La Darsena è stato uno dei simboli della rinascita di Milano in occasione dell’Expo2015, voluta fortemente dal Sindaco Pisapia, a seguito delle lunghe vicende giudiziarie legate al progetto di costruzione di un parcheggio sotto il vecchio porto milanese, ridando lustro a un acquitrino misto a vegetazione selvaggia e fauna varia.
NUOVA DARSENA ancora in ALTO MARE: i passi da compiere per completare la riqualificazione
# Il “porto di Milano” in abbandono per anni
L’immagine della Darsena prima dei lavori di rifacimento (foto in alto) non era certamente una cartolina da far vedere ai milioni di turisti che sarebbero arrivati da tutto il mondo per visitare la manifestazione fieristica e la città.
Per questo l’amministrazione comunale, con l’allora Sindaco Pisapia, mise in campo ogni sforzo possibile per chiudere a proprio favore la causa in corso tra il Comune e l’azienda che avrebbe dovuto realizzare un parcheggio a pagamento a servizio dell’area dei Navigli proprio sotto la superficie dell’acqua.
# Il progetto di restyling del porto
Il progetto di restyling ha previsto la realizzazione di una banchina allargata rispetto all’originale Darsena, per permettere passeggiate ed eventi, l’installazione di bar e la costruzione del nuovo mercato rionale in sostituzione di quello precedente demolito, la riapertura del Ticinello a ridosso di Piazza 24 Maggio e la pedonalizzazione di quest’ultima.
Dalla parte opposta, sul lato opposto alla Canottieri Milano, è stato pensato un ponticello di attraversamento tra le due sponde e un’area verde per con attracchi per piccole imbarcazioni. In mezzo, sul lato di Viale D’Annunzio un altro ponticello con la predisposizione sottostante al collegamento con la Conca di Viarenna.
# Un progetto suggestivo, ma di qualità mediocre e con alcune note dolenti
Tutto molto bello, all’apparenza, ma passare dal disegno su carta a una realizzazione concreta porta con sè sempre incertezze e questo caso non ha fatto eccezione.
Esaminando nel dettaglio il restyling approvato, è saltata subito all’occhio una grave mancanza data per certa prima dell’avvicinarsi alla progettazione definitiva: l’apertura del collegamento con la Conca di Viarenna e la sua rifunzionalizzazione.
Arriverà in futuro? Al momento sono state spese solo belle parole e poco più.
Veniamo però alle vere note dolenti:
#1 Scelta di un design già vecchio
I mattoni in pietra non si possono proprio vedere, in più non richiama in nessun modo lo stile architettonico milanese, e fa da sponda al secondo problema.
#2 Manutenzione insufficiente che causa degrado
La prima cosa che è venuta in mente a molti, una volta realizzate le pareti, è che sarebbero state prese d’assalto dai writer (foto sopra), quasi fossero delle belle tavolozze da dipingere. La mancanza di una rapida pulizia delle scritte, da parte degli operatori dell’Amsa, ha amplificato la situazione di degrado e oggi la Darsena è ricoperta di scarabocchi su ogni superficie. Inoltre la manutenzione insufficiente peggiora l’estetica e crea pericolo: i faretti sulle banchine mal tenuti, i listelli di legni rotti sulla banchina, gli ascensori per i disabili a supporto dell’attraversamento tra le due sponde mai entrati in funzione, balaustre completamente rovinate, panchine e molto altro.
#3 Utilizzo di materiale di pessima qualità
In aggiunta a tutto questo, le poche risorse a disposizione per il progetto e la sua implementazione e la concomitante scarsa lungimiranza hanno fatto il resto, ovvero la scelta di materiali di scarsa qualità con il risultato che:
- le balaustre in legno sono da tempo ammalorate, con evidenti segni di usura nonostante la recente datazione dell’opera
- la pavimentazione della banchina d’attracco sarebbe già da sostituire
- numerosi faretti a bordo banchina sono rotti
- i lampioni dall’orrendo design persino in un’area industriale
- panchine realizzate con legno di bassa qualità
- il ponticello con la struttura già gravemente arrugginita
Questo e altro nella galleria di foto in basso:
# Bisogna completare il percorso
Rimettere mano al progetto iniziale, aprendo un nuovo bando internazionale per rivisitarlo con materiali e arredo urbano degni di Milano e della sua storia. La “nuova Darsena” è il classico esempio di “vorrei ma non posso” che pervade troppo di frequente le amministrazioni quando bisogna investire seriamente i soldi della comunità, ovvero massimo risparmio e qualità misera.
Lo spreco di soldi non è accettabile, ma nemmeno quello di un’occasione unica: trasformare un luogo iconico e storico della città in qualcosa di meraviglioso e non solamente apprezzabile.
Siamo ancora in tempo per rimediare, speriamo ci sia anche la volontà.
Continua la lettura con: Dove sono i ciclo-parcheggi? 5 idee per una Milano bike-friendly
FABIO MARCOMIN
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Vero che tutto degrada rapidamente. Se la gente fosse ben educata e non imbrattasse tutto ciò che tocca con incuranza e disprezzo violento per il bene comune e per la bellezza, le cose avrebbero vita più lunga. Purtroppo in quella zona non c’è alcuna vigilanza. Fioccassero multe salate, di colpo diminuirebbero i vandalismi. Che, nonostante il restringimento della viabilità con cordoli e rialzo su via d’Annunzio, sul lato locali ristorazione, con la sosta vietata, ci siano sempre le automobili in doppia fila, senza un vigile o un controllore a dare multe, la dice lunga. (A meno che ci sia un accordo sottobanco coi gestori dei locali). Purtroppo all’inciviltà si può rispondere solo con la fermezza. Telecamere, personale sul territorio e multe: così si possono raccogliere i soldi a ciclo continuo per la manutenzione della darsena e ne avanzerebbero. Le teste dure forse si ammorbidirebbero, ma ci vorrà tempo.
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