Al cuor non si comanda e allo stomaco nemmeno. In Italia il cibo non è semplicemente cultura o tradizione, ma è una vera è propria religione a tutte le latitudini. A volte però anche le migliaia di prelibatezze che esistono nel nostro Paese vengono messe in secondo piano per questioni di tempo e praticità, un po’ come nella famosa scena de “Il Ragazzo di Campagna”, dove Pozzetto resiste alle tentazioni della mamma che vuole mandargli un cesto di cibo fatto in casa, ribadendo che in città si mangia in maniera più pratica e veloce. Sketch esilaranti a parte, vediamo come si struttura un menu del milanese medio DOC.
Quello che non può mancare nel MENÙ del MILANESE DOC
# Cappuccio e brioches
E guai a chi lo chiama cornetto, su questo siamo tassativi. Perché il milanese vero chiama la brioche con il suo vero nome, e soprattutto predilige quella healty con cereali integrali e confetture bio, al posto dei bomboloni spassosi (e pieni di grassi) che vanno molto di moda da altre parti. Per quanto riguarda il cappuccio, non manca mai, ma spesso, molto spesso, viene sostituito da un ginseng, un marocchino o un rapidissimo cafferino.
# L’insalatona fit
Tralasciando gli snack di metà mattina (è probabile che non si abbia tempo), a pranzo è ora di pulire il corpo e nutrirsi in maniera sana. La classica insalatona gigante con dentro di tutto e di più forse non è neanche poi così più leggera da digerire di un panino, ma di certo fa scena ed è meno grassa di un menù completo.
# Una nota sulla schiscetta
Sfatiamo un fastidiosissimo luogo comune: la schiscetta NON è un cibo in particolare o (peggio) l’equivalente di una focaccia o merenda salata come pensa qualcuno. È un termine dialettale riferito originariamente al contenitore per il trasporto e il consumo di vivande, tuttora utilizzato nel linguaggio comune principalmente in Lombardia, in parte del nord Italia e anche in Liguria. Portare la schiscetta, quindi, non significa portarsi la pagnotta da casa ma può significare portare un frutto, un panino, del cibo da riscaldare e così via.
# Il caffè
Abbandonate pure le speranze dei dietologi e nutrizionisti che ci urlano nelle orecchie: “Uno al giorno!”. Per il milanese medio, la media dei caffè è in linea con la velocità meneghina e con le conseguenti esigenze del corpo umano. C’è gente che riesce a berne quattro in una sola mattinata, e prima di sera ha assunto tanta di quella caffeina che poi per addormentarsi ha bisogno di melatonina. Abitudine errata, ma che è talmente consolidata da essere difficile se non impossibile da estirpare, come telline da uno scoglio a mani nude.
# Serve sempre un bilanciamento proteico
Ovvero lo snack di cui sopra. Se non si ha tempo al mattino, al pomeriggio parte la barretta proteica, i cereali e, per chi può permetterselo nel suo ambiente di lavoro, uno yogurt con frutta secca. Che si passi il resto del tardo pomeriggio a fare un aperitivo o in palestra, il bilanciamento proteico è d’obbligo per chi lavora in ufficio, come per chi lavora in proprio e passa la giornata presso cantieri, in auto o in abitazioni private.
# Le noccioline da aperitivo
Ritorniamo sempre alle proteine. Se il pasto a base di insalatona prevedeva quantomeno un po’ di carboidrati (crostini, pane tostato, noci o gallette di riso) la prima cosa a cui si pensa nell’aperitivo basic con un calice di vino, uno Spritz o un Negroni sbagliato è il piattino di arachidi con cucchiaino. Che poi, altro non è che la pietra miliare dell’happy hour alla milanese, trasformatosi in seguito nelle centinaia di forme in cui esiste ora, con cibo davvero di tutti i tipi che spesso sostituisce la cena.
# Cotoletta e patatine
La cena, appunto, dove per evitare di riempirsi con la pasta spesso si predilige una fetta di pesce, una bistecca o magari la compagna di tavola di tutti i milanesi. L’amatissima cotoletta, che per essere doc deve essere rigorosamente a base di vitello e non di maiale.
Questo potrebbe essere un esempio di menù milanese di una giornata classica, ma naturalmente le opzioni e variabili possono essere infinite. E voi che ne pensate, amici lettori di Milano Città Stato?
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CARLO CHIODO
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