«Una nuova grande piazza a Milano, un segno forte di innovazione nel cuore del Portello, quartiere della trasformazione e del cambiamento»: quando nel 2014 Ada Lucia De Cesaris, allora Vicesindaco con delega all’Urbanistica, inaugurò Piazza Valle, la più estesa della città, l’entusiasmo era comprensibilmente alle stelle.
Oggi, riguardando alla piazza omonima del grande architetto e designer Gino Valle che la progettò, le sensazioni non sono più le stesse.
Il motivo? C’entra (anche) un ponte.
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Il Ponte di Portello: uno snodo col freno a mano tirato
Per ovviare al problema posto da viale Renato Serra, parte della Circonvallazione che tagliava in due il rinato quartiere del Portello, venne costruito un ponte pedonale, una vera e propria opera avveniristica, progettata dalla società Arup di Londra (la stessa che ha realizzato il London Eye) tecnicamente denominata Passerella Ciclopedonale Serra.
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La pista centrale per le bici e i pedoni è sorretta da due archi a forma parabolica in acciaio che svettano, nel punto di raccordo più alto, a ben 18 metri dal livello della strada, fissati da una serie di tiranti. Dotata di due ascensori laterali, di due scale a chiocciola e di rampe per portatori di handicap, la passerella si appoggia, a circa 6 metri rispetto al piano stradale, su due supporti in calcestruzzo armato. La struttura, lunga 90 metri e larga 4, collega il Parco del Portello con Piazza Gino Valle.
Se non bastasse, l’opera è colorata dalla policromia dell’artista austriaco Tornquist. Tutto bellissimo quindi, se non fosse per un particolare: il Ponte segue gli orari del Parco del Portello, quindi chiude alle 20 per nove mesi all’anno, e addirittura alle 18 da dicembre a marzo.
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Una scelta, quindi, che va a incidere anche sulla vivibilità del quartiere, tagliandolo in due parti poiché lascia lì proprio il problema per cui si era deciso di costruire il ponte, il trafficatissimo e, dopo una certa ora, invalicabile cardo di viale Renato Serra.
Piazza Gino Valle è terra di nessuno
Piazza Gino Valle, collegata col resto del Portello dal nostro bel ponte ciclopedonale, rimane ancora uno spazio senz’anima.
Innanzitutto per il pochissimo verde, elemento anacronistico che, unito all’architettura postmoderna che la circonda, la rende una piazza quasi distopica. L’unico possibile punto catalizzatore pare essere Casa Milan col suo negozio-ristorante, per il resto è il deserto.
Lo spazio per nuovi negozi c’è, e sicuramente l’inconsistenza sociale della Piazza non si può attribuire alla sola assurdità degli orari di chiusura della passerella: servirebbero nuove attività commerciali che facciano da attrattore, pensando poi ad un uso più funzionale dell’area che potrebbe facilmente essere allestita per ogni tipo di evento, dai concerti estivi ai mercatini natalizi.
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HARI DE MIRANDA
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