– Non è possibile, Andrea, che si metta in pubblico ancora nel 2017 associato a Milano il tema della lentezza. No! Se siamo così fighi sulla bocca di tutti è perché cacchio nel 2010 abbiamo schiacciato sull’acceleratore lasciando tutti indietro. Ed è piaciuto a tutti tantissimo. Quindi è proprio il tema della lentezza che non si accosta oggi a Milano, non in generale, ma soprattutto oggi.
– Dovessi dire cose in cui Milano dovrebbe accelerare cosa diresti?
– Tre cose. La demografia, le multinazionali: abbiamo qui sedi commerciali o piccoli avamposti. Per esempio il tema delle banche o delle sedi di agenzie. Gruppi asiatici o americani potrebbero avere qui la sede. E ancora dobbiamo accelerare sul turismo, sono ancora troppo pochi. Sicuramente c’è da fare e bisogna tenere il piede più affondato sull’acceleratore.
– A livello personale in che cosa il milanese dovrebbe accelerare?
– Nelle lingue, nell’apertura alle culture estere, nell’invitare a conoscere le persone che vengono nella nostra città a vivere o a studiare e che vengono tenuto un po’ fuori. Aprire un po’ la testa. Lo fa solo in quei piccoli momenti celebrativi del design o in questi piccoli momenti ludici del piano, dei libri, dovrebbe farlo tutto l’anno.
– Quindi dici che la velocità dei milanesi è un po’ una finta.
– Assolutamente. Sia della città che dei milanesi. Proprio per questo in questo momento critico di transizione in cui abbiamo cominciato a mettere la terza dobbiamo accelerare. Se no fai come quando vado con l’enjoy che tieni la terza acceleri fa un gran casino, sa di frizione e basta. Questa è Milano oggi.