Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “Le donne di Vivaio per una Milano senza violenze” è stato un momento di riflessione che si è particolarmente accesso grazie alcune persone conosciute in ambito di Vivaio e in altre associazioni, molto attive a livello sociale, che mettono a disposizione il proprio tempo per fare del bene e il bene della città nella quale viviamo. Così, dopo la riflessione è seguita un’intervista. Alcune video alcune no; qui oggi proponiamo degli estratti di quello che ci siamo dette, anche in base alle nostre esperienze e ai recenti fatti di cronaca.
L’intento del nostro confrontarci, alla base, aveva l’ambizione di far diventare Milano la prima città senza violenze. Una città dove poter passeggiare tranquille ma anche lavorare senza essere fatte oggetto di “attenzioni” particolari e dove ognuno, indipendentemente dal proprio “genere” possa essere in grado di non farsi mettere sotto scacco anche se in quel momento si trova in una situazione di inferiorità.
Questo nostro intervento corale vorrebbe essere una sorta di voce narrante della città di Milano, che si interroga, indigna, incazza ma che poi, intelligentemente trova una soluzione. Grazie se voi lettori, vorrete partecipare attivamente, anche attraverso il Blog Milano Città Stato, alla discussione che qui lanciamo. Alcuni interventi saranno smaccatamente provocatori, altri invece spaccati professionali di cert’une condizioni psicologiche, altri invece magari semplici citazioni poetiche o aforismi, di donne per le donne ma non solo; una sorta di “leggimi e guardami” oggi sono qui per te, a qualunque sessualità tu risponda!
Paola: lo scherzo a sfondo sessuale nella nostra cultura è spesso ammesso e tollerato
Cominciamo con il pensiero di Paola che, essendo una psicologa del lavoro e formatrice, ha molto da “sollecitare” il nostro pensiero e porci in una condizione di ‘vedere il problema da un’altra angolazione: “A quanti è venuto in mente che gli episodi denunciati dalle attrici molestate da Weinstein si inquadrano nell’ambito della violenza sul lavoro. Quante donne hanno giustificato ciò che era successo ergendosi a dure e pure che in quella situazione, quella stessa identica situazione, avrebbero avuto la capacità e il coraggio di rispondere per le rime, di denunciare subito, di interrompere il rapporto di lavoro, piuttosto che… Quante volte si giudica invece di definire con le giuste parole quello che è un abuso di potere bello e buono. Allora deve essere Kevin Spacey, un omosessuale dichiarato, che fa la stessa cosa nei confronti di colleghi maschi a riportare nella dimensione giusta i fattacci… perché se sono uomini quelli cha hanno subìto molestie allora sì che è da condannare senza appello. Come presidente di SoFia Comitato Donne AiFOS parlare di salute e sicurezza, anche sui luoghi di lavoro, non può prescindere dal considerare questi episodi come un rischio di carattere psicosociale ben identificabile nelle origini e nella modalità di espressione. E’ un rischio psicosociale, e anche fisico, che corrono le lavoratrici e i lavoratori messi in posizione di debolezza psicologica o di ruolo. Una delle misure di prevenzione può essere una migliore informazione su questo tipo di violenza che si nutre dell’abitudine, inculcataci culturalmente, che lo scherzo a sfondo sessuale è ammesso e tollerato. Un’altra misura è quella di educare tutti a cosa è corretto e a cosa non lo è anche in termini di approccio sessuale. Sicuramente giovani uomini e donne che oggi sono simpaticamente esposti a trasmissioni come il grande fratello VIP non penso abbiano, ancora, gli strumenti migliori per questo tipo di discernimento.”
Rosa: sono sommersa da colpe
Rosa, donna dolcissima e sempre sorridente, amante della poesia, quando deve lasciarmi, dopo esserci incontrate in Copernico, mi saluta con un aforisma lapidario, che io riporto qui, senza commento “Sono sommersa da colpe, vere o presunte, e da attività varie per lavarle via”
Babette: qualunque tipo di violenza non vuol dire ti amo
Babette che si intende e insegna pratiche orientali, con una brevissima frase, riesce a contenere l’universo intero che a mio modo di vedere, si rifà, forse inconsapevolmente, a quello semplice ma immenso di Gandhi; lei ci dice: “Non scegliere mai di essere una vittima di qualcuno o di qualcosa, scegli la vita e te stessa; qualunque tipo di violenza non vuol dire ti amo”
Pat: ma siamo sicuri che la violenza sia solo degli uomini?
