Sono diversi gli esempi in Europa e nella nostra città. È immaginabile oggi un altro quartiere satellite a Milano, oppure senza consumare suolo vergine è meglio rinnovare la città riutilizzando quello già sfruttato?
Per un’altra MILANO: un NUOVO QUARTIERE SATELLITE?
# Gli esempi in Gran Bretagna e in Svezia
In Gran Bretagna furono costruite nel secondo dopoguerra le New Town quale Milton Keines per ridistribuire parte della popolazione e delle attività soprattutto intorno alla Grande Londra, sull’esempio delle garden city realizzate all’inizio del Novecento come Letchworth scelta da facoltose famiglie che già allora abbandonavano la capitale.
Pure a Stoccolma dagli anni 1950 sono stati realizzati diversi quartieri satelliti lungo le linee della rete regionale di metropolitana e della ferrovia, la più nota è Vällingby una città satellite di 20mila abitanti. Il masterplan, in grande parte progettato dal più famoso architetto svedese Sven Markelius, la divide in tre parti: il centro con edifici civici, commerciali e terziari vicino alla stazione, e nella periferia le aree residenziali composte da diverse tipologie – a schiera, in linea di media altezza e a torre – e zone a verde.
# La prima città satellite di Milano
La prima città satellite verde di Milano è Milano San Felice, sorta nel 1966-1975 e situata in un’area di circa 800.000 mq tra i comuni di Segrate, Pioltello e Peschiera Borromeo: un elegante quartiere privato residenziale da 7 mila abitanti e 2 mila abitazioni con servizi di qualità, destinato ai ceti più abbienti. Due maestri milanesi del secondo Novecento quali Vico Magistretti, autore pure del masterplan, e Luigi Caccia Dominioni, lo progettarono sviluppando l’originario progetto dell’ingegner Giorgio Pedroni
Il suo asse portante orientato in direzione del lago Malaspina è una strada “a ferro di cavallo”, che dispone le 18 torri residenziali color in grigio a copertura piana, dalla quale si diramano vie a sviluppo ondeggiante, molte a cul de sac, dove sono poste 153 palazzine a schiera da due a sei piani e oltre, in mezzo al verde, anche 114 ville in mattoni, tutte quante dai tetti a falde. Nei prospetti, dalle tinte chiare delle case, si trovano lungo le strade gli ingressi e i garage e verso le aree interne balconi, logge e ampie vetrate. Ci sono inoltre un edificio commerciale, utilizzabile anche dai non residenti, e una piccola costruzione con funzione di portineria centralizzata e di amministrazione del complesso. La zona per lo svago e la socialità, che comprende anche gli impianti sportivi, è disposta lungo il lago.
# La costruzione di Milano Due
In seguito, Milano Due, situato a nord di Lavanderie nel comune di Segrate, è stato costruito negli anni Settanta dall’Edilnord di Silvio Berlusconi, e progettato da Giancarlo Ragazzi e per la parte paesaggistica da Enrico Hoffer. È un quartiere autosufficiente di 5mila abitanti, dotato infatti di servizi quali scuole, negozi, ristoranti, bar e di parchi e aree verdi in quantità e di un laghetto. Anche qui vi è un interessante viabilità, ulteriormente differenziata, e gli edifici residenziali, a parte qualche torre, hanno cinque o sei piani e sono in uno stile convenzionale e dello stesso colore.
# L’enclave di Milano Tre e il nuovo progetto Milano 3.0, sempre a Basiglio
Mentre Milano 3, progettata come un’enclave sempre dall’Edilnord che era diretta dall’architetto Giancarlo Ragazzi, fu realizzata tra il 1980 e il 1991 nel comune di Basiglio, distante 13 km dal centro urbano del capoluogo lombardo. Il quartiere segue lo stesso schema urbanistico di Milano 2, ma si estende in un’area di ben 14 chilometri quadrati ricchi di verde, ciò ha reso l’impianto viabilistico un po’dispersivo. È abitata da 7mila persone di ceto benestante, in palazzi dall’aspetto sobrio, tutti uguali e dello stesso colore, mentre in una piazza sono collocati davanti al lago il supermarket, la farmacia, le poste, negozi di vestiti, bar, ristoranti e palestra. E c’è una city con gli uffici della banca Mediolanum.
Un nuovo progetto urbanistico chiamato Milano 3.0, in costruzione nell’area tra l’ex campo di Golf, Milano 3 City e la cava Ghiaia, è stata oggetto di numerose contestazioni dagli abitanti di Basiglio, nonostante che questo complesso residenziale di 6 edifici, dotati di servizi interni, abbia aspetti qualificanti. È stato progettato dallo Studio Atelie Femia con una certa maestria, per la ben definita disposizione dei corpi di fabbrica, la loro articolata modellazione, il raffinato rivestimento delle facciate e la sostenibilità.
