Con quel fisico imponente, la gestualità sorniona e quella voce roca rappresenta il simbolo di una Milano che non tornerà più.
PIERO MAZZARELLA, personaggio simbolo di una Milano che non c’è più
# L’erede artistico di Ferravilla
Sono passati quasi dieci anni da quel 25 ottobre 2013 che si portò via Piero Mazzarella, una delle figure più carismatiche del teatro e della cultura milanese. Nacque, per caso, a Caresana, perché i genitori, entrambi attori, proprio attorno al 2 marzo 1928, data della sua nascita, si trovavano a recitare nel piccolo paese del vercellese. Appena dopo il parto, la famiglia Mazzarella torna a Milano, in una casa di ringhiera di via Sannio. Il padre si chiamava Rosario, la madre Sara Masera, attrice della compagnia di giro di Edoardo Ferravilla: infatti Piero è stato considerato l’erede artistico del più popolare interprete di “Tecoppa”.
“Mio papà era siciliano, mia madre milanese, tutti e due erano attori – disse Mazzarella in un’intervista degli anni novanta – mio papà lavorava con Angelo Musco, il più grande talento degli ultimi cinquecento anni, uno che aveva imparato a leggere e a scrivere a 56 anni, quando Pirandello gli aveva già dedicato tre commedie. Musco era la dimostrazione che la cultura artistica è la forza espressiva, delle mani, dei gesti, degli occhi“.
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# Il debutto a teatro
Mazzarella inizia a fare teatro da ragazzino, insieme al fratello Mario, che prenderà il nome d’arte di Rino Silveri: “noi due andavamo ancora a scuola e nelle vacanze i nostri genitori ci portavano sul palco: erano gli anni in cui andavano di moda opere come “Le due orfanelle”, “i figli di nessuno”, “I miserabili”, storie strappalacrime dove tra i protagonisti c’erano i bambini con ruoli che andavano bene per noi“.
All’inizio degli anni cinquanta entra nell’avanspettacolo, dove conoscerà la sua prima moglie, deceduta ancora giovane, da cui nasceranno i primi due figli. Entra in una compagnia teatrale che recitava in dialetto milanese, l’aggancio per questo lavoro fu Edgard Biraghi.
Nel 1958 debutta poi ne “La zitella” di Carlo Bertolazzi, al Teatro Sant’Erasmo, sorto dove un tempo si trovava il Convento degli Umiliati. Entra poi nella compagnia Stabile Milanese del Teatro Gerolamo di Piazza Beccaria.
# I primi riconoscimenti
Intanto Mazzarella inizia a ricevere i primi riconoscimenti: gli viene conferito il premio “San Genesio”, successivamente il “Luigi Illica”, quasi esclusivamente dedicato alle personalità della lirica, ma con l’attore milanese viene indirizzato anche alla prosa.
Poi è la volta de “La maschera d’oro”, per l’interpretazione nella commedia “Rico de Porta Garibaldi”.
Nella carriera di Piero, il fratello Mario avrà sempre un ruolo importante, sia artistico che nella gestione del denaro guadagnato dalle compagnie in cui lavoravano. Dopo un’altra storia sentimentale, verso la fine degli anni sessanta si legherà alla collega Barbara Nardi, dalla quale avrà altri tre figli.
Negli anni settanta Mazzarella ripropone la creatura di Edoardo Ferravilla, “Tecoppa”, con “El risott a la milanesa per el Tecoppa” e “El Tecoppa in vacanza”.
# Indiscusso protagonista del Cinema con 22 film
Ma questo nostro attore è stato anche un indiscusso protagonista del cinema: sono 22 i film in cui ha recitato, tra cui “Banditi a Milano”, “Il maestro di Vigevano” e “Un povero ricco”, mentre per la televisione lo abbiamo visto in 14 miniserie, tra cui “Il mulino del Po” e “Le cinque giornate di Milano”.
Naturalmente è stato il teatro il suo più grande amore, che lo ha portato a recitare fino ai periodi molto vicini alla morte.
“Il teatro? Non so fare altro nella vita, neppure avvitare una lampadina – amava confidare – pensate che non ricordo mai il codice della mia carta di credito, eppure conosco a memoria duecento commedie“.
# L’amicizia con Giorgio Strehler
La sua amicizia con Giorgio Strehler è durata 40 anni, “quarant’anni in cui abbiamo litigato tantissime volte“. Ma chi è stato il miglior regista, per Piero Mazzarella?: “Strehler, naturalmente, il migliore della sua epoca“. E l’attore che lo ha colpito di più? “Ermete Zacconi, un artista che a 86 anni recitava a memoria, per quattro ore, i dialoghi di Platone“. Il più bravo attore di teatro dell’era contemporanea? “Gigi Proietti, grande attore, grande regista e persona perbene“. Il suo maestro, nella recitazione? “Ruggero Ruggeri, la voce di Cristo nel Don Camillo e Peppone“.
# Il simbolo di una Milano che non tornerà più
Piero Mazzarella, con quel fisico imponente, la gestualità sorniona e quella voce roca, che rappresenta il simbolo di una Milano che non tornerà più. “Questa voce l’avevo così già a vent’anni, per le sessanta sigarette al giorno che fumavo e per un problema al setto nasale“.
Quando gli si chiedeva come era cambiata Milano, dai “suoi tempi” agli anni duemila, lui amava rispondere così: “com’è cambiata? Io da bambino andavo sotto ad uno dei ponti sui navigli e bevevo l’acqua che scorreva… vallo a fare oggi“.
FABIO BUFFA
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