Riceviamo questa testimonianza che pubblichiamo (omettendo il nome di chi l’ha scritta su sua richiesta)
“VI racconto un caso che dimostra quanto sull’immagine internazionale di Milano ci sia ancora molto da lavorare e quanto, ahimè, l’immagine del milanese efficiente, produttivo ed europeo sia in parte uno stereotipo.
Ieri parlavo con una mia compagna di università del medio Oriente, che però ha vissuto anche a Londra. Mi raccontava della sua esperienza di lavoro in una delle più grandi compagnie di assicurazioni a Milano: in poche parole per lei gli italiani e i milanesi NON LAVORANO, lavoricchiano due ore poi prendono un caffè, poi vanno in pausa pranzo fino alle 15 , poi lavoricchiano un po’ e prendono un altro caffè. Tutto è disorganizzato e inefficiente e la parola produttività non sanno neanche cosa sia. I salari sono bassissimi e i giovani non italiani vengono discriminati: in generale i datori di lavoro e i lavoratori senior sfruttano i giovani per lavorare il meno possibile.
Anche la Bocconi viene vista come un’università sopravvalutata, lontanissima dall’eccellenza europea. I docenti sono mediamente mediocri, non sanno l’inglese, l’organizzazione è pessima e la qualità della didattica imbarazzante. Su quest’ultimo punto concordano quasi tutti gli studenti stranieri della Bocconi, fra i quali quasi nessuno vuole restare in Italia. Uno studente greco dice che Milano è uguale ad ATENE come mentalità.
In generale, Milano viene vista come noi vediamo Napoli. Caotica, inefficiente, arretrata. I milanesi sono visti come ignoranti, incapaci di parlare inglese, fannulloni, razzisti e riluttanti a rispettare le regole.
Dopo avere sentito questi discorsi, mi è venuta voglia di sbattere la testa sul muro. Chiaramente queste visioni dipendono anche dallo stereotipo che uno straniero ha dell’Italia, ma qualcosa di vero c’è. La sensazione è che il “rinascimento milanese” sia stato in gran parte montato ad arte dai giornali e che in realtà Milano stia sprofondando assieme al resto d’Italia, marginale e lontanissima dall’Europa competitiva e produttiva. Credetemi, queste parole mi hanno umiliato e distrutto moralmente, perchè io vedevo Milano in maniera diversa, come l’unica città italiana che può essere competitiva in Europa. Dopo queste considerazioni, credo che la base su cui costruire è molto più fragile di quello che pensiamo e il cambiamento che serve molto più radicale.
A.M.
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Che Milano debba ancora raggiungere i livelli di Londra, questo è ovvio e assodato.
Che mi si venga a dire che a Milano la gente a pausa pranzo fino alle 15 oppureche si lavori poco … o peggio ancora che Milano abbia la mentalità di Atene, questo è davvero ridicolo.
Vorrei sapere in quale azienda abbia lavorato questa ragazza dove si fa pausa pranzo fino alle tre del pomeriggio (forse ad Atene … dove cominciano a mangiare a quell’ora … e dove la pausa caffè dura anche un’ora … provato personalmente).
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