Le 2 fermate aggiuntive della M1 fino a Monza Bettola, un paio di chilometri di linea, avrebbero dovuto aprire inizialmente entro il 2015, ora il cronoprogramma fissa la data nell’estate 2021, ma potrebbe slittare ancora.
Purtroppo, come racconta Il Giorno, i lavori di questo breve prolungamento rischiano di subire l’ennesimo stop, dopo il precedente fermo lungo anni dovuto al fallimento della ditta costruttrice.
10 anni di cantiere per 2 fermate
La storia del prolungamento della prima linea milanese oltre Sesto San Giovanni ha dell’incredibile: prima del 2012 erano partiti i lavori di preparazione allo scavo delle gallerie per inaugurare le stazioni in tempo per l’Expo del 2015 ma, prima la mancanza di fondi per l’opera poi il fallimento della ditta aggiudicataria, hanno portato alla situazione di stallo attuale.
Dopo diverse vicessitudini i cantieri erano ripartiti a giugno 2017 con i lavori assegnati alla società De Se Sanctis, all’interno di nuovo progetto: la creazione di un nodo d’interscambio per auto, bici e la linea metropolitana M5 con direzione Monza Polo Istituzionale di prossima costruzione inserito in nuovo centro commerciale al posto dell’attuale Auchan.
I 24 milioni mancanti
Il problema sono le opere collegate alla realizzazione della linea ed in particolare il parcheggio sotterraneo di interscambio nel sottosuolo del nuovo centro commerciale Milanord2 (ex Auchan), i cui lavori sono da poco cominciati con la demolizione della vecchia struttura commerciale. L’azienda costruttrice ha segnalato l’insufficienza di fondi per un ammontare di 24 milioni di euro per realizzare il parcheggio multipiano e le opere propedeutiche.
A questo fatto si aggiunge la mancata presentazione del progetto di quest’opera collegata alla costruzione del maxi centro commerciale, da parte dell’immobiliare proprietaria del progetto commerciale Milanord2.
Il risultato è che se entro 3 mesi gli stanziamenti non arriveranno ci sarà un nuovo stop dei lavori.
Milano non può fare queste figure barbine
Non vorremmo ripetere la stessa filastrocca di Milano che senza autonomia non riesce a sfruttare adeguatamente le risorse prodotte sul proprio territorio, ma davvero la città con un residuo fiscale di quasi 40 miliardi di euro non riesce a far fronte ad un extra costo di 24 milioni di euro per garantire la prosecuzione dei lavori di un’infrastruttura importante per il suo territorio?
La risposta è che ci riuscirebbe ma non può farlo perchè ha poteri amministrativi limitati, e identici a qualsiasi altro comune sul territorio italiano, che la mettono in una condizione imbarazzante nei confronti delle città europee con le quali è chiamata a competere in ogni settore.
L’autonomia è l’unica via d’uscita strutturale da questa e da altre impasse, la chiave di volta per dare a Milano gli strumenti utili a governarsi nel modo più appropriato allo status che ricopre.
FABIO MARCOMIN
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