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# Cascina Merlata, il quartiere “sostenibile” accanto a MIND
Cascina Merlata è il noto quartiere “sostenibile” in Milano posto accanto a MIND, dove è stato il sito espositivo di Expo 2015, in una superficie di circa 900.000 mq con un nuovo grande parco di 250.000 mq, a memoria dell’area agricola su cui è posta la seicentesca cascina, che dà il nome al quartiere. Gli abitanti, per lo più giovani coppie, attualmente sono 6 mila e ne sono previsti 13 mila entro 2030.
Gli edifici residenziali, diversi di essi dall’aspetto discutibile, sono per lo più di housing sociale e edilizia convenzionata, e disposti a blocco in più lotti. Si notano anche le alte torri, molte già utilizzate come villaggio Expo, dove spiccano per le particolari e attraenti soluzioni le due “in chiaro e scuro” ideate da C + S e le tre “multicolori” da MC Architects. Sono presenti pure un plesso scolastico di 12.000 mq e “Merlata Bloom”, il grande centro commerciale.
# Un altro quartiere satellite a Milano?
È immaginabile oggi un altro quartiere satellite a Milano? Oppure senza consumare suolo vergine rinnovare la città riutilizzando quello già sfruttato e seguire le indicazioni europee del “Driving urban transition? La mobilità e la città a portata di mano in 15 minuti, la circolarità produttiva e la sostenibilità energetica
Senza pretendere incentivi volumetrici perché vengono rigenerati quartieri in modo sostenibile, in quanto conterà negli interventi urbanistici e architettonici, sempre di più la qualità urbana rispetto alla quantità. Essendoci numerosi “vuoti”, come fabbriche dismesse, caserme, ex scuole e aree ferroviarie, i progetti di rigenerazione urbana in atto e in avvio sono una vera occasione per andare oltre il solo riuso del suolo. Milano con l’Expo è riuscita a fare un notevole scatto di reni, attraendo capitali finanziari e diventando una meta turistica non solo di affari, grazie anche ai voli low cost e ai B&B, ma la città non può che essere nella sua “anima” molteplice, natura docet, per evitare alla lunga la decadenza come può accadere. Ci vorrebbe pure l’attenzione al sociale e infatti molti operatori si sono già indirizzati verso l’affitto (che per garantire un’esistenza dignitosa dovrebbe essere secondo gli esperti solo di un 1/3 del salario) e alla riqualificazione al meglio delle periferie, anche rinnovando i vetusti quartieri popolari quando è il caso.
# Il programma internazionale C40 “Reinventing Cities”
Il sistema pubblico, a diversi livelli, dovrebbe davvero diventare il regista delle operazioni, ed essere in grado di avere una visione urbana, per intercettare e dialogare con gli investitori privati, come è successo con la partecipazione, del Comune di Milano al programma internazionale C40 “Reinventing Cities. Partecipazione che verrà ripetuta, in collaborazione con l’Agenzia del Demanio, per Reinventing Cities 4 dove viene proposta in via Zama la trasformazione di due edifici che erano adibiti a scuola elementare e palestra, e di uno spazio aperto limitrofo.
Tuttavia, la manutenzione del verde sembra malfatta o mal gestita e l’impegno di piantare 3 milioni di alberi entro il 2030 arenato, pur avendo preso spunto dalla bella idea di Renzo Piano promossa con Claudio Abbado per rinverdire Milano: proposta prima accettata e poi declinata dalla giunta Moratti. E non si ha alcuna notizia da parte degli enti preposti, del recente suggerimento di realizzare un semplice collegamento ad anello tra i parchi intorno alla città, sull’esempio della Green Belt, norma in uso dal dopoguerra in Gran Bretagna che regola il controllo dello sviluppo urbano e in primis quello di Londra.
# La mobilità è una questione ancora irrisolta
Anche la mobilità è una questione cruciale finora irrisolta a Milano, e aldilà delle polemiche e dell’approccio attuale al riguardo, non deve più essere intesa a senso unico o ideologicamente, ma potrebbe diventare flessibile privilegiando così l’uso di mezzi di trasporto sostenibili come la bicicletta, treni, autobus e tram, le auto private (per ora) elettriche o ibride, il car sharing, il taxi condiviso e il car pooling. Stoccolma, che a suo tempo modificò in un sol giorno il modo di guidare dal lato sinistro della strada a quello destro, da molti decenni, oltre a efficienti collegamenti regionali, ha una diffusa rete radiale metropolitana, che è congiunta anche circolarmente.
Inoltre, con un valido e lungimirante sistema viabilistico extra urbano, in parte ideato o in atto, insieme agli altri requisiti necessari verrebbe favorito davvero uno sviluppo armonico della Grande Milano, che ormai è estesa dalla scala metropolitana a quasi quella regionale: si potrebbe pertanto mirare a superare l’ipercrescita tipica della città moderna e la sua iperframmentazione.
“Non esistono modelli di città, esistono solo fonti di ispirazioni” Carlos Moreno “La città dei 15 minuti”
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GUIDO ANGELINI
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