stato ci sarebbe una vicinanza totale e la possibilità per il cittadino che vuole partecipare, in una città come Milano che tra l’altro è forte proprio grazie alla comunità dei milanesi, ci sarebbero infinite possibilità oltre ad avere disposizione direttamente sul territorio una cifra che va dai 7 agli 11 miliardi.
Quindi voi promuovete la partecipazione attiva del cittadino all’ambito politico per avere più controllo su tutto quello che è Milano inteso come concetto esteso? Non è un concetto geografico?
No, premessa che secondo noi Milano dovrebbe diventare un modello per l’Italia, perché, che ne dicano spesso, anche se esiste questa immagine dell’”imbruttito”, piuttosto che altro, la grande forza di Milano è che ha questa magia, e nei secoli è sempre stata così, per cui, tu arrivi dalla Puglia o dalla Nuova Zelanda e Milano ti rinforza la tua identità ma sempre come eccellenza. Cioè, tu mantieni la tua caratteristica di pugliese, ci sono pugliesi qui da quarant’anni che ancora hanno l’accento, però Milano tira fuori il meglio dell’essere pugliese e la comunità dei milanesi diventa migliore grazie al rinforzo delle diversità. Ad esempio, China Town, tanto più è unica, tanto più Milano ne guadagna.
Quindi, premesso questo, noi siamo convinti che il segreto di Milano è questa comunità, di persone in gran parte neanche nate a Milano, e se son nate a Milano la prima cosa che ti dicono è “in realtà le mie origini di famiglia sono fuori di qui”, è rarissimo trovare qualcuno che ti dica “io sono di Milano, milanese da dieci generazioni”. Questa comunità che valorizza la diversità anche grazie al fatto che è stata dominata da tutte le grandi culture del mondo e quindi ha saputo metabolizzarle e rinforzarle, è talmente magica che noi crediamo che tanto più le dai potere di partecipazione e anche di un genuino controllo sull’amministrazione, questo può creare dei circoli virtuosi che qua sono sideralmente superiori rispetto a quelli già positivi che avvengono nel resto del mondo.
Questa comunità che valorizza la diversità anche grazie al fatto che è stata dominata da tutte le grandi culture del mondo e quindi ha saputo metabolizzarle e rinforzarle, è talmente magica che noi crediamo che tanto più le dai potere di partecipazione e anche di un genuino controllo sull’amministrazione, questo può creare dei circoli virtuosi che qua sono sideralmente superiori rispetto a quelli già positivi che avvengono nel resto del mondo.
Attualmente Milano città stato è in un momento caldo, perché?
È un momento caldissimo nel senso che, innanzitutto noi come sito, abbiamo vissuto questa situazione per noi abbastanza strana: dal settembre dell’anno scorso dove avevamo tra gli 8 e i 9 mila lettori unici al giorno a settembre di quest’anno siamo sui 40\50 mila al giorno, è avvenuto un boom pazzesco, oltre a molti volontari che ci scrivono. Diciamo che oggi è diventato un cosiddetto “hot topic”, perché c’è stato un disincanto, siamo in una situazione politicamente direi affascinante, nel senso che, io ho sempre timore a quando si crede troppo a ideologie o a stereotipi e ci si divide per fazioni, invece mi piace quando la politica rientra un confronto di come vogliamo l’Italia in un futuro. Credo che oggi ci sia una disillusione da una certa parte politica e una presa di coscienza da parte dell’altra parte politica del fatto che oggi non ci sono più certezze. Quindi succede che, ad esempio, si sta ridefinendo anche l’organizzazione, perché si parla tanto di autonomie, che sono ritenute ormai da chiunque positive: se usciamo dall’Italia tutti gli Stati più efficienti prevedono autonomie molto accentuate, non c’è eccezione. Però il tema è: ha senso, oggi, dare tanta autonomia a regioni quando oggi ci sono dei giochi territoriali, ma le grandi città sono in grande collegamento con le altre? Rispetto a 20 anni fa, che poteva essere che uno lasciava Milano per trasferirsi a Como, oggi se un ragazzo va via da Milano va a Barcellona o a Berlino: quindi il tema è come si può rendere Milano competitiva nei confronti di Berlino, anche come scambi di best practice. Quindi sulle basi di questo tema io so, per via traverse, che dal Ministero in giù stanno valutando fortemente il fatto di poter dare un’autonomia a Milano che potrebbe essere aggiunta all’autonomia di altre città, col vero tema che è: la via più facile ma più complessa è quella di dare più potere alle città metropolitane, la via più coraggiosa ma più semplice è quella di creare nelle aree urbane più importanti l’equivalente di una regione. Se lo sono il Molise e la Valle d’Aosta non vedo che dramma ci sarebbe che Milano potesse diventare una città-regione.
