Una delle figure più importanti della cultura popolare milanese del ‘900.
NANNI SVAMPA, l’ironico artista della canzone milanese
# 85 anni fa nasceva una delle figure più importanti della cultura popolare milanese del ‘900
In questi giorni cade l’85° anniversario della nascita di Nanni Svampa, una delle figure più importanti della cultura popolare milanese del ‘900. Svampa, che è mancato nel 2017, all’anagrafe faceva Giovanni: nacque a Milano (il 28 febbraio 1938) in via Ponchielli n. 5, per un segno del destino la madre era di Sangiano, comune che diede i natali a Dario Fo. Lei era della parte lombarda del Lago Maggiore, mentre il papà di Svampa aveva origini sul lato piemontese, più precisamente a Cannobio.
# La prima esibizione a cinque anni
Nel 1940 Nanni sfolla con i suoi nel paesino materno e qui c’è la prima esibizione di colui che entrerà nelle leggenda del cabaret e del teatro popolare meneghino: “avevo cinque anni, i miei genitori tenevano spettacoli goliardici per intrattenere gli abitanti di Sangiano, una sera mi chiesero di raccontare una barzelletta in pubblico ed io, molto timido, iniziai a recitarla, ma prima di finirla scappai via”. Come debutto non fu un ganchè, ma la tenera età è un’attenuante più che valida.
# Il ritorno a Milano e il mondo dello spettacolo
Nel 1947 gli Svampa tornano a Milano, Nanni va alle medie, poi decide di iscriversi al Liceo Scientifico Da Vinci. Dopo il diploma entra alla Bocconi (Economia e Commercio), ma il mondo dello spettacolo lo ha già “rapito”. Galeotta fu la conoscenza di Nuccio Ambrosino, che più in là diventerà un affermato regista di programmi TV e di pubblicità. I due hanno l’idea di creare il gruppo “I soliti idioti”, autori poi della rivista “Prendeteli con le pinze e martellateli”. Il team così creato adotta il nome de “I Corvi”, si esibiscono in contesti importanti milanesi, tra cui il Piccolo Teatro. E’ il 1960 e Nanni Svampa, appena prima di iniziare il servizio militare, conosce la figura di Georges Brassens, cantante e poeta francese, considerato uno dei più grandi maestri della canzone d’autore: “il francese non lo capivo, quindi intuivo soltanto il significato delle sue canzoni, ma quel suo carisma mi colpì, al punto da considerare la sua conoscenza un punto cruciale della mia carriera”, confidò Svampa in un’intervista dei primi anni duemila, parlando appunto di Brassens.
Inizia a “studiare” le canzoni dell’artista francese e le traduce in dialetto milanese. Con questo tipo di lavoro intellettuale comprende quanto la lingua meneghina sia qualcosa che va al di là del lessico, un’entità comunicativa che entra in un vortice di espressività.
# Il gruppo de “I Gufi”
Come si può parlare di Svampa senza citare “I Gufi”? Ecco, non si può.
Tramite un giro di amici, fidanzate e morose varie, che coinvolgono anche Giampiero Peo Borella, Nanni, al night “Captain Kidd” di Milano, incontra Lino Patruno, un calabrese che aveva “scalato” l’Italia passando da Crotone a Roma e infine all’ombra della Madonnina, inseguendo la passione per il Jazz. Qualche sera dopo, al Derby, vede uno spettacolo “noir” anzi, “cantamacabro”. La scena la tiene un certo Roberto Brivio, più vecchio di Svampa di una settimana. I tre si mettono insieme, poi tirano dentro anche Gianni Magni, il più giovane. Nanni Svampa, con i Gufi, si dimostrerà un autore capace di introdurre, nel panorama musicale italiano, una comicità surreale, un po’ satira sociale e un po’ ricerca della tradizione, attraverso la canzone lombarda.
“Con i Gufi partiamo nel 1964, inizialmente facciamo cabaret, ma subito dopo i nostri lavori sbarcano in teatro. Capiamo che la nostra popolarità non ha confini geografici quando, nel ’65, Sergio Bernardini ci scrittura alla Bussola di Marina di Pietrasanta”, raccontò Nanni Svampa.
Ma, nei Gufi, qual’era il suo ruolo?
“Brivio faceva le canzoni sui morti, Patruno ci metteva l’anima Jazz, Magni era l’espressività mimica nonchè il dinamismo fisico, mentre io cantavo e raccontavo -confidò- appartenevamo a quattro mondi diversi, capaci di amalgamarsi bene fra di loro”.
Chiusa la parentesi dei Gufi (1969) Svampa continua l’attività artistica con Patruno e Franca Mazzola.
Gli anni settanta proseguono con Ettore Cenci, poi si da al teatro e all’approfondimento della canzone milanese, non disdegnando di riprendere lo studio di Brassens.
# La carriera dell’ironico artista della canzone milanese
Ha recitato in 14 film, tra cui “Il Mulino del Po”, “Homo Eroticus” e “Kamikazen – ultima notte a Milano”, ha inciso una quarantina tra 33 e 45 giri e ha realizzato una miriade di opere di varia specie, quasi tutte all’insegna del dialetto milanese.
Nanni Svampa ci ha lasciati il 6 agosto 2017.
FABIO BUFFA
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