Vi è mai capitato di camminare nei luoghi storici di Roma, ad esempio lungo i Fori Imperiali da piazza Venezia al Colosseo? E passo dopo passo “respirare” da ogni poro quell’energia, quella grandezza, quella magnificenza eredità del – probabilmente – più grande popolo vissuto sulla Terra tra le epoche a noi note? A me accade ancor oggi e fin da quella prima volta che ancora bambino mi ci portò mio nonno, anche se onestamente allora mi limitavo a saltellare felice tra quei “sassi” senza pensare ad altro.
Un bel po’ di tempo dopo sono capitato a Mosca. Era il 1997 e si festeggiavano con fierezza gli 850 anni della sua fondazione. Appena atterrato, da fiero romanaccio mi venne da sorridere, pensando che oltre a quanto già potessero essermi simpatici i russi al primo impatto, in più Roma quell’anno di candeline ne spegneva esattamente 2750. Come dire, voi per 1900 anni dove siete stati?
Ma iniziando a camminare lungo la Novy Arbat sono tornato a sentire un’energia simile a quella romana. Ma con un’enorme, fondamentale differenza. Quella della Città Eterna era – purtroppo – frutto di un illustre passato che ancor oggi continua a brillare, però come la luminosità di una stella che posizionata a milioni di anni luce è probabilmente già implosa e destinata ad esaurirsi. L’energia di Mosca, invece, mi dava l’impressione di essere – e lo è – in crescita, in lievitazione, viva e pulsante.
Cosa c’entra Milano in tutto questo? Da romano arrivato per scelta lungo i Navigli, negli ultimi anni ho assistito come tanti altri a una città meneghina in grande crescita. Di energia ce n’è, lo sappiamo tutti, e paragonata a quanto detto sopra somiglia molto più a quella crescente di Mosca e quasi per niente a quella decadente e illusoria di Roma. Ottimo ma, cara Milano, attenzione a nun fa’ la stupida domani.
Tralasciando volutamente gli illustri trascorsi, l’errore che può fare Milano oggi non è paradossalmente sedersi sugli allori, seppur meritati, di un’ottima Expo, di epicentro della moda, del design sempre più internazionale, dei boschi verticali, della prima (a brevissimo) città con copertura 5G d’Europa e via dicendo.
Il pericolo è diventare una piccola Roma, adagiata su un modesto passato recente. Il pericolo è pensare di essere una piccola Mosca, e che il grande futuro prima o poi arriverà.
Il grande pericolo è non diventare contemporaneamente faro di se stessa, faro per l’Italia (pensate che belle sarebbero una vera grande Milano e una vera grande Roma), per l’Europa e per il mondo intero. Tutto insieme? Sì. Una città, un movimento di genti, un modus vivendi, una fucina di vitalità, un luogo dove tecnologia digitale, economia, politica, cultura, ricerca, sana alimentazione, arte, eleganza e – assolutamente non ultimo – Umanesimo moderno vadano a braccetto, funzionalmente integrati.
Leonardo da Vinci che tanto ha dato e tanto deve a Milano, era solo una delle punte di diamante di un’epoca aurea. Accanto e dietro di lui c’erano migliaia di persone frutto di un momento senz’altro magico. Oggi i tempi sono maturi, anzi lo impongono, per essere (o quantomeno provarci) ciascuno di noi un Leonardo da Milano.
Abbiamo anche una grande fortuna rispetto a tante città con più milioni di abitanti, dove quando si esce di casa si diventa una goccia di un fiume tumultuoso e quando si resta chiusi dietro l’uscio si è carcerieri di se stessi.
La nostra Milano, quella che ci accoglie e quella che abbiamo scelto, è ancora a dimensione umana.
In sintesi, a Milano migliorare non basta, le serve un salto quantico. E dobbiamo:
#1 Darle sempre più persone (donne e uomini) capaci
#2 Imporre il rispetto assoluto delle leggi, ma con la creazione di regole intelligenti, funzionali, al servizio dell’uomo. Non viceversa, come avviene “da tempo immemorabile” (citando “Io chi sono” di Franco Battiato)
#3 Fare della meritocrazia un caposaldo
#4 Integrare al massimo digitale e Umanesimo moderno (sempre col primo a funzione del secondo)
#5 Mantenere e innalzare la sua inconfondibile eleganza
#6 Alimentare e recuperare arti e mestieri antichi
#7 Mettere su ogni finestra un fiore, su ogni balcone un albero: l’ambiente condiziona l’uomo. E la bellezza della natura lo aiuta a essere il meglio di sé. Oltre a un “Bosco Verticale”, creiamone uno Orizzontale.
Per tutto quanto sopra la “conditio sine qua non” è avere una Milano Città Stato: perché la cosa più bella di Milano deve diventare il treno che dopo essere scesi nella Capitale ed essersela goduta un po’, ci riporta quassù… Ma non per il fatto che Roma sia (magari dopodomani non più) la brutta copia della Città Eterna. Ma perché Milano deve essere la città più Umana del mondo.
Buon lavoro.
FLAVIO INCARBONE
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