Sembrava cosa buona e giusta. Un centro di produzione della RAI a Milano. Pronta anche la sede: al Portello. E invece, per Roma la Rai non deve perdere pezzi per altre parti d’Italia. Men che meno per Milano. Come avevamo scritto in questo articolo, i politici della capitale sono uniti a dire no a qualunque distaccamento della Rai a Milano. Arriva la reazione del leader politici milanesi.
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Per i politici romani la RAI è “cosa nostra”: NO al centro produzione a Milano. L’IRA dei leader politici milanesi
A Roma la politica fa quadrato e se prima erano in tre a ballare questo Hully Gully, in poche ore si è creato un vero e proprio asse della politica romana, pronta a difendere Saxa Rubra dall’assedio dei barbari longobardi.
Non ci sta Beppe Sala che, intervistato in occasione della solenne ricorrenza del 2 giugno, festa della Repubblica, risponde con l’istinto del manager. Non senza tradire la propria incredulità.
# Anche Zingaretti contro un centro di produzione RAI a Milano
Il sindaco di Milano cita Wolfgang Goethe, dichiarandosi «Senza parole» a commento dell’attacco anti Milano fatto dal Governatore del Lazio Zingaretti, in compagnia di tanti – forse troppi – sodali.
La pietra dello scandalo, se è concesso l’uso di questa espressione, è la delibera del Consiglio di Amministrazione RAI che prevede la realizzazione di un centro di produzione TV a Milano, nei pressi di Fiera Milano City, con la conseguente dismissione dell’uso degli studi di via Mecenate, che pesano sulle casse pubbliche di RAI, perché in affitto.
# Sala: la RAI «non è qualcosa di particolare che deve essere gestita per fini politici»
Come fanno notare il viceministro Alessandro Morelli e Beppe Sala, per una volta sullo stesso fronte, la RAI è un’azienda e come tale deve essere condotta. Il risparmio del canone di affitto degli studi milanesi attualmente in uso, è un vantaggio che rimarrà invariabilmente a bilancio aziendale, pronto per essere investito in altri rami e a disposizione per la crescita della RAI.
«In tutto il mondo, le aziende sono sempre alla ricerca di dare un servizio migliore. Fino a prova contraria, la Rai è un’azienda. Ha il dovere di efficientare la sua organizzazione e di dare un miglior servizio», dice Sala.
Ricordiamo che la RAI ha una grande sede a Milano, vi lavorano diversi dipendenti tra tecnici, autori, produttori e dirigenti. Immobilizzare tutte queste risorse impedendo loro di produrre, in nome di una artificiale “centralità” di Saxa Rubra, è qualcosa che rasenta lo spreco dei conti pubblici, ovvero una stortura del diritto societario, perché i dirigenti pubblici e privati hanno l’obbligo di condurre le aziende seguendo il principio del “buon padre di famiglia”.
Il primo cittadino meneghino, seppure garbato, ci va giù pesantissimo, sottolineando che la RAI «non è qualcosa di particolare che deve essere gestita per fini politici», come emerge lampante dalle dichiarazioni congiunte pervenute dalla capitale.
# «Questa idea che c’è un’affinità elettiva tra la RAI e Roma e che questa cosa non si può toccare, è uno degli esempi per cui il nostro paese non riesce a progredire»
Beppe Sala si accoda a tutti quei milanesi che stanno seguendo la vicenda e sono ancora sotto choc per il duro attacco “contro la Saxa Rubra del Nord”.
Un atteggiamento inspiegabile, non esiste nessuna affinità elettiva, a parte quella sbandierata senza pudore per fini elettorali; non esiste nessuna proprietà politica ma solo un’azienda pubblica che senza queste scaramucce potrebbe essere una delle più belle realtà del settore. Come dichiara Beppe Sala «Questa idea che c’è un’affinità elettiva tra la RAI e Roma e che questa cosa non si può toccare, è uno degli esempi per cui il nostro paese non riesce a progredire».
Interviene ancora il vice ministro alle Infrastutture, Alessando Morelli sottolineando che «sulla vicenda dello spostamento della sede Rai al Portello stiamo assistendo a una tragedia in casa Pd che dimostra disinteresse per il bene pubblico. Sala invece sminuisce l’operazione a semplice spostamento di studi per non disturbare troppo il manovratore romano».
L’opposizione alla nuova sede RAI di Milano non è campanilismo. È la precisa fotografia di una parte dell’Italia, come sempre molto impegnata a difendere lo status quo dell’intero paese, usando la RAI come cartina di tornasole, più che come metafora. Anche un altra grande leader della politica milanese interviene nella polemica rincarando la dose.
# Letizia Moratti: «La Rai è nazionale. Ha un centro di produzione a Torino e un altro a Napoli. È giusto che la Rai abbia un polo anche a Milano, è impensabile che non ce l’abbia»
La politica milanese si fa trovare pronta, compatta, per fronteggiare questo duro attacco che sta svelando il dramma vissuto dalla politica romanocentrica.
Letizia Moratti, Presidente RAI dal 1994 al 1996, ricorda di aver varato «il progetto di rafforzare la sede Rai a Milano» quando era la numero uno di RAI, «è un progetto giusto, perché la Rai ha necessità di avere dei poli sul territorio. La Rai è nazionale. Ha un centro di produzione a Torino e un altro a Napoli. È giusto che la Rai abbia un polo anche a Milano, è impensabile che non ce l’abbia. Sono certa che queste polemiche verranno superate e che si potrà rapidamente dar corso a un progetto che rafforzi il sistema radiotelevisivo italiano sul territorio».
# Il vizio della politica romanocentrica: vedere Milano come un problema non come un valore aggiunto per il Paese
Invece di vedere la possibilità di utilizzare la creatività e l’innovazione di Milano per rilanciare la RAI, la città sembra un ostacolo. Ancora una volta da Roma Milano vista come un problema per il paese.
Niente panico, perché i milanesi aspettano solo di poter contribuire alla ripresa della città, della regione e del paese, facendo semplicemente il proprio dovere. Senza dimenticare i diritti.
Perché se il centro di produzione RAI a Milano è una delibera di oggi, non dobbiamo dimenticare che è da oltre 20 anni che se ne parla, non è un aiutino di Stato, si deve fare senza se e senza ma.
# La risposta migliore: chiedere l’autonomia di Milano
La politica milanese, che in questa circostanza mostra i muscoli, dovrebbe imparare da questo episodio a difendere con orgoglio la città e i milanesi, una risorsa che tutto il mondo ci invidia.
Oppure basta parlare chiaro. Se Milano è un problema, la soluzione è già a portata di mano: due milanesi su tre desiderano per la città autonomia e potere pari a quello di una regione, un’autonomia che deve nascere nel solco della Costituzione, la più bella del mondo, quella che descrive l’Italia come “una e repubblicana”, non romana.
E se ce lo permettete, Saxa Rubra del nord è un’espressione che non ci appartiene. Per noi, quella è City Life, chiamatela col suo nome.
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LAURA LIONTI
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