la via più facile ma più complessa è quella di dare più potere alle città metropolitane, la via più coraggiosa ma più semplice è quella di creare nelle aree urbane più importanti l’equivalente di una regione. Se lo sono il Molise e la Valle d’Aosta non vedo che dramma ci sarebbe che Milano potesse diventare una città-regione.
Perché Milano sarebbe comunque una regione molto popolosa
Sì. Se si creano due regioni, Lombardia e Milano, per il nostro ordinamento tutti i comuni della cintura urbana di Milano potranno decidere se far parte di una o dell’altra. Io credo che (lo farebbero) molti comuni della cosiddetta area Ocse, che è l’area metropolitana, che è diversa dalla città metropolitana, è composta da circa 8 milioni di abitanti che come PIL e forza sarebbe una delle tre regioni più potenti a livello europeo. Per esempio, sarebbe più popolosa della Svezia e come PIL tra i più forti a livello europeo. È ovvio che questo è un processo, però già inizialmente, quello che è certo e garantito dalla Costituzione, è che avendo almeno 1 milione di abitanti può chiedere di diventare una regione.
È un processo nel senso che ci sono diversi passaggi da fare per arrivare all’autonomia?
Sì, per diventare città-regione ci sono due casi: uno con la legge speciale dello Stato per dare alla città metropolitana che oggi non ha né risorse né poteri, poteri amplificati, come modello a livello mondiale quello che è successo a Parigi nel 2009. Molto semplice perché basta una legge dello Stato e complessa perché riproduce e aggiunge organi sul territorio: se domani bisogna aumentare il biglietto dell’autobus ci sarà il sindaco che dice una cosa, il sindaco della città metropolitana un’altra, regione, eccetera, quindi solita complessità italiana. Infatti a Parigi è stata introdotta nel 2009 e ad oggi non è ancora operativa.
Invece la cosa più semplice perché prevista dalla Costituzione, articolo 132, è la richiesta da parte della giunta del comune di Milano, più tutte le giunte della cintura che volessero aggregarsi, al Parlamento per dire che si vogliono separare dalla regione Lombardia e diventare una regione. Collaboreremo perfettamente in tutto, se si passa dalla Lombardia al Veneto non c’è un dramma esistenziale e economico, ma c’è una divisione del budget. Non costerebbe nulla allo Stato italiano, ci sarebbe una ripartizione più centrata sul territorio, un solo organo che decide laddove oggi decidono Comune, città metropolitana e regione. Rimarrebbe, quindi, il comune regione che può direttamente trattare con lo Stato. Oggi, il governo italiano, solo come cortesia potrebbe parlare con Sala, perché non è predefinito, parla con la regione. Un domani, Milano, potrà parlare direttamente con lo Stato, addirittura farsi valere a livello della comunità europea, potrebbe anche gestire direttamente i fondi europei, oggi gestiti dalla regione, potrebbe legiferare e potrebbe anche promuoversi a livello internazionale perché i budget del turismo sono tutti dati alla regione.
Per innescare questo processo, perché siamo in contatto con tutte le forze politiche, la chiave migliore è quella di partire con un referendum propositivo sul territorio che per prima istanza deve attivarsi con mille firme, successivamente nei prossimi 6 mesi dovremmo depositare 15 o 50 mila firme, a secondo del territorio, e poi con il referendum che avrà il quorum circa di 1\3 degli elettori, quindi agevolato.
