In copertina quello che ci poteva essere al posto del Castello: chi lo ha salvato e come è andata la vicenda?
QUANDO si voleva ABBATTERE il CASTELLO SFORZESCO… per farci questo
# Dal Castello bombe su Milano: il bombardamento ordinato da Radetzky durante le Cinque Giornate di Milano
Siamo nella prima metà dell’800. Durante la dominazione dell’Impero Austro Ungarico il Castello Sforzesco venne arricchito di cortine, passaggi, prigioni e fossati. Nel 1848 durante le Cinque Giornate di Milano divenne tristemente famoso quando, per fermare la rivolta dei milanesi, il maresciallo Radetzky diede ordine di bombardare la città proprio con i cannoni del castello. Dopo che Milano diventò prima sabauda nel 1859 e poi parte del Regno d’Italia nel 1861, la popolazione decise di invadere il castello saccheggiandolo in segno di rivalsa.
# La proposta dei milanesi di demolire il Castello
Per dimenticare i secoli di occupazione straniere e di giogo militare, 20 anni dopo si aprì un dibattito sul destino del Castello Sforzesco in quanto simbolo oltre che luogo principe dove veniva esercitato il potere sui milanesi. Molti cittadini erano favorevoli alla sua demolizione, tra cui il sindaco di allora Giulio Belinzaghi.
# Cosa si voleva costruire… anche per uno dei primi casi di conflitto di interesse del Regno d’Italia
Ma cosa si voleva costruire al suo posto? Un enorme quartiere residenziale con nuovi condomini che avrebbe unito Piazza Cordusio e Corso Sempione. Belinzaghi, l’allora Sindaco di Milano, era anche uno dei principali azionisti dell’azienda di costruzioni interessata a rilevare l’area, r fece approvare nel 1884 una lottizzazione di 500mila mq sul terreno occupato dal castello, secondo quanto scrive lo storico Luigi Robuschi per la Società storica lombarda. Insomma una delle prime storie di conflitti di interesse tra affari e politica dal nascita del Regno d’Italia.
# Il “salvatore” del Castello
Appoggiavano l’azione del sindaco anche molti cittadini, ma il Castello viene salvato solo per l’insistenza dell’architetto Luca Beltrami. Milanese e titolare della cattedra di architettura a Brera, forma un comitato civico e grazie al sempre maggiore consenso dei cittadini ottiene dal Ministero della Pubblica Istruzione che il castello diventi “monumento nazionale” insieme al parco. In seguito a questa vicenda il Sindaco Belinzaghi cade e nella nuova giunta Beltrami viene nominato tra gli assessori. Non solo Beltrami riuscì a salvare il Castello: fu proprio lui ad essere incaricato del restauro della fortezza della città. Quasi una ricostruzione per farlo tornare alle forme della signoria degli Sforza, terminata nel 1905 con con l’inaugurazione della Torre del Filarete, rifatta sulla base dei disegni del XVI secolo.
Continua la lettura con: Al Castello c’è la TOSA PORNO: la sua storia e il suo significato irriverente
FABIO MARCOMIN
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