Guardare il mondo da un oblò a volte aiuta a concentrarsi sul particolare e credo che questo sia lo spirito che anima la testimonianza di Pat: ”uhmm. Molto lungo come discorso. Ma siamo sicuri che la violenza sia solo degli uomini???? uhm, io mi sono un po’ scocciata di questo ruolo. Se devo dichiarare la mia esperienza personale come violenze psicologiche certo, ci siamo passate un po’ tutte. però, dal mio punto di vista, sta diventando un po’ un discorso alla moda e scusate, mi sto annoiando perchè conosco molti uomini che subiscono anche loro violenze; iniziamo a parlare anche di violenze sugli uomini, anche … certo, i numero sono inferiori però dai…basta. Abbiamo tutti gli strumenti per difenderci. Scusami, ma la penso così”.
Antonella: non è normale e non lo sarà mai
Ma non abbiamo nulla di cui scusarti, siamo qui per confrontarci, quindi in completa serenità e poste in modalità “ascolto”, proseguiamo con i nostri MESSAGES IN A BOTTLE”
Ecco tra noi anche Michelle Obama, grazie alla testimonianza di Antonella che si occupa nella vita, tra le altre cose, di Corporate Social Responsibility : “Alle donne vorrei essere capace di ripetere con forza quello che Michelle Obama disse in un famoso discorso: ‘This is not normal!’. Non è normale e non lo sarà mai; anche se nel mondo 1 donna su 3 ha subìto qualche forma di abuso e qualcuno si sente legittimato a pensare che è così che vanno le cose. Non pensiate che lo sia e non permettete a nessuno di pensare che lo sia, che siano uomini, madri e istituzioni. Perché la normalità deresponsabilizza tutti. E perché, come diceva Pessoa, ‘ognuno di noi è l’eccezione ma una regola che non esiste ’.”
Francesca: la violenza non va MAI giustificata
Francesca, che fa della diffusione dell’Innovazione il suo terreno di battaglia è assertiva e sicura nel dire fermamente che “la violenza non va MAI giustificata, anche se pensiamo si essere la causa di certi gesti violente, esiste sempre una seconda scelta, sta all’uomo maturo (in quanto specie animale, ma non solo), scegliere la strada del dialogo e non quella della sopraffazione fisica”.
Luisa: la violenza nasce dall’idea di possesso e superiorità: insegniamo(ci) il rispetto
Un’altra testimonianza, in chiave culturale ci arriva da Luisa che fa la comunicatrice di professione: “Indigniamoci ed insegniamo ad indignarsi; facciamo sentire la nostra voce, facciamola sentire ai nostri figli, ai nostri colleghi, agli estranei non solo quando una violenza finisce sui Media, non solo quando c’è l’8 marzo. Sempre, senza pudore né vergogna. Ogni volta che si usa una foto sessista per esprimere un concetto, ogni volta che una donna di qualsiasi età venga apostrofata per ‘scherzo’. Ogni volta che si discrimina tra uomo e donna: educhiamo (ci) al rispetto, la violenza nasce dall’idea di possesso e superiorità: insegniamo(ci) il rispetto.”
Adele: finché nel cuore di noi donne continuerà a brillare la luce dell’amore il mondo si salverà dalla violenza
Chiudiamo con Adele, che della Biodanza ha fatto il suo pane quotidiano e che non poteva che enunciare segni di luce e di speranza, liberamente ispirati dalla lettura della Profezia della Curandera: “finché nel cuore di noi donne continuerà a brillare la luce dell’amore il mondo si salverà dalla violenza. Ma se quell’amore scemerà, allora odio ed indifferenza dilagheranno e finiranno con il distruggerlo.“
Nella speranza che questi nostri messaggi in bottiglia siano arrivati, se ce n’erano, ai destinatari o che divengano spunto di riflessione e di discussione, chiudiamo il nostro piccolo contributo al 25 novembre, dalla Città di Milano; alla prossima.