Video killed the radio star cantavano i The Buggles nel lontano 1979, ma solo due anni dopo diventa un inno generazionale grazie al suo videoclip che sarà il primo trasmesso dalla neo nata MTV. Scopo principale dell’emittente è quello di trasmettere ventiquattro ore su ventiquattro solo videoclip musicali che, sin dall’inizio (come diceva la canzone), avrebbero “ucciso” le stazioni radiofoniche.
Quando c’era MTV ITALIA (quella vera)
Il videoclip rendeva, in qualche modo, i cantanti più vicini alla gente, assumevano un volto, un corpo, un fisico che fino a qualche anno prima era relegato e celato dietro ad una scatola nera chiamata radio. Ora sicuramente, su chi sia stato il primo artista a realizzare un videoclip promozionale, bisognerebbe intavolare un discorso lungo, ma una cosa è certa, MTV è stata la prima emittente dedicata al mondo del videoclip e sin dall’inizio il suo successo e il suo formato fu immediato, invidiato e copiato.
# L’antefatto: Videomusic
Come dicevo prima, l’idea di base di MTV fu copiata in quasi tutte le parti del modo, come ad esempio Music Box in Gran Bretagna, ma anche l’Italia non fu da meno. Siamo nel 1984 ed esattamente il 2 aprile, quando a notte fonda, sulle frequenze di Elefante Tv, compare per la prima volta il logo di VideoMusic con il suo primo videoclip (All Night Long di Lionel Richie) e fu subito polemica.
La direttrice del canale dichiarò che loro furono i primi a dare spazio alla musica nera e la loro proposta si differenziava da MTV dal fatto che il canale americano era nato per i giovani di un’America benpensante, mentre loro non facevano differenze di alcun genere. Come succedeva a MTV, comparvero i primi veejay e i primi programmi interi che si affiancavano all’heavy rotation dei videoclip. All’inizio degli anni novanta fu inaugurato il VM Giornale e fu inaugurato un personalissimo teletext (Music Fax). Forse quello più famoso dei programmi fu Roxy Bar che al tempo fu un vero e proprio terremoto nel mondo delle sette note.
# La svolta generalista di Videomusic e il declino
Con l’acquisto dell’emittente da parte di Cecchi Gori nel 1995, le cose cambiano radicalmente, l’emittente diventa più generalista e accanto ai videoclip si trova spazio per parlare di sport e trasmettere telefilm e film. Solo un anno dopo VideoMusic inizia il suo declino per fare spazio alla neo nata TMC2 per poi arrivare al 1997 quando cessa definitivamente di esistere. Numerose furono le polemiche e le raccolte firme per evitare la chiusura, ma non ci fu nulla da fare. Le cose cambiarono qualche tempo dopo quando sulle stese frequenze comparve il logo di Viva (network musicale tedesco), ma durò poco quando alla fine venne annunciato la nascita di MTV Italia sulle frequenze di TMC2 inghiottita dai primi scandali del gruppo Cecchi Gori.
# Nasce MTV Italia
Siamo nel 1997 e un emozionato Enrico Silvestrin inaugura la nascita di MTV Italia (ancora sulle frequenze di Rete A) presentando e trasmettendo le prime quattro canzoni del Pop Mart Tour degli U2. La nuova emittente cominciò col botto e il successo fu enorme anche se il palinsesto era praticamente uguale a quello delle edizioni europee. Solo qualche mese più tardi, sotto la direzione di Antonio Campo Dall’Orto, iniziano ad apparire sul teleschermo i primi veejay italiani quali Victoria Cabello, Alessandra De Siati e Andrea Pezzi che continuavano a trasmettere da Londra ma per la prima volta in lingua italiana.
Daniele Bossari si va ad aggiungere alla squadra italica conducendo Dancefloor Chart, ma è su Andrea Pezzi che l’emittente vuole puntare grazie alle sue idee innovative e particolari. Sono gli anni di Tokusho e Kitchen che avranno il pregio di lanciare personaggi come Francesco Mandelli (il NonGio), affermare con maggiore vigore il successo di Morgan e quindi dei Bluvertigo e rendere popolari ciò che prima era underground (bellissima puntata a Kitchen con Manuel Agnelli ed Emidio Clementi). Ben presto la squadra dei veejay nostrani cresce arruolando: Kris&Kris, Gorgia Surina, Marco Maccarini e Federico Russo e questo permette all’emittente di staccarsi dall’influenza europea, dando sempre più spazio a programmi in italiano.
# MTV Regeneration: la svolta con Telecom
Dopo 10 anni inizia la MTV Regeneration, quando Telecom Italia Media acquista le frequenze di TMC e TMC2, alla prima si sostituisce LA7 e sulla seconda comparirà solo il logo di MTV. Sono gli anni di programmi come Total Request Live, MTV Select, VideoClash, LoveLine e il mitico Brand New con Massimo Coppola. Purtroppo dopo una decade a lanciare mode e tendenze musicali, qualcosa cambia iniziando a proporre produzioni americane non musicali allineando look e logo a quelle delle MTV europee.
Questo drastico cambio, porta alcuni veejay a lasciare l’emittente e accettando offerte da Rai, Mediaset e Sky e a poco servono il lancio di programmi quali MTV Rocks, MTV Classic, MTV Dance e per ultimo anche il tentativo di lanciarsi nel mondo della telefonia con MTV Mobile. Il canto del cigno avviene nel 2011 quando tutta l’emittente si allinea a MTV US, proponendo anche telefilm e programmi reality. Di quello che era stato MTV Italia rimane ben poco ancora oggi.
# La filosofia di MTV Italia
Fin dai suoi esordi MTV Italia si era contraddistinta anche per campagne di sensibilizzazione importanti come la droga, AIDS, sicurezza stradale, abuso di alcol. Tutte queste iniziative erano il fiore all’occhiello dell’emittente e sfruttando l’enorme popolarità dei veejay è riuscita a raccogliere fondi e avere consensi internazionali come quello di Al Gore quando venne organizzato il Live Earth, un concerto a impatto zero trasmesso per ventiquattro ore.
# Oggi
Oggi MTV esiste ancora, anche la versione italiana, gli uffici non sono più a Milano in Corso Europa, ma le cose sono cambiate radicalmente e non solo dal punto di vista musicale. Esistono altre centinaia di canali musicali (Viva, VH-1, Deejay Television…), ma quello che manca davvero tanto è tutto quello che c’era dietro al MTV Italia, a quello che hanno rappresentato i veejay per i ragazzi di allora. Insomma per dirla con Nick Hornby: la musica c’è, ma è tutta un’altra musica.
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MICHELE LAROTONDA
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