Tutti a casa. Nonostante la clausura sia finita sono numerose le aziende che hanno mantenuto il lavoro a casa. Milano è un deserto di uffici vuoti.
Milano, il DESERTO delle AZIENDE: fino al 90% in smartworking
# Uffici vuoti a Milano per smart working e quarantene
Con la nuova ondata di contagi, le aziende hanno nuovamente adottato la strategia smart working. Il 90% dei dipendenti di Assicurazioni Generali lavora da casa da più di un mese, mentre Facebook in piazza Missori offre la possibilità di scegliere se spostarsi in ufficio oppure stare a casa, opzione preferita dalla grande maggioranza dei dipendenti. La Vodafone in Lorenteggio richiama in ufficio a turni di soli due giorni la settimana i dipendenti, che rimangono comunque un numero molto basso a causa delle numerose quarantene. Queste contribuiscono alla riduzione dei frequentatori d’ufficio ancora di più che le decisioni inerenti alla tutela dei dipendenti delle aziende stesse. Per garantire la possibilità di spazi adeguati al lavoro si sta diffondendo la tecnica del coworking, mentre per garantire l’efficienza di questo sistema si parla di diritto alla disconnessione e Smart working community.
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# Il boom del Coworking: l’alternativa al lavoro da casa
Il Coworking è una tecnica che vede lo sfruttamento di uno spazio pubblico da parte di persone diverse, anche che non appartengono alla stessa azienda e spesso nemmeno allo stesso ambito lavorativo. L’idea è quella di garantire uno spazio adeguato al lavoro, cosa che spesso la casa non può fare e permettere alle persone di socializzare, nonostante lo smart working. Gli spazi sono messi a disposizione per chiunque, inizialmente a sfruttarli erano i liberi professionisti, ma da quando sono iniziate le chiusure dovute alla pandemia sono sempre di più i dipendenti di aziende, che non potendo passare tutte le giornate lavorative in ufficio, preferiscono questi luoghi alla loro abitazione. I primi spazi hanno origine a San Francisco nel 2005, in concomitanza con la diffusione di internet come lo intendiamo oggi, la pandemia e le tecnologie a disposizione però li hanno portati in tutte le maggiori città.
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# Diritto alla disconnessione
L’evoluzione tecnologica permette a chiunque di lavorare da casa, quasi al pari dell’ufficio, ma questo aumenta il rischio di non riuscire a staccarsi dal computer e dare un taglio al tempo lavorativo. Per evitare che i dipendenti passino troppo tempo a contatto con gli schermi e lavorino fuori orario, condizioni che al lungo andare portano anche all’inefficienza, i sindacati hanno firmato un accordo che prevede il diritto alla disconnessione. Questo prevede il diritto a lavorare da casa tre volte la settimana, distribuibili anche su base mensile (13 giorni) oppure bimestrale. Il diritto alla disconnessione permette ai dipendenti di vivere una socialità, seppur diversa da quella prima della pandemia, e allo stesso tempo di rispettare gli orari lavorativi e la salute fisica dovuta alle attività che non si possono svolgere su di un computer.
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# Smart working community: la nuova frontiera del sindacato
L’onda dello smart working ha raggiunto anche il comune di Milano, che ha cambiato la propria organizzazione lavorativa: circa il 15% dei dipendenti comunali lavora da casa e da un massimo di 8 giorni al mese si è passati a 62 giorni complessivi su 125 totali da calcolare fino a fine giugno. La scelta è stata fatta pensando alla tutela degli impiegati, ma il comune garantisce di poter mantenere l’efficienza dei suoi servizi. Contribuendo all’ottica del coworking, Palazzo Marino e Assolombarda hanno progettato la Smart working community, mettendo a disposizione spazi attrezzati per i loro dipendenti. Supportati da Enel e Tim che metteranno a disposizione alcune scrivanie nei propri uffici. L’obbiettivo del progetto è quello di ampliare la disponibilità di questi spazi, coinvolgendo anche i privati, costituendo una comunità di lavoratori che si riuniscono in spazi indipendenti.
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SARAH IORI
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