È universalmente riconosciuto quanto la musica abbia il potere di incidere sull’umore delle persone e degli animali. Quanto possa migliorare la vita e attenuare stati di ansia, diminuire la rabbia, o dare una scossa adrenalinica.
La musica, senza dover citare innumerevoli studi, può essere considerata una cura per l’anima, oltre che un linguaggio universale.
Allo stesso modo Milano è considerata una delle capitali internazionali della musica, in particolare è la culla della lirica, punto di riferimento dei teatri di tutto il mondo.
Allora perché non essere la prima città al mondo con musica diffusa? Diffusa in tutta la città, diffusa a tutte le ore, con una programmazione variabile a seconda degli eventi, dei luoghi e dei periodi.
Milano, la prima città al mondo con MUSICA DIFFUSA
Ogni area di Milano potrebbe differenziarsi per stile musicale. In questo modo la musica potrebbe anche essere un elemento distintivo dell’area in cui ci si trova.
In Piazza della Scala, ad esempio, si potrebbero ascoltare opere liriche e musica classica. A City Life musica ispirata a film di fantascienza, lungo i Navigli le tradizionali canzoni milanesi, canzoni francesi o, più di atmosfera, come il fado portoghese.
In metropolitana musica grunge, in Piazza Gae Aulenti musica elettronica, nei vari giardini e parchi pubblici si potrebbe diffondere musica celtica o New Age, da ascoltare rilassandosi sulle panchine o praticando Yoga.
Nelle piazze della periferia si potrebbe trasmettere musica internazionale, latino americana, tango o flamenco. Abbiamo poi tantissimi spazi da poter utilizzare anche per esibizioni dal vivo, pensiamo alle enormi stazioni del Passante.
Possiamo installare una pedana e dare uno strumento ai tanti giovani che non hanno la possibilità di suonare dal vivo. Magari collegati in un’app per poter conoscere in tempo reale tutti i concerti e poter anche esprimere un giudizio.
I ritorni: grande impatto mediatico, affermarsi come capitale della musica e guadagni economici
Simili iniziative non avrebbero certo costi proibitivi, ma il ritorno sarebbe di grande impatto. Il Comune avrebbe anzi la possibilità di incassare dei soldi da eventuali radio che avessero il desiderio di gestire la programmazione, oltre all’indotto dei soldi investiti nei quartieri. Si potrebbe e dovrebbe quindi chiedere la collaborazione di varie emittenti radiofoniche, scuole di musica, si potrebbero indire concorsi per coinvolgere giovani DJ internazionali.
Siamo talmente assuefatti al rumore da non saperci più fermare un momento ad ascoltare. Mentre con questa iniziativa tantissime zone tristi, cupe e desolate (non solo della città) verrebbero rivitalizzate dalle note.
ANDREA URBANO
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