È una strada opportuna perché tra due anni cambia la giunta, e quindi nessuna giunta oggi si prenderebbe l’impegno di fare una cosa così importante: in questo caso potrà essere il trigger per la prossima giunta, e può avvenire se dimostri che c’è volontà popolare e poi automaticamente secondo lo statuto del comune e della città metropolitana, se ogni referendum propositivo che delibera su una competenza ovviamente riservata alla giunta, se passa automaticamente il comune deve dare mandato, entro 45 giorni il comune dovrà procedere per avviare l’iter per diventare città-regione.
si vUOLE separare MILANO dalla regione Lombardia e diventare una regione. Collaboreremo perfettamente in tutto, se si passa dalla Lombardia al Veneto non c’è un dramma esistenziale e economico, ma c’è una divisione del budget. Non costerebbe nulla allo Stato italiano, ci sarebbe una ripartizione più centrata sul territorio, un solo organo che decide laddove oggi decidono Comune, città metropolitana e regione. Rimarrebbe, quindi, il comune regione che può direttamente trattare con lo Stato.
Quindi in realtà è un processo abbastanza semplice che ha bisogno soltanto di volontà della politica, quindi della giunta e di Milano?
Sì, teoricamente la giunta lo potrebbe fare con poi referendum confermativo dei cittadini. Parlando con i politici delle varie parti politiche il tema è ovvio che su un argomento del genere ci deve essere una volontà della comunità, sono i cittadini che devono decidere se vogliono più o meno autonomia.
Mentre MCS il sito in questo momento sta facendo crowdfunding
Sì, per la prima volta dopo la fondazione abbiamo deciso di fare un mese di funding, non dico crowdfunding perché c’è sia il tipo di iniziative rivolte ai cittadini, partiamo da una base di 20 euro con una serie di servizi: si può scegliere di supportare il referendum, noi ci siamo informati dai vari partiti più attivi nel mondo referendario, a vederlo da fuori non ci si rende conto dei costi che ci sono. Quando si raccolgono le firme ci deve essere per legge un notaio che le certifica, ed è difficile trovare tutti notai gratis, devi prendere occupazione pubblico, devi fare promozione. Teniamo conto che un referendum dal momento della raccolta firme a quello dell’attivazione sul territorio ti costa dalle 200\300 mila euro nelle prime fasi al milione di euro. Noi siamo tutti volontari, non vorremmo arrivare alla situazione che fai tutto ma poi ci guardiamo nelle tasche perché non abbiamo le risorse.
C’è anche la possibilità di far parte dell’associazione e quindi di diventare soci con varie forme, di prendere determinati servizi, dal libro ad altre cose, e poi di partecipare, il 20 novembre, alla Fondazione Catella alla cena di fund raising, la prima di Milano città stato, aperta a tutti quelli che vogliono finanziare sia partecipando alla cena, dal costo di 200 euro, che sembra tanto, ma tra costi di location, catering, service e di organizzazione, alla fine riusciamo quasi a coprirlo e poi ci sono le esperienze che vengo messe in palio e i partecipanti potranno vincere l’asta dell’esperienza.
È importante perché, oltre a essere un ambiente fantastico ed essere in contatto con quelli che noi chiamiamo “gli illuminati”, perché a Milano finanziano un progetto che non ha colore politico, non ha un tornaconto personale però è anche un’occasione per avviare delle collaborazioni con altre organizzazioni, tipo la stessa fondazione Catella che gestisce la Biblioteca degli Alberi, il Teatro Franco Parenti che gestisce il Parenti District e poi stiamo invitando alcune altre associazioni perché vorremmo creare un gruppo di enti che in un qualche modo, da un lato si agevolano i contatti di quelli che sono i finanziatori che decidono, all’americana, di destinare una parte dei loro risparmi alla comunità, quindi una volta li darà a noi, una volta a un teatro eccetera.
Dall’altro lato, noi riceviamo tantissime richieste di volontari che vogliono dare una mano, per ora non abbiamo tante attività e soprattutto abbiamo delle soglie molto alte, cioè, nonostante il sito sia fatto da volontari, cerchiamo di avere degli standard a livello di grande giornalismo e così via.
Quindi purtroppo abbiamo tanti che vorrebbero dare una mano ogni tanto però non abbiamo la possibilità, fintanto che non avremo banchetti eccetera, ma, visto che ci sono altri enti che hanno una carenza di volontari, che magari cercano qualcuno per raccogliere le foglie dal parco, molto semplicemente. Vogliamo quindi provare a vedere se si possono dare diversi sbocchi alle persone accomunate dalla voglia di destinare un poco del loro tempo a Milano.
MILANO CITTA’ STATO
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