Per libertà s’intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla.
Una definizione che calza a pennello con Milano come insegna la storia.
Quando MILANO ha scritto la STORIA della LIBERTÀ
# L’editto di Costantino per poter essere liberi di venerare i propri dei
Si tratta di uni degli editti più antichi della storia essendo stato sottoscritto nel 313 dai due imperatori dell’Impero Romano d’oriente e d’occidente (Licinio e Costantino). È conosciuto anche come editto di tolleranza e aveva come scopo quello di dare una politica religiosa comune alle due parti dell’impero.
La storia narra che i due imperatori fossero stati molto indecisi dove incontrarsi e firmare il trattato e alla fine venne scelto l’occidente in quanto Costantino era più anziano. I due si incontrarono a Milano (al tempo conosciuta come Mediolanum) che al tempo era la capitale. Il trattato prevedeva di concedere a tutti i cittadini la possibilità di venerare i propri dei, politeisti e monoteisti avrebbero vissuto insieme mettendo fine alle persecuzioni degli anni passati. Inoltre, si decise che tutto ciò che era stato tolto ai cristiani fosse interamente restituito, compreso anche ciò che era stato acquistato o donato in modo legittimo. Alcuni storici fissano questa data come l’inizio dell’inalienabilità dei beni della Chiesa che diventano in qualche modo intoccabili.
L’editto di Costantino è conosciuto anche come editto di Milano, ma alcuni studi sostengono che qui, i due imperatori si incontrarono solo per discutere, mentre l’editto venne scritto e firmato in Bitinia, un’antica regione dell’attuale Turchia.
# Le cinque giornate di Milano: l’unica autentica rivoluzione italiana
Siamo nel 1848 e Milano era la capitale del regno Lombardo Veneto che faceva parte dell’impero austriaco. Nonostante questo suo status, tra la popolazione cresce giorno dopo giorno il malcontento generale nei confronti dell’invasore austriaco. La guarnigione asburgica è comandata dall’ottantaduenne Josef Radetzky che si trova tutti i giorni a sedare diverse manifestazioni pacifiche che, nel giro di qualche giorno, si trasformano in veri e propri assalti. È il 18 marzo 1848.
Radetzky viene colto di sorpresa e decide di rinchiudere i suoi 8000 uomini nel Castello Sforzesco, ordinando di riprendere il controllo del palazzo del governatore, pensando di trovarci all’interno i capi della sommossa, che invece avevano occupato un palazzo di via Monte Napoleone. Dall’Austria arrivano dodicimila soldati in aiuto a Radetzky e i milanesi già dal giorno dopo avevano costruito 1700 barricate, presi i fucili esposti nei musei e cosparso le strade di ferri e vetri per rendere difficile il passaggio della cavalleria. Il generale austriaco si vede costretto a rimandare qualunque tipo di attacco e rifugiarsi nel castello. Una situazione che vede i patrioti Luigi Torelli e Scipione Bagaggia salire sul Duomo per porre simbolicamente il tricolore italiano sulla guglia della Madonnina. Tra il 20 e il 21 marzo viene istituito un consiglio di guerra presso Palazzo Taverna e viene nominato un governo provvisorio presieduto da Gabrio Casati. Il 22 marzo tutte le strade della città sono sotto il controllo degli insorti meneghini che hanno letteralmente circondato Radetzky e i suoi uomini all’interno del castello. Il generale austriaco inizia a pensare alla fuga sfruttando le uniche zone ancora sotto il suo controllo. Nel frattempo, violenti attacchi si svolgono a Porta Comasina e Porta Ticinese, ma solo quando gli insorti conquisteranno Porta Tosa, la battaglia sarà vinta.
Porta Tosa verrà conquistata solo a notte fonda e solo secoli dopo verrà ribattezzata Porta Vittoria dove ancora oggi si erge un obelisco a ricordo dei milanesi caduti in nome della libertà.
# 25 aprile 1945: Milano viene liberata
“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.
È il 25 aprile 1945 e alle otto del mattino il partigiano Sandro Pertini pronuncia un discorso a Milano riferendosi alla liberazione di Milano e condannando a morte tutti i fascisti, Mussolini compreso. Non è certo un caso che ancora oggi il 25 aprile festeggiamo la liberazione e che è la stessa data in cui Milano viene liberata dopo durissimi bombardamenti e dopo che aveva visto per l’ultima volta uno stanco Mussolini pronunciare un discorso al Teatro Lirico che si rivelò il vero sigillo della sconfitta. Quando il Duce venne catturato e ucciso, il suo corpo venne appeso in piazzale Loreto, un luogo non scelto a caso, perché solo un anno prima quindici partigiani furono giustiziati dai nazifascisti. Milano non aveva dimenticato. Milano l’aveva visto nascere politicamente e alla fine l’aveva visto finire.
Perché Milano ama la libertà e la difenderà sempre!
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MICHELE LAROTONDA
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