“Rocco e i suoi fratelli” è un film del 1960 di Luchino Visconti, inserito nei 100 film da salvare. Fu girato a Milano, città in cui la famiglia Parondi, composta da mamma Rosaria e da quattro figli, alla morte del capo famiglia, decide di trasferirsi lasciando il paese d’origine in Lucania. È una cruda e drammatica storia, tra iniziale povertà, amori difficili ed altri drammaticamente violenti, una donna contesa tra due dei quattro fratelli (Rocco e Simone), un mondo del pugilato che diventerà gloria per Rocco e feroce delusione per Simone, voglia di tornare nel paese del Sud, mista a quella di rimanere per integrarsi nella metropoli.
Quando, a Milano, VISCONTI girava “ROCCO E I SUOI FRATELLI”
# L’arrivo a Milano della famiglia Parondi
È interessante osservare quelli che sono i luoghi di una Milano in piena ricostruzione post-bellica ed in pieno sviluppo industriale. Il film si apre con l’arrivo in Stazione Centrale della famiglia, su un Bari-Milano con vagoni di terza classe: mamma e quattro figli (Rocco, Simone, Ciro e Luca), si recano in autobus a casa del quinto figlio, Vincenzo, già presente nella Metropoli e in procinto di fidanzarsi ufficialmente. Il viaggio sul bus coinvolge anche lo spettatore, che si immerge nelle vetrine luccicanti di Milano e, come i Parondi, ammira incredulo tutta questa bellezza sfolgorante.
Mamma e figli irrompono nella casa dei futuri suoceri di Vincenzo, mentre si svolgono i festeggiamenti per il fidanzamento ufficiale tra lo stesso (interpretato da Spiros Focas) e la fidanzata Ginetta, interpretata da Claudia Cardinale. Marca subito male: i genitori della ragazza mettono in chiaro che non sono disposti ad ospitare i Parondi appena giunti al Nord. Ciò provoca una forte reazione di Rosaria (Katina Paxinou), che ordina ai quattro figli al seguito di uscire subito da quella casa, nell’imbarazzo di Vincenzo e nella disperazione di Ginetta.
# Il continuo della trama
La scena successiva vede quest’ultimo recarsi in un cantiere per chiedere consiglio e conforto ad un suo amico custode: qui siamo in via Gavirate, dove adesso ci sono dei palazzi. Intanto la famiglia Parondi va ad abitare provvisoriamente in uno scantinato di un palazzo di via Dalmazio Birago n. 2, a Lambrate. Dopo la lite descritta, tra le due famiglie, Vincenzo e Ginetta si vedono di nascosto davanti alla Standa, in via Rossini angolo via Giordano Bruno. Intanto Vincenzo incontra gli altri fratelli e, con Rocco e Simone, va ad allenarsi in una palestra di pugilato: qui ci troviamo nell’attuale sede dell’Arci Bellezza di via Bellezza n. 16A. La società è quella della Unione Sportiva Lombarda.
Simone Parondi (interpretato da Renato Salvatori) si appassiona a questo sport e tiene il suo primo incontro: nel frattempo è passato ad una società pugilistica milanese e sfida un boxeur di un sodalizio di Potenza, un derby che porta il pubblico (quasi tutto meridionale) a tifare l’atleta potentino, insultando Simone, considerato un “venduto” al nord. La vittoria di Simone genera la rabbia di buona parte degli spettatori, con tanto di scazzottate fuori dalla palestra dove si è tenuta la sfida, e qui è riconoscibile il Velodromo Vigorelli di via Arona. Intanto Rocco (Alain Delon), timido e un po’ impacciato, lavora in una lavanderia, che si trova in viale Sabotino n. 20.
# Una delle scene più forti del cinema italiano: amore violento e rabbia in Piazzale Lugano
Simone si è fidanzato con Nadia (Annie Girardot) una ragazza con un risvolto di vita misterioso, una prostituta, con la quale il ragazzo inizia a sognare una vita di felicità e di lusso. L’amore del giovane verso la compagna diventa un’ossessione morbosa, che lo porta a rubare una spilla alla datrice di lavoro di Rocco, per regalarla alla stessa Nadia. Quest’ultima in realtà considera Simone un “cliente” come tanti e, attraverso Rocco, vuole ridare il gioiello a Simone. Che prenderà l’addio della ragazza con un profondo sconforto, al punto da compromettere una promettente carriera da pugile.
Dopo qualche tempo, casualmente, Nadia e Rocco si ritrovano e si fidanzano, ma segretamente: Simone lo viene a sapere e, avendo capito dove il fratello e la fidanzata si appartavano, decide di ingaggiare i suoi amici per farla pagare a tutti e due. Qui avviene una scena cruda, che porterà censura e critiche al film: Rocco è tenuto fermo dagli amici di Simone e quest’ultimo violenta Nadia, togliendole gli slip e lanciandoli in faccia a Rocco, disperato. È una delle scene più forti e drammatiche del cinema italiano, soprattutto perché è una delle più nitide fotografie della violenza e della rabbia di quei tempi. Questa scena si svolge, di notte, in Piazzale Lugano, verso il cavalcavia Adriano Bacula. Poi Simone e Rocco si rincorrono picchiandosi, fino alla scena in cui quest’ultimo stramazza al suolo esausto: qui siamo all’angolo tra via Ercolano e via dei Pioppi, nella zona della Ghisolfa.
# Una luce in fondo al tunnel per la famiglia Parondi, la metafora con l’Italia del boom economico
Altra scena significativa è quella che ha come ambientazione la terrazza del Duomo: Rocco, vedendosi con Nadia, invece di dimostrare rabbia e risentimento verso Simone per lo stupro e le botte, chiede alla ragazza di rimettersi con il fratello, perché, dice Rocco, solo così Simone uscirebbe dalla disperazione. Ovviamente Nadia, che chiede l’amore di Rocco, fugge via avvilita. Il film propone, con scene crude e drammatiche messe insieme dalla maestria di Visconti, il momento in cui Simone, indebitato e disperato, si prostituisce con un manager del mondo pugilistico; inoltre c’è l’uccisione, con fendenti di coltello, di Nadia da parte dello Simone e la disperata fuga del ragazzo, poi arrestato.
Intanto Rocco, che aveva iniziato l’attività pugilistica, miete successi: una sfida avviene in un riconoscibile Teatro Principe di via Bligny 52. Il finale vede Luca (il fratello più piccolo dei Parondi) recarsi fuori dall’Alfa Romeo, dove lavora Ciro: dopo tanta disperazione e tanta sofferenza, le ultime scene sembrano regalare un tocco di speranza al futuro della famiglia lucana. E, Luchino Visconti, con questo raggio di sole di ottimismo, ha voluto dare un segnale ad un’Italia che affrontava il boom economico con timida fiducia e tanta paura.
FABIO BUFFA
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