Questa è la storia di 2 statue, in 2 delle più grandi città italiane che da lontano hanno la stessa storia: dar voce al popolo.
Pasquino e Sior Carera, le STATUE PARLANTI che danno voce al POPOLO
# La prima statua che “parlava”
Pasquino, a Roma, è una statua probabilmente di origine ellenica risalente al III secolo, molto danneggiata e forse facente parte di un duo di statue, alcuni ci identificano Achille, altri Ercole, per tutti è Pasquino. Probabilmente il nome viene da un ristoratore, o artigiano che aveva la bottega nella piazza e che iniziò ad affiggere sulla statua la sua scontentezza nei confronti del potere del Papa e fu così che nel 1500 iniziò a “parlare”, era il luogo in cui i dissidenti contro il potere del governo affiggevano satire e foglietti che contestavano per lo più il potere temporale del Papa e mettevano in luce i vizi e le brutture di un’epoca.
I Papi che si susseguirono cercarono in tutti i modi di “azzittire” la statua, facendola vigilare, uccidendo chi veniva sorpreso ad affiggere foglietti, ma la popolazione iniziò ad utilizzare altre statue. Ci fu anche chi cercò di farla gettare nel Tevere, ma invano. Pasquino è ancora lì e la piazza, inizialmente chiamata piazza di Parione, oggi è Piazza Pasquino. La statua è recintata per evitare che venga rovinata e sotto è stata posta una bacheca per affiggere le Pasquinate.
# L’ Alter Ego milanese che criticava gli austriaci e il governo
Sior Cerera è il suo alter Ego Milanese, una statua fatta risalire al III secolo e probabilmente raffigurante un romano, vista la toga che indossa. Originariamente era ubicata in una chiesa in San Pietro all’Orto che oggi non esiste più. Ha avuto diverse dimore nei secoli, ed anche diverse identità (in base all’epoca storica di chi la guardava). Fino a ché nel 600 venne posta su un piedistallo davanti alla chiesa di Santa Maria dei Serviti e qui divenne il Pasquino di Milano.
Le persone attaccavano foglietti satirici, di critica agli austriaci ed al governo della città, erano talmente tante le critiche che alla fine fu posto su un piedistallo più rialzato per rendere difficile l’affissione. Questa l’incisione dalla cui prima parola prende il nome «carere debet omni vitio qvi in altervm dicere paratvs est» «Deve essere privo di ogni vizio chi si appresta a criticare un altro», frase più attuale che mai! Solo attorno al 1950, con le modifiche al corso Vittorio Emanuele II, la statua fu collocata nella posizione attuale, oggi vive lì, sotto i portici della via dei negozi, osserva dall’alto le persone che continuano a criticare senza guardare i propri vizi e chissà se si chiede come sarebbe possibile appendere i-phone ad una statua.
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MARTINA PICCIONI
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